giovedì, febbraio 09, 2006
IL GIALLO DELLA BANDIERA
Qualche giornale, tra i più attenti e maliziosi, ha sottolineato che nei disordini che stanno avvenendo nei paesi islamici (Iran, Siria, Indonesia, Libano, ecc) c’è una strana incongruenza: la presenza della bandiera danese (rossa con croce bianca), bandiera in verità non molto conosciuta e niente affatto commerciale, cioè – anche in Italia – se ne trovano assai poche in vendita, direi che in una città come Roma ce ne sono al massimo quattro o cinque tra negozi e bancherelle.
E allora, si chiede il giornalista, dove hanno trovato tutte quelle bandiere che sono poi state e che continuano ad essere date alle fiamme in varie capitali arabe tra manifestazioni di odio nei confronti del paese nordico?
Al momento ci sono due “correnti di pensiero”: la prima afferma che le bandiere danesi vengono fornite dagli operatori TV che le mettono in mano ai dimostranti per realizzare il servizio televisivo con le fiamme che consumano il tessuto incriminato; la seconda – forse più veritiera – fa un discorso molto più ampio e prende le mosse dalla singolarità dell’occasione che ha fatto scatenare le masse islamiche (non dimentichiamo che le vignette sono state pubblicate in settembre, cioè oltre tre mesi prima degli incidenti) e afferma che è stato tutto preparato con la massima cura, compreso l’approvvigionamento delle bandiere.
Ma chi ci sarebbe dietro queste manifestazioni di violenza? Molti osservatori mediorientali ritengono che il burattinaio sia Ahmadinejad, il Presidente iraniano che con questa operazione coglie due occasioni: da una parte distoglie una parte delle attenzioni dal suo problema nucleare e dall’altra tende ad affermarsi come il leader indiscusso di tutti gli islamici, indipendentemente dalla nazionalità di origine.
Attualmente, in oriente e medioriente si trovano ancora “bandiere danesi da bruciare” e infatti, i disordini non mancano: in Palestina, ad Hebron, si registra un attacco alla missione U.E. con lancio di sassi ed altri corpi contundenti; in Afganistan continuano le proteste e gli assalti alle postazioni norvegese e danese, con spari e lanci di bombe lacrimogene: si registrano quattro morti tra i dimostranti respinti dalla Polizia.
Altri gruppi di manifestanti arrabbiati – non tantissimi come numero, ma ben organizzati – hanno sfogato la loro ira contro l’occidente “blasfemo” in varie città del mondo islamico, a cominciare da Teheran, sempre con il solito rituale del rogo della bandiera danese.
Passiamo adesso a segnalare alcune particolari reazioni: l’Iran ha annunciato che stanno approntando una serie di vignette sull’Olocausto; ebbene, il giornale danese che ha pubblicato le caricature di Maometto ha annunciato che pubblicherà – in contemporanea con l’Iran – anche le vignette sull’Olocausto; sembrerebbe un tentativo di acquistare dei punti di fronte al mondo musulmano, ma non so quale esito possa avere la mossa.
In Algeria sono stati licenziati sei tra giornalisti e dirigenti della TV di stato perché avevano mostrato le vignette incriminate: ma se non le mostrano come fa la gente a giudicarle blasfeme? Forse basta la parola dell’Imam.
In Afganistan, un mullah talebano ha offerto 100 chili d’oro a chi ucciderà uno dei disegnatori delle vignette danesi rimasto anonimo: immagino che la caccia sia già aperta, ma siamo certi che il premio verrà pagato??
In Italia – maestri del piede in due staffe – siamo alle solite dichiarazioni ufficiali: “No alle offese e no all’illegalità”: dagli torto se ti riesce!!
E allora, si chiede il giornalista, dove hanno trovato tutte quelle bandiere che sono poi state e che continuano ad essere date alle fiamme in varie capitali arabe tra manifestazioni di odio nei confronti del paese nordico?
Al momento ci sono due “correnti di pensiero”: la prima afferma che le bandiere danesi vengono fornite dagli operatori TV che le mettono in mano ai dimostranti per realizzare il servizio televisivo con le fiamme che consumano il tessuto incriminato; la seconda – forse più veritiera – fa un discorso molto più ampio e prende le mosse dalla singolarità dell’occasione che ha fatto scatenare le masse islamiche (non dimentichiamo che le vignette sono state pubblicate in settembre, cioè oltre tre mesi prima degli incidenti) e afferma che è stato tutto preparato con la massima cura, compreso l’approvvigionamento delle bandiere.
Ma chi ci sarebbe dietro queste manifestazioni di violenza? Molti osservatori mediorientali ritengono che il burattinaio sia Ahmadinejad, il Presidente iraniano che con questa operazione coglie due occasioni: da una parte distoglie una parte delle attenzioni dal suo problema nucleare e dall’altra tende ad affermarsi come il leader indiscusso di tutti gli islamici, indipendentemente dalla nazionalità di origine.
Attualmente, in oriente e medioriente si trovano ancora “bandiere danesi da bruciare” e infatti, i disordini non mancano: in Palestina, ad Hebron, si registra un attacco alla missione U.E. con lancio di sassi ed altri corpi contundenti; in Afganistan continuano le proteste e gli assalti alle postazioni norvegese e danese, con spari e lanci di bombe lacrimogene: si registrano quattro morti tra i dimostranti respinti dalla Polizia.
Altri gruppi di manifestanti arrabbiati – non tantissimi come numero, ma ben organizzati – hanno sfogato la loro ira contro l’occidente “blasfemo” in varie città del mondo islamico, a cominciare da Teheran, sempre con il solito rituale del rogo della bandiera danese.
Passiamo adesso a segnalare alcune particolari reazioni: l’Iran ha annunciato che stanno approntando una serie di vignette sull’Olocausto; ebbene, il giornale danese che ha pubblicato le caricature di Maometto ha annunciato che pubblicherà – in contemporanea con l’Iran – anche le vignette sull’Olocausto; sembrerebbe un tentativo di acquistare dei punti di fronte al mondo musulmano, ma non so quale esito possa avere la mossa.
In Algeria sono stati licenziati sei tra giornalisti e dirigenti della TV di stato perché avevano mostrato le vignette incriminate: ma se non le mostrano come fa la gente a giudicarle blasfeme? Forse basta la parola dell’Imam.
In Afganistan, un mullah talebano ha offerto 100 chili d’oro a chi ucciderà uno dei disegnatori delle vignette danesi rimasto anonimo: immagino che la caccia sia già aperta, ma siamo certi che il premio verrà pagato??
In Italia – maestri del piede in due staffe – siamo alle solite dichiarazioni ufficiali: “No alle offese e no all’illegalità”: dagli torto se ti riesce!!