martedì, gennaio 13, 2009
A PROPOSITO DI CRISI
È un po’ di tempo che non ne parliamo, ma il mondo occidentale (anche quello orientale) è ancora attanagliato dalla crisi dei mercati e questa situazione si riflette immediatamente su un parametro che incute paura a tutti: la disoccupazione. Vediamo prima di tutto l’Europa; la media si attesta al 7,2%, con punte negative di Spagna (13,4%), Francia (7,9%) e Portogallo (7,8%), e positive, rispetto alla media, di Olanda (2,7%), Inghilterra (5,9%9, Italia (6,7%) e Germania (7,1%).
Come si vede dai dati sopra riportati, abbiamo una forbice che va dal 2.7% dell’Olanda, Paese che apparentemente sta meglio di tutti, al 13,4% della Spagna, Paese che, sempre apparentemente, sta peggio di tutti; in mezzo ci siamo noi, la Germania, l’Inghilterra e la Francia, tutte racchiuse in pochi spiccioli di decimale.
Tutte queste percentuali sono nettamente superiori a quelle dell’anno precedente e questo ci induce a pensare che le cose proprio bene non stanno andando; come cerchiamo di risolvere il problema? Con la solita tattica di sempre, cioè rimpinguando il budget del welfare cioè di tutti quei meccanismi di aiuto ai lavoratori che sono espulsi dai processi produttivi e si trovano in ovvia difficoltà.
Ma ovviamente questa è niente più di una misura tampone, presa nella speranza – più o meno fondata – che l’ondata passi con l’anno in corso; un po’ come sono usi dire (e fare, qualche volta) i napoletani con la celebre “’a da passa ‘a nuttata”.
E se invece non dovesse passare in tempi ragionevoli? Beh, allora ci penseremo se e quando accadrà. Del resto, a scusante dei vari economisti sparsi nel nostro governo, c’è da aggiungere che in tutto il mondo non c’è nessuno che possa dire quello che accadrà nell’arco di 1 o 2 anni; molti straparlano e invocano misure a salvaguardia di questo o di quello, ma nessuno ci dice con precisione i motivi di tale strategia.
Negli Stati Uniti, colosso dell’economia mondiale (ma i piedi sono di argilla?) la situazione che si ritrova a gestire il buon Obama è dello stesso tenore: tasso di disoccupazione di quasi l’8% con tendenza ad aumentare nel corso del 2009; anche lui ha pigiato l’acceleratore su misure di welfare, ma nel suo caso è più comprensibile in quanto la situazione del sociale in America è tutta da inventare e quindi sembrerebbe proprio il caso di mettere le mani su questo comparto che comprende, oltre all’indennità di disoccupazione, anche facilitazioni per gli studi e interventi massicci sulla sanità gratuita per tutti: staremo a vedere e per l’intanto facciamogli gli auguri.
Gli altri due colossi economici del mondo – Cina e India – sono arrivati in ritardo a subire la crisi, ma ci sono cascati anche loro: in entrambi i Paesi la disoccupazione sta raggiungendo cifre da capogiro e si temono situazioni di ribellione in occasione dell’EXPO di Shanghai previsto per il 2010; ma se riescono a tenere buoni i disoccupati fino a quella data, credo che non ci saranno problemi per il futuro.
Ma a proposito di questi due colossi mondiali, dobbiamo dire che la loro composizione sociale risente di situazioni ben diverse da quelle europee e nordamericane: entrambi hanno il pugno pesante per qualsiasi manifestazione di popolo ed hanno anche una base di partenza di estrema miseria, condizione che viene rinfacciata ai pochi (o tanti) che sono riusciti ad uscirne e ad approdare al benessere.
È come dire alla gente: lasciateci lavorare in tranquillità! Così come siamo riusciti a tirarvi fuori dalla miseria, ce la faremo anche stavolta a sistemare le cose; la gente crederà a questi slogan oppure comincerà ad agitarsi in modo scomposto e velleitario? Non è dato saperlo e quindi bisogna attendere! Certo che lì sono tanti….
Come si vede dai dati sopra riportati, abbiamo una forbice che va dal 2.7% dell’Olanda, Paese che apparentemente sta meglio di tutti, al 13,4% della Spagna, Paese che, sempre apparentemente, sta peggio di tutti; in mezzo ci siamo noi, la Germania, l’Inghilterra e la Francia, tutte racchiuse in pochi spiccioli di decimale.
Tutte queste percentuali sono nettamente superiori a quelle dell’anno precedente e questo ci induce a pensare che le cose proprio bene non stanno andando; come cerchiamo di risolvere il problema? Con la solita tattica di sempre, cioè rimpinguando il budget del welfare cioè di tutti quei meccanismi di aiuto ai lavoratori che sono espulsi dai processi produttivi e si trovano in ovvia difficoltà.
Ma ovviamente questa è niente più di una misura tampone, presa nella speranza – più o meno fondata – che l’ondata passi con l’anno in corso; un po’ come sono usi dire (e fare, qualche volta) i napoletani con la celebre “’a da passa ‘a nuttata”.
E se invece non dovesse passare in tempi ragionevoli? Beh, allora ci penseremo se e quando accadrà. Del resto, a scusante dei vari economisti sparsi nel nostro governo, c’è da aggiungere che in tutto il mondo non c’è nessuno che possa dire quello che accadrà nell’arco di 1 o 2 anni; molti straparlano e invocano misure a salvaguardia di questo o di quello, ma nessuno ci dice con precisione i motivi di tale strategia.
Negli Stati Uniti, colosso dell’economia mondiale (ma i piedi sono di argilla?) la situazione che si ritrova a gestire il buon Obama è dello stesso tenore: tasso di disoccupazione di quasi l’8% con tendenza ad aumentare nel corso del 2009; anche lui ha pigiato l’acceleratore su misure di welfare, ma nel suo caso è più comprensibile in quanto la situazione del sociale in America è tutta da inventare e quindi sembrerebbe proprio il caso di mettere le mani su questo comparto che comprende, oltre all’indennità di disoccupazione, anche facilitazioni per gli studi e interventi massicci sulla sanità gratuita per tutti: staremo a vedere e per l’intanto facciamogli gli auguri.
Gli altri due colossi economici del mondo – Cina e India – sono arrivati in ritardo a subire la crisi, ma ci sono cascati anche loro: in entrambi i Paesi la disoccupazione sta raggiungendo cifre da capogiro e si temono situazioni di ribellione in occasione dell’EXPO di Shanghai previsto per il 2010; ma se riescono a tenere buoni i disoccupati fino a quella data, credo che non ci saranno problemi per il futuro.
Ma a proposito di questi due colossi mondiali, dobbiamo dire che la loro composizione sociale risente di situazioni ben diverse da quelle europee e nordamericane: entrambi hanno il pugno pesante per qualsiasi manifestazione di popolo ed hanno anche una base di partenza di estrema miseria, condizione che viene rinfacciata ai pochi (o tanti) che sono riusciti ad uscirne e ad approdare al benessere.
È come dire alla gente: lasciateci lavorare in tranquillità! Così come siamo riusciti a tirarvi fuori dalla miseria, ce la faremo anche stavolta a sistemare le cose; la gente crederà a questi slogan oppure comincerà ad agitarsi in modo scomposto e velleitario? Non è dato saperlo e quindi bisogna attendere! Certo che lì sono tanti….