giovedì, gennaio 15, 2009
ALTRA SCISSIONE IN VISTA ??
Dalle mie parti si dice “pochi e mal d’accordo” sottintendendo che una qualche compagine è composta da pochi persone e queste poche non vanno neppure d’accordo tra loro.
Sembra essere il caso della Gloriosa “Rifondazione Comunista” che, dopo la batosta elettorale che l’ha estromessa dal Parlamento, si è lacerata in un congresso in cui la vittoria del segretario Ferreno ai danni dello sfidante Vendola è stata per pochissimi voti ed ha lasciato uno strascico di polemiche.
L’ultima è quella sul giornale del partito, “Liberazione”, affidato alla direzione di Piero Sansonetti, il cui operato è stato messo sotto accusa dalla maggioranza che lo ha accusato di “fare il gioco della minoranza”; dopo di ché il segretario Ferrero ha cacciato il direttore e lo ha sostituito con un sindacalista, Dino Greco.
A questo punto si è aperta una gara a chi accusa l’altro di cose più nefande e, in questo entrambe le fazioni si sono lodevolmente distinte: in sintesi, sembra che la linea del giornale non rispecchiasse quella della maggioranza attuale del partito e quindi si apriva, come è naturale, una situazione distonica; e le accuse che i due gruppi si lanciano, uno contro l’altro, fanno “tenerezza”, tese come sono a colpire l’avversario ed anche a tracciare un solco che diventa sempre più incolmabile tra loro.
Dice Ferrero che il direttore Sansonetti ha la colpa di “avere seguito una linea eterodossa e di avere perso migliaia di copie, accumulando così un debito di due milioni di euro”; messe così le cose, come possiamo dargli torto??
Sansonetti ha reagito male a queste accuse e, dopo avere invocato la libertà del direttore responsabile, ha accusato il nuovo gruppo dirigente di “stalinismo”, paroletta magica che viene usata dalla sinistra estrema per offendere in modo sanguinario gli avversari; eppure, il compianto compagno Stalin, il cui ritratto campeggiava fino a non moltissimi anni fa nelle segreterie di questi partiti, era famoso per molte cose, ma sembra essere ricordato in particolare per l’uso strumentale delle assemblee, dalle quali veniva invariabilmente fuori la decapitazione dell’ala che gli era contraria, potendo vantarsi di seguire una sorta di metodo democratico per far fuori gli avversari.
Ferrero e l’ala trotskista del partito, forte della vittoria congressuale, ribatte che “era tipico dello stalinismo l’uso della storia come forma di legittimazione del solo gruppo dirigente” e, dopo aver perduto il “vate” Bertinotti, attualmente sull’Aventino, si appresta a perdere anche gli altri membri della Direzione (Vendola, Giordano e Migliore) che si sono dimessi accusando la maggioranza di “prevaricazione stalinista”.
Avete notato che nelle dichiarazioni dei due gruppi in lotta, la parola che spunta fuori con maggiore frequenza è “stalinista” ? Ebbene, questo modo di esprimersi – a slogan, con frasi fatte – è tipico di una sinistra degli anni ’60, ormai cancellata dalla storia ma che non vuole modernizzarsi e che reagisce a queste situazioni con ulteriori frammentazioni, cioè con tentativi di altre scissioni.
Un esempio? La parte sconfitta al congresso ha deciso di riunirsi il 24 e 25 corrente a Chianciano per discutere il da farsi; in quella sede sperano di imbarcare anche il prestigioso compagno Bertinotti – una volta amico del sub-comandante Marcos ed ora ospite di tutti i salotti romani – e con lui cercare di mettere in piedi un nuovo partito della sinistra estrema con lo scopo di guadagnare quei due o tre punti alle prossime elezioni europee in modo da avere disponibilità finanziarie e, soprattutto, quel “diritto di tribuna” che i media gli hanno tolto dopo la sconfitta del 2008.
Ma compagni, non si doveva fare la rivoluzione? O ce lo siamo dimenticati!!
Sembra essere il caso della Gloriosa “Rifondazione Comunista” che, dopo la batosta elettorale che l’ha estromessa dal Parlamento, si è lacerata in un congresso in cui la vittoria del segretario Ferreno ai danni dello sfidante Vendola è stata per pochissimi voti ed ha lasciato uno strascico di polemiche.
L’ultima è quella sul giornale del partito, “Liberazione”, affidato alla direzione di Piero Sansonetti, il cui operato è stato messo sotto accusa dalla maggioranza che lo ha accusato di “fare il gioco della minoranza”; dopo di ché il segretario Ferrero ha cacciato il direttore e lo ha sostituito con un sindacalista, Dino Greco.
A questo punto si è aperta una gara a chi accusa l’altro di cose più nefande e, in questo entrambe le fazioni si sono lodevolmente distinte: in sintesi, sembra che la linea del giornale non rispecchiasse quella della maggioranza attuale del partito e quindi si apriva, come è naturale, una situazione distonica; e le accuse che i due gruppi si lanciano, uno contro l’altro, fanno “tenerezza”, tese come sono a colpire l’avversario ed anche a tracciare un solco che diventa sempre più incolmabile tra loro.
Dice Ferrero che il direttore Sansonetti ha la colpa di “avere seguito una linea eterodossa e di avere perso migliaia di copie, accumulando così un debito di due milioni di euro”; messe così le cose, come possiamo dargli torto??
Sansonetti ha reagito male a queste accuse e, dopo avere invocato la libertà del direttore responsabile, ha accusato il nuovo gruppo dirigente di “stalinismo”, paroletta magica che viene usata dalla sinistra estrema per offendere in modo sanguinario gli avversari; eppure, il compianto compagno Stalin, il cui ritratto campeggiava fino a non moltissimi anni fa nelle segreterie di questi partiti, era famoso per molte cose, ma sembra essere ricordato in particolare per l’uso strumentale delle assemblee, dalle quali veniva invariabilmente fuori la decapitazione dell’ala che gli era contraria, potendo vantarsi di seguire una sorta di metodo democratico per far fuori gli avversari.
Ferrero e l’ala trotskista del partito, forte della vittoria congressuale, ribatte che “era tipico dello stalinismo l’uso della storia come forma di legittimazione del solo gruppo dirigente” e, dopo aver perduto il “vate” Bertinotti, attualmente sull’Aventino, si appresta a perdere anche gli altri membri della Direzione (Vendola, Giordano e Migliore) che si sono dimessi accusando la maggioranza di “prevaricazione stalinista”.
Avete notato che nelle dichiarazioni dei due gruppi in lotta, la parola che spunta fuori con maggiore frequenza è “stalinista” ? Ebbene, questo modo di esprimersi – a slogan, con frasi fatte – è tipico di una sinistra degli anni ’60, ormai cancellata dalla storia ma che non vuole modernizzarsi e che reagisce a queste situazioni con ulteriori frammentazioni, cioè con tentativi di altre scissioni.
Un esempio? La parte sconfitta al congresso ha deciso di riunirsi il 24 e 25 corrente a Chianciano per discutere il da farsi; in quella sede sperano di imbarcare anche il prestigioso compagno Bertinotti – una volta amico del sub-comandante Marcos ed ora ospite di tutti i salotti romani – e con lui cercare di mettere in piedi un nuovo partito della sinistra estrema con lo scopo di guadagnare quei due o tre punti alle prossime elezioni europee in modo da avere disponibilità finanziarie e, soprattutto, quel “diritto di tribuna” che i media gli hanno tolto dopo la sconfitta del 2008.
Ma compagni, non si doveva fare la rivoluzione? O ce lo siamo dimenticati!!