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martedì, luglio 28, 2009

LE MISSIONI MILITARI ALL'ESTERO 

Il paracadutista morto in una imboscata in Afghanisdtan ed i reiterati attacchi alle nostre truppe che controllano – o dovrebbero farlo – la zona di Herat, hanno suscitato un sacco di polemiche che, strano a dirsi, vedono schieramenti politici eterogenei.
In concreto, il governo – salvo alcuni distinguo di cui parlerò subito dopo – è schierato per il mantenimento della missione militare ed anche l’opposizione è dello stesso parere, salvo il solito Di Pietro che accusa Berlusconi di avere scambiato la pelle dei nostri soldati con l’accesso nella stanza dei bottoni per fare affari in sede di ricostruzione del Paese.
Dicevamo di una voce fuori dal coro nell’esecutivo che governa il Paese: è Bossi che afferma di non ritenere saggio il mandare i nostri figli allo sbaraglio per una cosa peraltro impossibile, cioè l’esportazione della democrazia. In effetti – chi mi segue l’avrà già letto – il volere per forza e con la forza imporre un nostro sistema a coloro che non ci pensano neppure è uno degli errori compiuto dagli americani (sia democratici che repubblicani) e del quale stanno pagando le conseguenze.
Da notare che noi parliamo di “democrazia” ma intendiamo la liberal-democrazia, quella cioè che abbina la forma di stato e di governo con il sistema economico in uso nel Paese; e proprio in Afghanistan si vive una realtà che ha dalla parte opposta un certo Mullah Omar, colui che ha già rimandato a casa i russi con le pive nel sacco e che ha un suo modo di vedere il futuro del proprio paese.
Anzitutto Omar – che è anche genero di Bin Laden – ha compreso che qualsiasi contatto che il suo paese – con la sua società tradizionale, tribale o come si dice da più parti “medioevale - avrà con l’occidente, porterà irrimediabilmente alla disgregazione antropologica e la sua gente verrà ridotta nella miseria più nera; tale situazione, peraltro non se l’è inventata, ma l’ha presa da quanto accaduto nei paesi del Terzo Mondo, dove gli abbiamo portato il rock e la droga e gli abbiamo rubato tutto quello che ci poteva far comodo, lasciando popolazioni disgregate e disadattate.
Ma torniamo all’offensiva in Afghanistan: questa volta l’intento è quello di controllare il posto dove c’è la più estesa superficie del mondo di papaveri destinati alla produzione di oppio, area di competenza dei signori della guerra, adesso diventati anche signori della droga; chiaro che in ballo non ci sono soltanto “valori” o “forme di governo”, ma ci sono anche, forse soprattutto, montagne di dollari, quelli appunto rivenienti dall’eroina che gli afgani non vogliono mollare a nessun costo.
Ma se avete fatto caso, nel titolo di questo mio post, parlo di “missioni”, quindi oltre a quella di cui sopra, vorrei dare qualche notizia sulle altre: sapete che i nostri militari sono impegnati in 20 luoghi del mondo – oltre quelli a disposizione NATO – e che assommano a 9.107 tra soldato e ufficiali? Si va dai 4 soldati di stanza a Cipro ai 2.795 in Afghanistan. Ma sapete uno dei motivi di tali “invasioni”? Semplice; sia gli ufficiali che i subordinati, si beccano delle cifre da capogiro a titolo di “missione” e, poiché non sono proprio luoghi in cui si può fare la bella vita, sono tutti soldi che entrano in tasca puliti e servono, magari, per comprare un appartamento al rientro in Italia.
Mi diceva un amico ufficiale, che c’è la coda per far parte di questi contingenti e che, se qualcuno si accorge di essere stato scavalcato, pianta un casino dell’ottanta.
Quindi, gratitudine ai nostri militari che vanno all’estero e qualcuno ci rimette la pelle, ma guardiamo la cosa da tutti i versi e vedrete che non ci sono eroi!!
Del resto, come si dice, “beato il paese che non ha bisogno di eroi”!!

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