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domenica, aprile 30, 2006

SINDACALISTI AL POTERE 

Finalmente, non senza polemiche e strascichi sulla formazione del nuovo governo, si è conclusa la vicenda dell’elezione dei Presidenti dei due rami del Parlamento: ha vinto facile Bertinotti alla Camera mentre l’ha sfangata per pochi voti Marini al Senato.
Qual’è la particolarità che mi ha spinto a centrare questo mio post su questo duplice evento? Semplice, entrambi provengono dalla categoria dei “sindacalisti di professione”, cioè nessuno dei due ha mai guadagnato cinquanta lire con il suo lavoro, ma si sono sempre appoggiati sul lavoro di altri.
Andiamo con ordine e vediamoli singolarmente: Fausto Bertinotti, “cashmirino” per gli amici, data la sua predilezione per questo tessuto, nasce nel 1940 e, dopo studi molto stentati e svogliati, si diploma perito industriale e – sentite questa – si iscrive alla CGIL e dopo pochissimi anni ne diventa leader locale; nelle sue biografie non risulta che egli abbia mai lavorato in qualche azienda e da questa sia passato al sindacato!
Si iscrive ovviamente anche al PCI e, se escludiamo una breve parentesi nel PSI di De Martino, la carriera nel sindacato va di pari passo con quella nel partito; in questo periodo rimangono celebri alcune occupazioni memorabili, come quella alla FIAT nel 1980, durata ben 35 giorni.
Comunista duro e puro – è leader di un partito che auspica la “rifondazione del comunismo” – ha un look in netto contrasto con la sua appartenenza politica: da molte parti si dice che l’uso del cashmire e del particolare portaocchiali è frutto di consigli della bella moglie Lella, anch’essa impegnata fin da giovane nell’agone politico.
Sullo scranno più alto del Senato si siederà invece Franco Marini, “scintillone” per gli amici, più vecchio di Bertinotti di sette anni, ma con la stessa passione per il sindacato; infatti dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza, dalla Marsica, suo luogo di nascita, approda direttamente nel sindacato (la CISL in questo caso) senza passare, neppure lui – almeno apparentemente – da una qualsiasi azienda; scala tutte le cariche fino a diventare segretario generale e restandoci fino al 1991 quando decide di entrare in politica attiva.
Protagonista della scissione della DC nel 1997 in antitesi a Buttiglione, si è da sempre schierato a sinistra nei partiti in cui è militato, come gli ha insegnato il suo maestro democristiano “di base”, come veniva allora chiamata quella corrente, Carlo Donat-Cattin.
Per la carica di Presidente del Senato ha sconfitto Andreotti che è stato quello che gli ha affidato il primo incarico governativo: fu ministro del lavoro nel 91/92; credo che sia stata l’unica esperienza di questo genere.
Da giovane appesta tutti i suoi interlocutori con gli sbuffi del suo sigaro “toscano”; adesso ha optato per una più comoda pipa che fuma con una certa regolarità, lasciando il sigaro al collega Bertinotti.
Queste le brevi e scherzose – almeno nelle intenzioni - schede “segnaletiche” della seconda e terza carica dello Stato; se dicessi che mi rimangono simpatici direi una bugia, anche se sotto il profilo della comunicazione il buon Bertinotti, con la sua eleganza e con la sua erre moscia, suscita interesse: sono curioso di vedere come affronterà e risolverà tutti i problemi che gli si presenteranno, anche se Fausto ha una specifica cultura della trattativa, acquisita nel sindacato, che probabilmente gli verrà buona con i colleghi parlamentari.
Comunque, auguri di buon lavoro a entrambi e speriamo bene per noi!!

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