martedì, maggio 18, 2010
IDEUZZE SULLA CRISI
Solo qualche considerazione su alcune nostre caratteristiche, in previsione delle misure che il governo sarà costretto a prendere per cercare di arginare la crisi mondiale che comincia a mordere le nazioni dai “fondamentali” più deboli.
La prima è una semplice osservazione: avete notato che nelle nostre strade si hanno tante chiusure di esercizi commerciali, ma con una particolarità: su dieci negozi che chiudono, almeno nove (per non dire la totalità) riguardano strutture commerciali “normali” intendendo con questo termine, commercianti che trattano articoli a costo ridotto, cioè non griffati.
Invece – e questa è la particolarità che intendo rilevare – quelli che vendono articoli provenienti da griffe note e famose e che costano cifre spropositate per il valore reale dell’oggetto, godono di buona salute. Ho provato a chiederne spiegazioni ad un gestore di queste fortunate aziende e mi è stato detto che queste griffe vendono cose dal valore aggiunto altissimo, cioè dal costo di dieci che solo l’aggiunta della griffe porta a duecento, facendo così lievitare il ricavo e conseguentemente il guadagno.
Ma chi è che può permettersi di vestirsi, calzare o comunque di usufruire di questi oggetti costosi? Mi è stato risposto, sempre dallo stesso gestore, che al primo posto ci sono coloro che intraprendono attività nelle quali è possibile “fare del nero” e comunque, tutti quelli che usufruiscono di stipendi molto alti (manager pubblici e privati, boiardi di stato, uomini del sottobosco politico locale o nazionale, insomma gente che ha introiti rilevanti e che è certa che il mese dopo ci sia di nuovo lo stesso introito; chiaro il concetto?). Quindi, tali personaggi dovrebbero essere quelli che maggiormente – sia in senso proporzionale che in assoluto – verranno chiamati a risanare i conti dello Stato; e questa mi sembrerebbe una misura di equa finanza, altro che dare dietro agli statali che – sia pure “bighelloni” quanto si vuole – ma con il magro stipendio ci campano a malapena la famiglia.
Poi vorrei fare un’altra considerazione; sempre parlando dei negozi che chiudono nelle nostre strade, vi chiedo di confermarmi questa mia impressione; mi sembra che nella stragrande maggioranza dei casi, si assista a due possibili soluzioni: o questi fondi rimangono chiusi, cioè sfitti, nonostante il basso costo dell’affitto, oppure vengono presi (comprati o affittati) da strutture di carattere finanziario, per intenderci quelle che fanno prestiti alle persone fisiche in particolare, con tassi abbastanza alti, ma non altissimi.
E così mi è venuto di fare una considerazione che vi lancio così, senza nessuna prova che la sorregga: non saranno strutture addette al riciclaggio di soldi provenienti dalla malavita organizzata? Mi spiego: la migliore cosa per rendere lindi e puliti i soldi sporchi, potrebbe essere quella di utilizzarli per piccole e medie operazioni finanziarie che – data la modesta entità – non danno nell’occhio alle autorità preposte e che servono benissimo allo scopo prefissato.
Può darsi benissimo che mi sbagli, ma certo che il meccanismo sarebbe perfetto e quindi bisognerebbe che “Qualcuno” (finanza, Banca d’Italia o altri) ogni tanto, anziché dedicarsi solo ai “grandi” ponesse l’occhio anche su queste strutture medio piccole che, nella quantità, realizzano cifre importanti; la cosa da accertare è molto semplice: dato che “vendono” denaro, da chi si approvvigionano per tale “merce”?
Certo che queste due categorie (griffe e finanziarie) mi piacerebbe vederle in testa alla categoria dei contribuenti e, se così non fosse, mi meraviglierei, ma fino ad un certo punto, perché so bene come gira il mondo!!
La prima è una semplice osservazione: avete notato che nelle nostre strade si hanno tante chiusure di esercizi commerciali, ma con una particolarità: su dieci negozi che chiudono, almeno nove (per non dire la totalità) riguardano strutture commerciali “normali” intendendo con questo termine, commercianti che trattano articoli a costo ridotto, cioè non griffati.
Invece – e questa è la particolarità che intendo rilevare – quelli che vendono articoli provenienti da griffe note e famose e che costano cifre spropositate per il valore reale dell’oggetto, godono di buona salute. Ho provato a chiederne spiegazioni ad un gestore di queste fortunate aziende e mi è stato detto che queste griffe vendono cose dal valore aggiunto altissimo, cioè dal costo di dieci che solo l’aggiunta della griffe porta a duecento, facendo così lievitare il ricavo e conseguentemente il guadagno.
Ma chi è che può permettersi di vestirsi, calzare o comunque di usufruire di questi oggetti costosi? Mi è stato risposto, sempre dallo stesso gestore, che al primo posto ci sono coloro che intraprendono attività nelle quali è possibile “fare del nero” e comunque, tutti quelli che usufruiscono di stipendi molto alti (manager pubblici e privati, boiardi di stato, uomini del sottobosco politico locale o nazionale, insomma gente che ha introiti rilevanti e che è certa che il mese dopo ci sia di nuovo lo stesso introito; chiaro il concetto?). Quindi, tali personaggi dovrebbero essere quelli che maggiormente – sia in senso proporzionale che in assoluto – verranno chiamati a risanare i conti dello Stato; e questa mi sembrerebbe una misura di equa finanza, altro che dare dietro agli statali che – sia pure “bighelloni” quanto si vuole – ma con il magro stipendio ci campano a malapena la famiglia.
Poi vorrei fare un’altra considerazione; sempre parlando dei negozi che chiudono nelle nostre strade, vi chiedo di confermarmi questa mia impressione; mi sembra che nella stragrande maggioranza dei casi, si assista a due possibili soluzioni: o questi fondi rimangono chiusi, cioè sfitti, nonostante il basso costo dell’affitto, oppure vengono presi (comprati o affittati) da strutture di carattere finanziario, per intenderci quelle che fanno prestiti alle persone fisiche in particolare, con tassi abbastanza alti, ma non altissimi.
E così mi è venuto di fare una considerazione che vi lancio così, senza nessuna prova che la sorregga: non saranno strutture addette al riciclaggio di soldi provenienti dalla malavita organizzata? Mi spiego: la migliore cosa per rendere lindi e puliti i soldi sporchi, potrebbe essere quella di utilizzarli per piccole e medie operazioni finanziarie che – data la modesta entità – non danno nell’occhio alle autorità preposte e che servono benissimo allo scopo prefissato.
Può darsi benissimo che mi sbagli, ma certo che il meccanismo sarebbe perfetto e quindi bisognerebbe che “Qualcuno” (finanza, Banca d’Italia o altri) ogni tanto, anziché dedicarsi solo ai “grandi” ponesse l’occhio anche su queste strutture medio piccole che, nella quantità, realizzano cifre importanti; la cosa da accertare è molto semplice: dato che “vendono” denaro, da chi si approvvigionano per tale “merce”?
Certo che queste due categorie (griffe e finanziarie) mi piacerebbe vederle in testa alla categoria dei contribuenti e, se così non fosse, mi meraviglierei, ma fino ad un certo punto, perché so bene come gira il mondo!!