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domenica, febbraio 05, 2006

LA DEMENZA NEGLI STADI 

Domenica scorsa, allo stadio Olimpico di Roma, mentre si giocava (ma anche prima e dopo) la partita di calcio Roma – Livorno, si sono svolte delle scene e si è visto alcuni striscioni che hanno fatto accapponare la pelle (almeno la mia!).
E per fortuna il piano preparato in precedenza non è andato in porto, poiché i tifosi romanisti avevano pensato di bruciare vivi i tifosi del Livorno; mi chiedo per quale motivo? E sono costretto a rispondermi che non c’entra il tifo calcistico, credo che c’entri poco anche la differente fede politica; sono certo che c’entra una solenne demenza da parte di queste frange estremiste che, oltre tutto, si dimostrano anche dei grandissimi vigliacchi.
Come al solito, mi vedo costretto a fare il canonico passo indietro: nella partita di andata, Livorno – Roma, un tifoso romanista aveva perduto una mano in quanto gli era scoppiato un petardo che cercava di rilanciare agli ultras livornese; e in quella occasione questi ultimi coniarono il coro: “faccelo senza mano il saluto romano”. Riuscite a immaginare delle persone più deficienti di queste?
In occasione della partita di ritorno giocata a Roma, i tifosi locali hanno pensato di applicare la legge del taglione e, per fare questo, hanno preparato sei bottiglie molotov e le hanno nascoste in un luogo che ritenevano sicuro a pochi metri dall’Olimpico; per fortuna la Digos è intervenuta preventivamente ed ha sequestrato il tutto, senza però riuscire a catturare gli idioti che avevano confezionato le bottiglie incendiarie.
Nel frattempo, quelli che erano “dentro” lo stadio svolgevano e riavvolgevano in continuazione (per rendere più difficile l’inquadratura TV) uno striscione che prometteva ai livornesi dei “forni crematori” aggiungendovi svastiche ed altri simboli di hitleriana memoria, certi di poter attuare il piano di bruciare vivi i tifosi avversari al termine dell’incontro, non appena fossero arrivati i complici con le molotov.
Le televisioni di mezzo mondo hanno ripreso lo striscione incriminato (che mi sembra lungo una ventina di metri) e la magistratura calcistica ha squalificato il campo della Roma per una giornata, mentre quella ordinaria non credo che sia ancora a capo di niente.
Ora mi chiedo: per portare all’interno dello stadio uno striscione di quelle dimensioni c’è bisogno di varie connivenze, non solo agli ingressi, ma anche durante il tragitto; inoltre, quando lo striscione è stato svolto, tutti quelli che erano lì attorno se ne sono accorti oppure erano troppo presi dalla partita?
Questo, perché in molti continuano nella stessa arcinota solfa: la tifoseria è sana nella sua stragrande maggioranza; queste sono nefandezze compiute da esigue frange che si insinuano tra i tifosi ma non li rappresentano certamente e bla, bla, bla..!.
Ebbene, finché si continuerà a dire queste cose, non ci sarà modo di combattere il fenomeno della violenza e, aggiungo io, della demenza negli stadi; quando si consente lo svolgimento di uno striscione di quelle dimensioni e di quel contenuto, mi sembra evidente che – nel raggio di cinquanta metri dal luogo dove era collocato – tutti l’hanno visto e tutti potevano intervenire e, dopo una solenne scapaccionatura agli imbecilli che lo hanno fabbricato, cacciarli a pedate nel fondo schiena dallo stadio e promettergliene altrettante nel caso che ci dovessero riprovare. E lo striscione andrebbe – quello sì – bruciato e ridotto in cenere.
Perché non viene fatto tutto questo? Forse per paura? Forse per amore del quieto vivere? In questo caso credo che coloro che si recano allo stadio siano proprio fuori posto, perché se cercano il quieto vivere si vedano la partita da casa, attraverso uno dei tanti modi che la televisione gli mette a disposizione.
E ricordiamoci che, continuando di questo passo, vedersi la partita in televisione e avere uno stadio vuoto, sarà il nostro ineluttabile futuro!!

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