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sabato, febbraio 21, 2009

AUMENTA LA VOGLIA DI PROTEZIONISMO 

In piena grande depressione (1929/1934) venne varata in America una legge che aveva il compito di proteggere l’industria di casa propria; il risultato di tale provvedimento fu una riduzione degli scambi commerciali del 66% e quindi provocò un sostanziale aggravio della crisi e non il tanto ventilato alleggerimento; la storia dice che la rese più lunga e provocò maggiore disoccupazione, insomma ebbe l’effetto contrario a quello per cui era stata varata: però tacitò lavoratori e industriali che ebbero il contentino protezionistico!! E adesso il “buy american” di Obama, inserito grottescamente nel pacchetto di stimolo all’economia, è una forma di protezionismo senza etichetta, ma con maggiore sostanza di qualsiasi provvedimento legislativo.
E i sussidi del Presidente Sarkozy all’industr5ia automobilistica? Vengono concessi a condizione che siano utilizzati in patria e quindi niente aiuti per la stessa Casa francese ubicata nella Repubblica Ceca; forse il Presidente dimentica che il paese in questione fa parte dell’Unione Europea proprio come la Francia e quindi la formula utilizzata sottace uno strisciante protezionismo.
Ho citato quei due casi, ma potrei continuare con altri paesi, europei e non, tutti orientati a salvaguardare la propria industria e perciò votati al vecchio protezionismo; e c’è da notare che nel recente G7 tenutosi a Roma, tutti i partecipanti si sono sbracciati nel ripudiare il protezionismo, dimostrando ancora una volta che per fare politica bisogna “avere la faccia come il culo” (quest’ultima definizione è delle mie parti e mi sembra che calzi a pennello). In quel nobile consesso, il più esagitato a ripudiare ogni forma di protezionismo è stato il nostro Ministro Tremonti che evidentemente è l’unico che conosca la storia e le malefatte che in passato sono state compiute nel suo nome.
Eppure questi signori economisti sono gli stessi – o comunque fratelli gemelli – che fino a ieri hanno cantato le lodi della globalizzazione come unico modo di assicurare lo sviluppo alle future generazioni e poi si scopre che stanno tutti facendo marcia indietro verso il più vieto protezionismo: vacci a capire qualcosa!!
C’è da capire la pressione dell’opinione pubblica che invoca posti di lavoro e c’è da comprendere che il politico è particolarmente sensibile alla gente che si agita nelle piazze, ma dobbiamo guardare il passato prima di prendere provvedimenti per il futuro, altrimenti si rischia grosso.
E allora che si fa? Non vi aspetterete da me una qualche formula magica che risolva i problemi, altrimenti sarei Mandrake; no, non ho formule magiche, mi limito a qualche considerazione che penso discenda dal buon senso.
Ecco, vorrei propinarvi l’ultima: in questi ultimi giorni, è arrivata una nuova valanga di dati circa la “crescita negativa” (ricordate il mio post del 16/2) e tra tanti numeri ho letto anche una data con un piccolo discorsetto accanto: “questo valore ci riporta al 1992”; ed allora mi sono andato a chiedere – io che nel 1992 c’ero ed ero già grandicello – perché la stampa non fornisce delle situazioni storico/sociali del periodo in questione?
Si vedrebbe così che in quegli anni non si andava fuori a cavallo e che la lavatrice c’era già, così come la lavastoviglie; io ricordo che avevo anche un cellulare ed era di quelli che stavano nel bagagliaio della macchina e quando si scendeva, si portava con noi,come avere una valigetta, in modo che funzionava anche al Bar, in casa o al giardinetto; insomma quella era la vita e non si creda che fosse peggiore di quella di adesso; magari una differenza c’era ed era che si stava meno davanti alla TV e si usciva di più, si faceva vita sociale e culturale: insomma si viveva, mentre ora…!!

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