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domenica, febbraio 15, 2009

NUOVA ONDATA DI VIOLENZA 

Due episodi di barbara violenza hanno scosso la coscienza dei bravi italiani: il primo avviene a Roma, in un parco, dove una coppietta di giovanissimi –lei ha solo 14 anni – sono stati aggrediti da due, definiti genericamente “stranieri”, che hanno malmenato il ragazzo e violentato a turno la ragazza; in un primo tempo la donna – per paura che il padre si sentisse male – ha denunciato ai primi soccorritori solo la rapina; solo dopo ha avuto il coraggio di dire la verità e sono scattati tutti gli allarmi possibili, ma dei due aggressori non è stata trovata traccia, almeno fino al momento in cui scrivo.
A Bologna invece l’aggressore è stato trovato, ancora sopra il corpo violentato della quindicenne che stava stuprando ed è stato arrestato; pensate che questa bestia, di nazionalità tunisina, 33 anni, irregolare senza fissa dimora, ha incontrato la ragazzina che ha meno della metà dei suoi anni e, dopo averla picchiata con estrema violenza, l’ha trascinata sull’erba di un parco pubblico ed ha preso a violentarla; un uomo che era uscito di casa per smaltire la rabbia dopo una litigata con la moglie (litigio quanto mai provvido) ha visto il primo atto di violenza ed ha avvertito il 113; per fortuna una volante stava passando nelle vicinanze ed è accorsa sul posto, riuscendo ad arrestare il bruto che non smetteva di violentare la ragazzina: in Questura non ha proferito verbo.
Il tunisino, già arrestato il 7 agosto per spaccio di droga, era uscito di galera il 15 gennaio scorso “per revoca delle misure cautelari”; è come dire che il tale è morto perché gli si è fermato il cuore! Per quale motivo è stato rimesso in libertà? Questa domanda che noi profani della legge ci poniamo, è la stessa che rivolge ai propri colleghi il sostituto procuratore di Bologna, Luigi Persico, che dice: “Vogliamo capire perché quell’uomo era in libertà”. E se lo vuole capire lui, figuriamoci noi.
Comunque, siamo alle solite: sotto il profilo formale non ci saranno dubbi che le norme siano state rispettate; il problema è che l’applicazione di tali norme può essere intesa in vari modi; è possibile accettare questa frase: “è stato liberato per una serie di cavilli legali”? Ma chi li ha trovati questi cavilli? Non credo che il tunisino abbia un fior di avvocato che non dorme la notte per trovare qualche soluzione utile al cliente! E allora chi interpreta la legge in questo barbaro modo? Forse la stessa Procura?
In questo drammatico evento si deve registrare anche una novità: le persone che vedono ma che non denunciano! Già, perché oltre a colui che ha telefonato al 113, altre due persone hanno visto l’accaduto, ma con una scusa o con l’altra non hanno prestato soccorso; lo slogan ricorrente – barbaro quasi quanto l’atto dello stupratore – è “non sono affari miei”! Per questo modo di comportarsi, specie in una città covile come Bologna, ci sono anche le loro brave spiegazioni, ma le più intelligenti vengono addirittura dai familiari della vittima che dicono: “la gente si comporta così per paura: se fanno arrestare qualcuno rischiano di ritrovarselo davanti per strada dopo 15 giorni”.
È una frase che induce a profonde riflessioni, la prima delle quali è che la in-giustizia genera addirittura paura nei giusti, oltre che la gioia degli in-giusti; insomma, se c’è il rischio, o meglio la quasi certezza, che il denunciato possa incrociare il denunciante e passare a vie di fatto, si arriva anche a comprendere come lo slogan “non sono affari miei” che più sopra ho definito barbaro, abbia una sua motivazione, giusta o sbagliata che sia, ma comprensibile
E per concludere, non dimentichiamo che gli eventi sono accaduto il giorno di San Valentino, festa degli innamorati, in questa società che cerca con tutti i modi di sostituire l’amore con il sesso; e ci riesce!

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