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mercoledì, luglio 13, 2005

Esiste l'Islam democratico? 

Le indagini degli inglesi avrebbero condotto a scoperte, per un certo verso, incredibili: gli attentatori del 7 luglio scorso sono islamici, ma nati e cresciuti in Gran Bretagna, sia pure con genitori di origine nordafricana; sarebbero quindi quattro uomini di giovane età cresciuti a Leeds, nello Yorkshire, che avrebbero agito come kamikaze, sacrificando la propria vita per colpire altri connazionali britannici colpevoli soltanto di essere degli “infedeli”.
La domanda che dobbiamo subito porci è come mai gli attentatori – pur nati nella culla della democrazia e della tolleranza – non avevano imparato niente circa i valori della civiltà occidentale, in particolare su quella inglese, che pone la libertà umana alla base dei valori fondanti della democrazia.
Per cercare una risposta a questo quesito mi rifaccio a due esemplificazioni: la prima mi proviene dall’intervista televisiva ad un Imam londinese che, interrogato dal giornalista su come si sarebbe comportato nel caso fosse venuto a conoscenza di un complotto islamico per l’attentato, afferma che avrebbe cercato di dissuadere i correligionari; e se non ci fosse riuscito, lo incalza il telecronista, avrebbe avvertito le autorità di Polizia? Prima mi sarei rivolto alle mie “autorità religiose” ed avrei chiesto loro consiglio su come comportarmi.
La seconda esemplificazione la prendo dal processo che si tiene ad Amsterdam contro un marocchino – nazionalizzato olandese - islamico, reo confesso di avere ucciso il regista cinematografico Theo Van Gogh, colpevole ai suoi occhi di aver realizzato un “film denuncia” sulle condizioni di vita delle donne musulmane; in sede di replica alla requisitoria del P.M. che ha chiesto l’ergastolo, ha affermato, fra l’altro, di avere agito per “convinzione religiosa” e che ammette di non sentire il vostro dolore (rivolgendosi alla madre dell’ucciso) in quanto lei è un’infedele.
Ha poi continuato affermando di desiderare sopra ogni altra cosa di poter vivere in un paese governato dall’Islam e fondato sui principi del Corano
Sono due esempi – ma potrei seguitare per pagine e pagine – ma mi sembrano significativi dell’assunto che ho dato a questo post: è conciliabile l’Islam con la democrazia?
Non mi sembra di poter rispondere affermativamente, soprattutto perché quella religione non ammette “opposizione” che – come ben sappiamo – è il sale della democrazia.
Quelli che non sono islamici vengono tacciati di essere “infedeli”: riflettiamo un momento su questa applicazione del termine; con questa parola si vuole intendere che non esiste altro valore al di fuori di quello che è contenuto nel Corano.
E questo – se mi viene concesso – è un filino più pesante delle “raccomandazioni” del Cardinale Ruini in sede referendaria!
Un’altra cosa che mette in discussione la potenzialità democratica dei musulmani è l’assoggettare qualsiasi autorità a quella religiosa: l’Imam londinese infatti, pur ormai legato a conoscenze e tradizioni inglesi, sorretto anche da vincoli di conoscenza britannica, non interpella le “normali” Autorità di Polizia per sgominare una banda di terroristi, ma si rivolge alle “sue” autorità, cioè ai religiosi suoi superiori e si dichiara pronto a seguire tutti i consigli che gli daranno.
Non penso di essere stato esaustivo circa il problema affrontato – ritorneremo sopra, speriamo non in occasione di altre bombe – ma mi auguro di avere aperto una discussione su un argomento che sta alla base dell’attuale confronto che non so come chiamare: religioso? di civiltà? Vanno bene tutti, basta intendersi.

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