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martedì, aprile 19, 2005

Gaudium magnum, habemus Papam 

Poco prima delle 18 i 115 Cardinali riuniti da ieri pomeriggio nel Conclave, hanno eletto Joseph Ratzinger al soglio di Pietro; Egli ha ricoperto per quasi 25 anni la carica di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Papa Wojtyla non lo ha mai voluto rimandare all’insegnamento, nonostante le richieste dell’interessato.
Il nuovo Papa ha scelto di essere chiamato Benedetto XVI: è ovviamente ancora troppo presto per fare delle previsioni sul tipo di papato che seguirà quello di Giovanni Paolo II, ma alcune considerazioni – almeno due - le possiamo fare.
La prima prende lo spunto da una sua frase detta proprio adesso dal balcone di San Pietro “i signori Cardinali hanno voluto nominare Papa un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”; e questa è sicuramente la verità, in quanto Ratzinger non ha mai amato mostrarsi sotto le luci della ribalta ed ha sempre preferito rimanere in ombra, all’ombra del Grande Wojtyla, del quale è stato per lunghi anni uno dei principali collaboratori.
Ed anche l’omelia di ieri mattina, con quel suo ritornare sul rigore dell’ortodossia da applicare in antitesi con le varie derive “moderniste”, lo leggo come una sorta di omaggio al vecchio Papa, che di questa teologia si è fatto molto spesso paladino.
Ma il “modo” con cui i Due Grandi hanno attaccato questo Impero del Male, differisce sostanzialmente: grande gestore dei mezzi di comunicazione di massa Wojtyla, teutonico nella sua freddezza che niente concede allo spettacolo Ratzinger.
E qui arriviamo alla seconda considerazione: nel suo breve discorso dal balcone di San Pietro, Benedetto XVI ha umilmente dichiarato di affidarsi alle preghiere della tantissima gente accorsa per la Sua elezione, fidando comunque che il Signore ci aiuterà tutti e che Maria sarà dalla nostra parte; a questo punto un gruppo di giovani che scandivano fino alla Sua morte il nome Giovanni Paolo e lo ritmavano con applausi, hanno provato a fare altrettanto con il nome Benedetto, ritmando anch’esso con il battito delle mani: il Papa lo ha certamente gradito, ma non lo ha dato a vedere, interrompendolo, anzi, per annunciare la solenne benedizione “urbi et orbi” e rientrando poi nella stanza abbastanza precipitosamente.
Che cosa significa? Non certo che una brevissima apparizione al balcone può consentirci di conoscerlo approfonditamente; certo che non è Wojtyla, non vuole essere Wojtyla, ma cercherà di essere se stesso, anche se – almeno a giudicare dall’omelia di ieri – i temi toccati sono gli stessi di Giovanni Paolo II, certo che magari saranno presentati in maniera diversa da Lui, vista la grandissima differenza caratteriale tra i due
Mi viene in mente una cosa buffa (e come tale prendetela): anzitutto tra i due ci corrono circa sette anni (78 Ratzinger e quasi 85 Wojtyla); ebbene, questa sera si conclude su una televisione commerciale il film in due puntate dal titolo “Karol, un uomo diventato Papa”: esso narra la vita del futuro Papa dalla sua gioventù all’età adulta. Proprio in gioventù Wojtyla dovette subire l’occupazione della sua Polonia da parte delle truppe tedesche durante l’ultima guerra; siamo indicativamente nel 1939/40/41 e mentre Karol aveva già 19 o 20 anni il giovane Joseph Ratzinger ne aveva 12 o 13, quindi non si sono potuti incontrare in quell’occasione. Ma si sono conosciuti dopo e Papa Wojtyla non ha fatto caso alla nazionalità tedesca, ma ha nominato il giovane Ratzinger nel 1981 a poco più di 50 anni ad una delle più alte cariche vaticane e non lo ha più mollato.

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