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giovedì, marzo 23, 2006

ZIBALDONE N.4/2006 

In questo quarto zibaldone del 2006, vorrei affrontare due argomenti non molto dissimili uno dall’altro, e vedere se questi destano – dopo il mio – anche l’interesse dei miei amici lettori; in entrambi, purtroppo, di tratta di gente che soffre e di gente che scappa dalla propria casa in cerca di qualcosa di migliorativo che poi si rivelerà tutta un’illusione.
IL PRIMO si riferisce al problema delle banlieu francesi che, dimenticate dai media e superate dai disordini provocati dagli studenti, sono passate nel dimenticatoio; ma non sono terminati gli atti di violenza che si ripetono giornalmente, tutt’altro, sono invece rinvigoriti anche per il fatto che hanno di fronte minori forze di polizia in quanto impegnate sul fronte studentesco che – a quanto pare – sta saldandosi con il mondo operistico e quindi diventa un altro problema.
La tensione è altissima e dalla parte dei manifestanti si registra un mutato modo di agire: oltre agli incendi ad auto ed altre cose che possono trovare sulla strada, c’è un vero e proprio attacco ai poliziotti, una sorta di caccia al flic – come l’hanno definita a Parigi – per cui i piccoli boss che detengono il potere nelle periferie parigine, all’imbrunire chiamano a raccolta i loro “soldati” con questa frase: “Ragazzi, andiamo a fotterci un paio di flic e dopo birra a volontà per tutti”.
L’odio nei confronti della polizia sta superando ogni limite: in una delle ultime notti, un agente di 38 anni è stato aggredito a sprangate ed è stato ricoverato in ospedale con trauma cranico e forti rischi di perdere la vista, mentre il collega, una ragazza di soli 21 anni, si ritrova un polso fratturato ed il corpo pieno di ematomi.
Come si vede, quindi, tutt’altro che risolti i problemi che hanno originato questi disordini; il fatto che non se ne parli non significa averli eliminati.
Il SECONDO argomento è – almeno per me – una grandissima novità, forse farei meglio a chiamarla una scoperta; mi spiego meglio: credevo che le rotte degli immigrati clandestini di provenienza africana passassero tutte attraverso il Mediterraneo e facessero scalo quindi nei nostri porti siciliani di Pantelleria e Lampedusa o comunque nella nostra costa del Sud.
Non avevo invece messo in conto coloro che stanno nella parte dell’Africa che guarda l’oceano, tipo Mauritania, Senegal ed altri; per questi disperati la rotta logica fa scalo alle Isole Canarie che diventa così il trampolino per il loro ingresso nell’Europa.
Le Isole Canarie, come è noto, sono di pertinenza politica spagnola ed hanno quindi le normative in vigore in quel paese; e adesso alcune cifre: negli ultimi mesi del 2005 sono morti tra 1.200 e 1.700 clandestini provenienti dalla Mauritania mentre ne sono sbarcati oltre 2.500; nei primi mesi del 2006 sono arrivati alle Canarie oltre 3.000 clandestini provenienti dalla regione subsahariana e il governo spagnolo ha deciso di portare la questione degli sbarchi dei clandestini al prossimo vertice dell’Unione Europea, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento che trattasi di un problema che riguarda tutto il continente europeo e non i singoli paesi.
Ci sarebbe da aggiungere che questo problema l’Italia cerca da anni di sollevarlo, ma per ora abbastanza inutilmente, proprio per le diverse posizioni – anche geografiche – dei paesi aderenti all’U.E.
È indubbio comunque che le cifre che ci ho sopra indicato, specie se sommate a quelle dei nostri sbarchi, fanno intravedere un’immensa umanità disperata che parte dalle proprie case dove c’è solo povertà e guerra, per cercare di risolvere i loro problemi in uno stato che – a quanto gli viene detto – naviga nel benessere: ed è vero, perbacco, specie se ci paragoniamo con loro! E non possiamo negare che quello che a loro sarebbe sufficiente per campare noi lo gettiamo nell’immondizia!

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