giovedì, maggio 04, 2006
IL DOPO CIAMPI
Il netto rifiuto di Carlo Azeglio Ciampi di ripetere il settennato al Quirinale mette le forze politiche in una nuova fibrillazione, perché questa elezione (che inizierà l’8 maggio) – è di gran lunga più importante delle due che l’hanno preceduta e perché il nuovo Presidente avrà da mettere bocca parecchie volte nell’andamento del governo, specie se guardiamo il futuro alla luce della risicata maggioranza che si ritrova il centro sinistra.
Ciampi quindi avrebbe scelto di tornare (ma quando mai c’è stato??) a fare il nonno, stanco del settennato quirinalizio e desideroso di riservare gli ultimi anni di vita ad una esistenza più tranquilla e pacifica; questa la versione ufficiale, ma io la penso in modo un po’ diverso.
Prima dell’avvento della nuova situazione politica che ha fotografato un’Italia spaccata quasi perfettamente a metà, Ciampi aveva lasciato intendere – abbastanza chiaramente – che egli avrebbe preso in considerazione una sua rielezione soltanto se fosse venuta da entrambi gli schieramenti; insomma avrebbe voluto una sorta di plebiscito!
Invece come è andata? Dopo lo scippo da parte di Bertinotti del più alto scranno della Camera dei Deputati ai danni di D’Alema, per quest’ultimo veniva da molti preconizzato il Quirinale; con una mossa che ha spiazzato gli avversari, Berlusconi ha annunciato che il suo schieramento avrebbe votato compatto per Ciampi, ovviamente se accettava la rielezione.
Il centro sinistra si è trovato in difficoltà e – sia pure ingoiando amaro – ha ammesso che, se Ciampi accettava, anche loro lo avrebbero votato; poteva questo essere considerato un plebiscito? Sicuramente no, perché una parte – il centro destra – lo aveva indicato “per scompaginare i piani degli altri” e il centro sinistra aveva subito questa candidatura soltanto per una questione di forma, ma sostanzialmente avrebbe preferito avere le mani libere ed essere loro ad indicare per primi il candidato e non andare dietro a quello indicato dall’”odiato” Berlusconi.
E Ciampi? Lui si è tirato fuori dalla contesa con la “scusa” di tornare a fare il nonno ed ottenendo così di “non fare un favore a Berlusconi” che sarebbe risultato come il suo grande elettore e quindi il vincitore morale di fatto dell’elezione presidenziale, condizione che Ciampi non desiderava anche a causa dei suoi rapporti con l’ex premier che non sono mai stati idilliaci, tanto diversi sono i due specie sotto il profilo caratteriale.
E ora? Ora le forze politiche sono impegnate nella ricerca di un nuovo nome che, possibilmente, sia in grado di mettere d’accordo entrambi gli schieramenti; a questo proposito mi piace ricordare una frase che lo stesso Ciampi ha pronunciato in occasione della consegna delle Stelle al Merito del Lavoro: “io non sono mai stato un politico, ma semplicemente un cittadino che da sempre si è messo al servizio dello Stato”.
Su questo identikit è difficile trovargli un sostituto, poiché i nomi che per ora circolano sono tutti di politici di professione, molti di loro sono anche molto bravi nel “salto della quaglia”, leggi Amato, e nel rimanere a galla anche quando crolla il partito di appartenenza, leggi Mancino, oppure veri e propri professionisti della politica come D’Alema; l’unico che poteva assomigliare a Ciampi ed essere considerato “fuori dalla politica” poteva essere Fazio, l’ex Governatore di Bankitalia, ma ce lo siamo giocato con le telefonate a Fiorani e quindi è diventato impresentabile.
Berlusconi propone Letta, del quale nessuno può dire male, ma ha un grosso difetto: il nome del suo presentatore!
Staremo a vedere!!
Ciampi quindi avrebbe scelto di tornare (ma quando mai c’è stato??) a fare il nonno, stanco del settennato quirinalizio e desideroso di riservare gli ultimi anni di vita ad una esistenza più tranquilla e pacifica; questa la versione ufficiale, ma io la penso in modo un po’ diverso.
Prima dell’avvento della nuova situazione politica che ha fotografato un’Italia spaccata quasi perfettamente a metà, Ciampi aveva lasciato intendere – abbastanza chiaramente – che egli avrebbe preso in considerazione una sua rielezione soltanto se fosse venuta da entrambi gli schieramenti; insomma avrebbe voluto una sorta di plebiscito!
Invece come è andata? Dopo lo scippo da parte di Bertinotti del più alto scranno della Camera dei Deputati ai danni di D’Alema, per quest’ultimo veniva da molti preconizzato il Quirinale; con una mossa che ha spiazzato gli avversari, Berlusconi ha annunciato che il suo schieramento avrebbe votato compatto per Ciampi, ovviamente se accettava la rielezione.
Il centro sinistra si è trovato in difficoltà e – sia pure ingoiando amaro – ha ammesso che, se Ciampi accettava, anche loro lo avrebbero votato; poteva questo essere considerato un plebiscito? Sicuramente no, perché una parte – il centro destra – lo aveva indicato “per scompaginare i piani degli altri” e il centro sinistra aveva subito questa candidatura soltanto per una questione di forma, ma sostanzialmente avrebbe preferito avere le mani libere ed essere loro ad indicare per primi il candidato e non andare dietro a quello indicato dall’”odiato” Berlusconi.
E Ciampi? Lui si è tirato fuori dalla contesa con la “scusa” di tornare a fare il nonno ed ottenendo così di “non fare un favore a Berlusconi” che sarebbe risultato come il suo grande elettore e quindi il vincitore morale di fatto dell’elezione presidenziale, condizione che Ciampi non desiderava anche a causa dei suoi rapporti con l’ex premier che non sono mai stati idilliaci, tanto diversi sono i due specie sotto il profilo caratteriale.
E ora? Ora le forze politiche sono impegnate nella ricerca di un nuovo nome che, possibilmente, sia in grado di mettere d’accordo entrambi gli schieramenti; a questo proposito mi piace ricordare una frase che lo stesso Ciampi ha pronunciato in occasione della consegna delle Stelle al Merito del Lavoro: “io non sono mai stato un politico, ma semplicemente un cittadino che da sempre si è messo al servizio dello Stato”.
Su questo identikit è difficile trovargli un sostituto, poiché i nomi che per ora circolano sono tutti di politici di professione, molti di loro sono anche molto bravi nel “salto della quaglia”, leggi Amato, e nel rimanere a galla anche quando crolla il partito di appartenenza, leggi Mancino, oppure veri e propri professionisti della politica come D’Alema; l’unico che poteva assomigliare a Ciampi ed essere considerato “fuori dalla politica” poteva essere Fazio, l’ex Governatore di Bankitalia, ma ce lo siamo giocato con le telefonate a Fiorani e quindi è diventato impresentabile.
Berlusconi propone Letta, del quale nessuno può dire male, ma ha un grosso difetto: il nome del suo presentatore!
Staremo a vedere!!