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venerdì, febbraio 20, 2009

UN PO' DI DECENZA, PLEASE! 

Mi riferisco alla penosa esibizione di Lapo Elkan, il cui unico merito è quello di essere nipote dell’”avvocato”, quel Gianni Agnelli che se dall’alto ha visto il nipotino, avrà sobbalzato su una nuvoletta e, rivolto ad un diavolo lì vicino, avrà affermato, con l’inconfondibile erre moscia: “ma guavda cosa mi tocca vedeve anche da movto!”.
L’occasione per l’apparizione dello scapigliato Lapo, è stata l’udienza tenutasi presso il Tribunale di Milano, nel processo contro Fabrizio Corona per le foto realizzate e le successive trattative con la FIAT in occasione della vicenda della serata di Lapo con il transessuale brasiliano, tale Patrizia/Donato 50 anni di vita che lo hanno ridotto/a non benissimo, sia per l’immagine del volto che per quella del corpo.
Non pago della figuraccia fatta a suo tempo, quando venne trovato mezzo morto a seguito di una overdose di cocaina nell’appartamento del travestito, l’impunito Lapo si è presentato presso l’aula del Tribunale di Milano, calzando babbucce azzurre – quasi un novello Pontefice – capello svolazzante e pettinato con l’aspirapolvere e sguardo sicuro di chi sa molto bene che la vita appartiene a lui e non al povero Fabrizio Corona.
Intanto il Tribunale stenta a trovare le date utili per le prossime udienze, in quanto l’imputato Corona il prossimo 7 marzo dovrebbe partire per il Brasile per partecipare al Reality “La Fattoria”. Piccolo commento: ma la magistratura deve essere complice di queste esibizioni di dubbio gusto? Perché non fa queste udienze a porte chiuse? Sono certo che senza la presenza di fotografi e telecineoperatori l’interesse di tutti, anche dei magistrati, scemerebbe di colpo.
Ma torniamo a Lapo, nipote “prediletto” dell’avvocato: forse la predilezione è nata dalla comunanza di idee sul modo di intendere la vita, ma tra i due c’è un abisso in fatto di classe; dunque, il bravo Lapo, viene in Tribunale ad accusare Corona di aver cercato di corrompere diverse persone e diverse testate per fare uscire cose su di lui nel momento in cui era tra la vita e la morte; e qui immagino le lacrime che scendono sul viso del Presidente del Tribunale, vedendo il biondo giovanotto con le babbucce azzurre rivangare un episodio della propria vita non esattamente consono al ruolo che il nome stesso gli ha appioppato nella società.
È costretto a rivangare la notte in cui l’overdose di coca e gli eccessi sessuali lo condussero in ospedale, tenendolo appeso ad un filo per qualche giorno; e in quel periodo le interviste con Patrizia/Donato ed alcune foto che ritraevano il giovane fortemente prostrato, furono messe in vendita a 200mila euro, cifra “onesta” se rapportata alle disponibilità del rampollo FIAT e della sua famiglia.
Ma la famiglia non vuole pagare i 200mila euro e mette in campo tutta la propria forza dirompente di “padrone dei padroni”: è allora il momento di far passare l’intervista a Patrizia/Donato che, mondata dalle turpitudini sessuali, viene consegnata al settimanale “Chi” e pubblicata in una versione concordata con i vertici FIAT.
Una cosa che l’avvocato – di lassù – si chiederà è perché diavolo un giovanotto come Lapo, con le babbucce azzurre, gli occhi azzurri e le tasche piene di soldi, sia andato a impegolarsi con una baldracca cinquantenne di sesso incerto; ma come, dirà Gianni, il mondo è pieno di belle ragazze che non aspettano altro che giacere con il prode Lapo e lui, invece, sceglie Patrizia/Donato; l’avvocato non riesce a farsene una ragione!
Un’ultima notazione che depone a favore del Gruppo FIAT: nessuno dei Dirigenti e neppure il “curatore dell’immagine” del gruppo si è costituito nel processo a carico di Corona, lasciando così intendere di voler abbozzare, mettendoci una pietra sopra.

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