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sabato, marzo 07, 2009

UN NUOVO PROBLEMA IN AFRICA 

Il mandato di arresto spiccato dalla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja al nome di Omar El Bashir, presidente del Sudan a proposito della questione Darfur, sta creando non pochi problemi per la reazione dei paesi africani ed anche per alcune mosse – per la verità prevedibili – compiute da altre Nazioni.
Ma andiamo con ordine e, dopo aver detto che il Sudan è – insieme alla Nigeria – il maggior paese africano produttore di petrolio, vediamo che cosa è successo: non sappiamo (o meglio, io non so) da quale parte provenga la denuncia del Presidente sudanese per le carneficine avvenute nel Darfur (molte sono ancora in atto), ma al momento dobbiamo registrare che per la prima volta un esponente governativo in carica subisce una condanna da parte del Tribunale Internazionale.
Ovviamente i suoi “sudditi”, con le buone o con le cattive, hanno manifestato a Khartum ed hanno così dato modo a Bashir di mostrare al mondo intero che il suo popolo è dalla sua parte; sulla scorta di questa manifestazione di affetto, il Presidente ha espulso per ripicca (ma verso chi??) 13 Organizzazioni Non Governative che stavano portando aiuto alla dilaniata nazione africana, ha sequestrato i loro materiali e i conti correnti presso le banche sudanesi.; tra queste ONG anche “Medici senza frontiere” che è stata costretta ad abbandonare 400mila malati di meningite.
Ed a questo punto il mondo intero si è diviso in due parti, fregandosene delle motivazioni che avevano mosso il Tribunale Internazionale: ha cominciato il signor Miguel D’Escoto Broskmann, presidente pro-tempore dell’Assemblea Generale dell’ONU, che ha definito la decisione “di carattere esclusivamente politico, mentre sarebbe importante incriminare alcuni individui veramente potenti e colpevoli delle maggiori atrocità commesse nel mondo, come ad esempio in Iraq” (l’allusione all’America è chiara).
Si sono poi mossi i Paesi interessati al “commercio”: la Cina – il più grosso importatore del petrolio sudanese – si è immediatamente schierata a fianco di Bashir ed ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di “invitare la Corte dell’Aja a sospendere il processo contro Bashir”; a questa mossa della Cina si è subito affiancata la Russia che è andata addirittura oltre: ha chiesto che lo stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU voti il congelamento per 12 mesi dell’azione penale verso il leader sudanese.
Bashir ha poi ricevuto anche il convinto appoggio della Lega Araba e del suo Presidente Gheddafi, mentre gli stati aderenti all’Unione Africana annunciano che nella prossima settimana sbarcheranno alla Sede ONU in gran numero per chiedere al Consiglio di Sicurezza la sospensione immediata del processo contro il Presidente sudanese.
C’è poi una nuova mossa in corso di applicazione: il Tribunale Internazionale dell’Aja nasce da un accordo siglato a Roma da un nutrito numero di Paesi fondatori; fra questi ce ne sono 33 di origine africana che hanno posto una sorta di ricatto: “senza di noi la Corte non esisterebbe; vogliamo che venga fatta giustizia, ma anche che il Sudan sia considerato come un caso speciale in quanto è in corso un processo di pace che, se fallisse, potrebbe destabilizzare l’intera Africa”.
Quindi, la minaccia di un ritiro in massa delle Nazioni africane è reale e non può essere disattesa; l’affermazione della Clinton, secondo la quale “Bashir avrà ogni possibilità di dimostrare la propria innocenza durante il processo”, pecca di ingenuità e un personaggio come lei non può permetterselo. Ci vuole altro!!

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