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sabato, maggio 20, 2006

I CINESI E L'ENERGIA 

I cinesi, come era ovvio aspettarsi, si sono resi conto da tempo che non avrebbero potuto continuare all’infinito a produrre energia attingendo alle fonti petrolifere o carbonifere: troppo dispendiose e fluttuanti ma anche troppo suscettibili di eventi di carattere internazionale assolutamente incontrollabili.
Se ci avete fatto caso è lo stesso discorso che da anni vado ripetendo per il nostro Paese, senza che non riesca ad intravedere uno straccio di proposta da nessuna delle tante parti in causa.
Le autorità cinesi, consci che sviluppo ed energia disponibile sono due parametri che vanno a braccetto, hanno cercato di coniugare il verbo dell’indipendenza energetica e l’hanno fatto ad un livello assolutamente mostruoso, ad un livello così grande proprio come è grande il territorio ed il popolo cinese; hanno costruito una diga idroelettrica – dal nome suggestivo : “Tre Gole” - come non si era mai vista ed anzi non si era neppure mai ipotizzata; fate conto che il nostro famoso ponte sullo stretto diventa come la costruzione di una “villetta di due piani”, se paragonata ad un manufatto che è stato costruito da una forza lavoro di 60.000 operai che vi ha lavorato ininterrottamente (quindi giorno e notte) per 13 anni ed ha così realizzato uno sbarramento sul fiume Yangtze alto 185 metri (come la Tour Eiffel) e lungo 2,3 chilometri.
In questo invaso che si avvia a diventare il più grande bacino idroelettrico del mondo (1.000 chilometri quadrati) saranno immesse le 26 turbine che produrranno, a regine (cioè nel 2009), 84,7 miliardi di kilowattore l’anno.
Per rendersi conto delle grandezza delle cifre che ho sopra citato, dobbiamo pensare che per produrre una analoga quantità di energia sarebbero necessarie 20 centrali nucleari.
Naturalmente un’opera di tale entità ha prodotto tutta una serie di gravi problemi, come ad esempio le migliaia di villaggi e la diecina di città che sono state sommerse dall’acqua e conseguentemente hanno dovute essere evacuate, creando così circa due milioni di cinesi sfollati che sono stati costretti a lasciare le loro case e i loro campi, ricevendo in cambio un indennizzo irrisorio.
C’è poi il problema avanzato da alcuni scienziati circa l’equilibrio dell’ecosistema della vallata dello Yangtze che – per effetto di questo “nuovo arrivo” – subirà delle variazioni dai risvolti incalcolabili.
La risposta delle autorità cinesi è stata di una semplicità disarmante: “tutto vero quanto affermate, tutto giusto, ma noi abbiamo già calcolato che alla fine i vantaggi saranno superiori agli svantaggi” e con questo hanno tappato la bocca ad ogni tipo di contestazione interna ed internazionale: indubbiamente questi signori hanno il dono della sintesi e della semplicità, in contrapposizione con i nostri che invece sono bravissimi a pronunciare fumosi discorsi che, alla fine, non risolvono mai niente.
E così il faraonico progetto, che ha preso l’avvio abbastanza in sordina debbo dire, adesso può considerarsi concluso, almeno sotto il profilo della realizzazione dell’invaso; pensate che a livello appendicolare, l’opera consentirà anche un ulteriore vantaggio: con questa diga il fiume Yangtze diventerà navigabile, con l’ausilio di un sistema di chiuse, per imbarcazioni fino a 10.000 tonnellate di stazza; ed anche questo non è di poco conto per l’intera economia cinese.
Che fare? Complimentarsi per il “decisionismo” dimostrato dai cinesi oppure stigmatizzare gli scempi della natura compiuto con la realizzazione della diga?
Difficile rispondere, ma nella situazione dell’economia cinese votata ad un incremento quasi “obbligatorio” del 10% annuo, l’energia è il volano principale e cercarne l’indipendenza mi sembra centrare il problema.

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