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sabato, marzo 25, 2006

LE BOMBE E IL WEB 

Un paio di episodi – curiosi sotto un certo aspetto, tragici per un altro verso – mi hanno colpito sia per le bombe e sia per l’uso di internet; ma andiamo con ordine e spieghiamo cosa intendo.
Il primo episodio ha luogo a Sannicandro Garganico, in provincia di Foggia e vede come obiettivi delle bombe due artigiani del luogo, un orefice ed un carrozziere: entrambi ricevono un pacco, ma mentre a casa dell’orefice c’è il figlio che lo apre e riceve l’onda d’urto della bomba che salva la madre alle sue spalle, ma lo uccide, a casa del carrozziere, il pacco suscita dei sospetti, cosicché viene gettato dalla finestra in un campo vicino e contemporaneamente vengono avvertiti i Carabinieri.
Si fanno le congetture più strane, si arriva ad incolpare la mafia del posto (la Sacra Corona Unita) si fa addirittura una delle solite fiaccolate che piacciono tanto alla mafia, finché non viene scoperto che il mittente dei pacchi è un giovane dello stesso paese dei destinatari, che ha mandato i pacchi bomba per contorte questioni di cuore e di rancore personale che non sto a spiegare perché sarebbe troppo lungo.
Il giovane assassino – massaggiatore e tatuatore di professione – ha proferito la solita frase: “Non volevo uccidere ma soltanto spaventare i due che mi avevano fatto del male; per fabbricare i pacchi bomba ho trovato le istruzioni su Internet”. E qui finisce il primo caso.
Andiamo al secondo che risale anch’esso ad alcuni giorni fa, quando alcune cabine telefoniche installate in un paesetto alle porte di Treviso prendono a scoppiare nella notte con grande fracasso ma senza comunque fare altri danni a cose o persone; si è addirittura paventato un ritorno del famigerato “unabomber”, quando c’è stato il botto più grosso: una bomba posta alla porta della Chiesa ha fatto svegliare il parroco ed i parrocchiani ed anche i Carabinieri che in breve hanno trovato gli autori degli scoppi.
Si tratta di otto ragazzi di buona famiglia di età compresa tra i 18 e i 20 anni che, dopo aver preparato questi grossi petardi, li collocavano nei luoghi destinati al botto e si appostavano in un posto adatto, dal quale filmavano la scena dello scoppio con i loro telefonini.
Motivo di questi insulsi gesti? Vincere la monotonia della serata facendo “qualcosa di diverso”.
Come hanno fatto ad imparare a costruire questa specie di bomba-carta? Anch’essi si sono rivolti alla fonte di tutto il conoscere: internet, dove hanno appreso l’arte del bombarolo.
Quali commenti si possono fare a questi due episodi legati soltanto dalle bombe e da internet, essendo totalmente dissimile la motivazione?
Per le motivazioni, specie per il primo caso, si può dire che prima di mettere in campo una organizzazione malavitosa bisognerebbe esserne certi, altrimenti diventa il solito alibi per non scoprire niente, in attesa di qualche pentito che dia la solita dritta.
Per il legame con internet c’è da rilevare che i mass media mi sembra che ne godano nel mettere in cattiva luce questo nuovo mezzo di conoscenza, quasi come a dire che fuori dai canonici giornali o televisioni c’è soltanto pericolo e brutture (leggi: bombe, pedofilia, bambine attratte da bruti che poi ne approfittano, ecc.).
Ed invece così non è; internet è “il mondo” che pertanto contiene tutto il bello e tutto il brutto possibile, sta a noi discernere e utilizzarlo nel miglior modo possibile.
Comunque i lettori dei miei post rischiano soltanto di…addormentarsi!!

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