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lunedì, novembre 28, 2005

La libertà a Sofri 

La rara e grave malattia che ha colpito Adriano Sofri, ha fatto tornare di moda il problema della grazia, dividendo trasversalmente destra e sinistra.
Tanto per non incorrere in svarioni, cerchiamo di ricapitolare: Sofri è in galera dove c’è l’ha mandato il pentito Marino, accusato di essere il mandante dell’omicidio Calabresi, accaduto nei famigerati anni ’70, fucina di terrorismo, partiti e movimenti più o meno rivoluzionari e personaggi che – finita la ricreazione -. si sono sistemati all’ombra del potere ed ora sono tutti ben inseriti nella società italiana.
Il problema che sta a monte della concessione della grazia sembra principalmente dovuto alla circostanza che Sofri – ritenendosi condannato ingiustamente – si rifiuta di fare regolare domanda al Capo dello Stato; quest’ultimo – tirato per giacca da tutti i salotti buoni di Roma – sarebbe ben felice di concedergliela, però c’è un particolare: non essendo in presenza di regolare istanza, la grazia avverrebbe “motu proprio” ed allora occorrerebbe la controfirma al provvedimento da parte del Ministro di Giustizia, il leghista Castelli che si dichiara contrario al provvedimento e conseguentemente rifiuta la sospirata controfirma.
La pletora dei “rivoluzionari da salotto” che si considerano compagni di lotta di Sofri, è capitanata da Pannella, da Marco Boato e da Ferrara, tipi che non andrebbero d’accordo neppure su quale giorno della settimana sia oggi: ebbene, questi personaggi dei salotti buoni di Roma, questi aderenti al “generone” della capitale, quell’ammasso di personaggi della più varia estrazione che sta però a determinare l’andamento di questo nostro povero Paese, premono perché la grazia venga concessa.
Dico la verità, mi stanno tanti antipatici questi “rivoluzionari” quanto invece mi sta simpatico Adriano, sarà forse perché abitava abbastanza vicino a me e quindi ci incontravamo ogni tanto nei negozi della zona; tutt’altro personaggio è il figlio Luca, intruppato dai salottieri romani nell’esercito dei “poco-facenti” e “molto-guadagnanti”, che non vedo quasi mai e che penso abiti stabilmente a Roma.
Dicevo quindi che Sofri a me sta simpatico, anche per la posizione morale assunta nella vicenda, quello invece che non sopporto è l’ipocrisia dei suoi supporter che ne chiedono la scarcerazione ma non si azzardano a dire che la magistratura milanese ha toppato negli 8 (dico otto e lo sottolineo) giudizi ai quali è stato sottoposto.
Non sono riusciti a trovare un magistrato del tribunale di Milano che gli fornisse una sorta di sponda, affermando che sì…forse…potrebbe anche essere capitato un errore; niente di tutto questo, la magistratura – sia quella inquirente (D’Ambrosio) che quella giudicante (mi pare Catalani) – non hanno mai avuto il minimo dubbio sulla condanna dell’ex direttore di “Lotta Continua”.
Lo sapete cosa mi sta particolarmente sul gozzo? Che questi personaggi degli anni ’70, sconfitti dalla storia e che dovrebbero essere messi in soffitta, sono invece tutti “nei salotti buoni” della Roma che conta: fateci caso e cercate di ricordare dove erano in quegli anni i VIP attuali.
Mentre scrivo queste note, esce la notizia che il Giudice di Sorveglianza di Pisa ha concesso ad Adriano Sofri la sospensione della pena per sei mesi, a causa di gravi problemi di salute: anche in questo caso – che reputo comunque giustissimo – la celerità con cui è stato emesso il provvedimento è quanto meno sospetta, cioè se al posto dell’ex rivoluzionario ci fosse stato il NIP (non important person) Antonio Esposito, quanto tempo avrebbe impiegato il magistrato per emettere l’ordinanza?

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