mercoledì, maggio 03, 2006
PADRONI E LAVORATORI
I fischi alla Moratti in occasione della manifestazione per il Primo Maggio, suggeriscono alcune considerazioni circa le parole “padrone” e “lavoratore” che – mano a mano che passa il tempo - mutano il loro significato reale.
Anzitutto l’antefatto: i sindacati uniti, cioè la “triplice”, invitano i due candidati alla poltrona di Sindaco di Milano a partecipare al corteo che avrà luogo in quella città; entrambi accettano l’invito, ma quello del centro sinistra, l’ex Prefetto Ferrante, ha una uscita a dir poco infelice, infatti definisce la Moratti un “padrone” e la invita a non partecipare alla manifestazione che é invece riservata ai “lavoratori”.
Ovviamente la Moratti vi partecipa e riceve una salva di fischi e improperi che fa il paio con quella ricevuta per la manifestazione del 25 aprile; quando ritiene di averne avuto abbastanza esce dal corteo – da vincitrice – e se ne torna a casa.
Ai miei tempi si diceva: “da che pulpito vien la predica”; infatti il signor ex Prefetto Ferrante non è un padrone, ma non è neppure un lavoratore, è invece quello che Marx definiva un “parassita”, cioè uno che attraverso la bufala del servitore dello Stato, fa soprattutto i propri interessi; e a conclusione di questa prima sfuriata, mi meraviglio moltissimo che un partito serio come i DS candidi a Milano un “succhia ruote” come un ex prefetto, figura una volta fortemente avversata dai vertici e dalla base del partito comunista.
Comunque c’è da dire che il centro sinistra ha stigmatizzato la battuta di Ferrante,tanto più che lo stesso partito ha candidato, e continua a farlo, fior fiore di “padroni”, come Riccardo Illy a Trieste (si tratta del noto industriale del caffè) e Aldo Fumagalli a Milano, tanto per citare i più noti ed ha tra i propri sostenitori uno dei più grossi “padroni” d’Italia, come quel De Benedetti che sembra addirittura potere entrare nel prossimo governo.
Quindi, continuare a parlare di padroni e lavoratori nei termini che il signor ex Prefetto si è permesso di fare mi sembra quanto meno anacronistico.
Anche perché le cose sono fortemente mutate nei significati della dueparole; il fedele Devoto-Oli ci dà queste definizioni; “padrone”: datore di lavoro; “lavoratore” chi esercita un mestiere o una professione; nel Dizionario si precisa che anticamente quest’ultimo sostantivo si applicava – per antonomasia – soltanto al contadino.
Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando venivano coniate queste definizioni (il mio Dizionario risale al 1971); adesso per mettere in piedi un attendibile significato di lavoratore bisogna tenere presenti alcune realtà che stanno prendendo sempre più piede, quali il lavoro usurante, quello sottopagato, quello assegnato agli extra comunitari con paghe ridicole e, dulcis in fundo, il grosso fenomeno del precariato.
Senza addentrarmi nei meandri di quanto ho sopra riportato, spero comunque di avere ben chiarito che quando si usa il termine “lavoratore” bisogna intendersi sul suo significato e andarci cauti con il suo uso: insomma, il signor ex Prefetto non lo potrò mai definire un “lavoratore”, perché altrimenti dovrei accettare anche la definizione di “operaio” che Berlusconi si era data (facendo sbellicare tutti dalle risate).
Concludendo, se il corteo del Primo Maggio dovesse essere formato soltanto da “autentici lavoratori”, questo sarebbe ben poco frequentato, perché anche sui sindacalisti avrei tanto da ridire; il corteo quindi si ridurrebbe di moltissimo e diventerebbe quasi a livello di una Processione o poco più.
Spero di essere stato chiaro!!
Anzitutto l’antefatto: i sindacati uniti, cioè la “triplice”, invitano i due candidati alla poltrona di Sindaco di Milano a partecipare al corteo che avrà luogo in quella città; entrambi accettano l’invito, ma quello del centro sinistra, l’ex Prefetto Ferrante, ha una uscita a dir poco infelice, infatti definisce la Moratti un “padrone” e la invita a non partecipare alla manifestazione che é invece riservata ai “lavoratori”.
Ovviamente la Moratti vi partecipa e riceve una salva di fischi e improperi che fa il paio con quella ricevuta per la manifestazione del 25 aprile; quando ritiene di averne avuto abbastanza esce dal corteo – da vincitrice – e se ne torna a casa.
Ai miei tempi si diceva: “da che pulpito vien la predica”; infatti il signor ex Prefetto Ferrante non è un padrone, ma non è neppure un lavoratore, è invece quello che Marx definiva un “parassita”, cioè uno che attraverso la bufala del servitore dello Stato, fa soprattutto i propri interessi; e a conclusione di questa prima sfuriata, mi meraviglio moltissimo che un partito serio come i DS candidi a Milano un “succhia ruote” come un ex prefetto, figura una volta fortemente avversata dai vertici e dalla base del partito comunista.
Comunque c’è da dire che il centro sinistra ha stigmatizzato la battuta di Ferrante,tanto più che lo stesso partito ha candidato, e continua a farlo, fior fiore di “padroni”, come Riccardo Illy a Trieste (si tratta del noto industriale del caffè) e Aldo Fumagalli a Milano, tanto per citare i più noti ed ha tra i propri sostenitori uno dei più grossi “padroni” d’Italia, come quel De Benedetti che sembra addirittura potere entrare nel prossimo governo.
Quindi, continuare a parlare di padroni e lavoratori nei termini che il signor ex Prefetto si è permesso di fare mi sembra quanto meno anacronistico.
Anche perché le cose sono fortemente mutate nei significati della dueparole; il fedele Devoto-Oli ci dà queste definizioni; “padrone”: datore di lavoro; “lavoratore” chi esercita un mestiere o una professione; nel Dizionario si precisa che anticamente quest’ultimo sostantivo si applicava – per antonomasia – soltanto al contadino.
Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando venivano coniate queste definizioni (il mio Dizionario risale al 1971); adesso per mettere in piedi un attendibile significato di lavoratore bisogna tenere presenti alcune realtà che stanno prendendo sempre più piede, quali il lavoro usurante, quello sottopagato, quello assegnato agli extra comunitari con paghe ridicole e, dulcis in fundo, il grosso fenomeno del precariato.
Senza addentrarmi nei meandri di quanto ho sopra riportato, spero comunque di avere ben chiarito che quando si usa il termine “lavoratore” bisogna intendersi sul suo significato e andarci cauti con il suo uso: insomma, il signor ex Prefetto non lo potrò mai definire un “lavoratore”, perché altrimenti dovrei accettare anche la definizione di “operaio” che Berlusconi si era data (facendo sbellicare tutti dalle risate).
Concludendo, se il corteo del Primo Maggio dovesse essere formato soltanto da “autentici lavoratori”, questo sarebbe ben poco frequentato, perché anche sui sindacalisti avrei tanto da ridire; il corteo quindi si ridurrebbe di moltissimo e diventerebbe quasi a livello di una Processione o poco più.
Spero di essere stato chiaro!!