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domenica, dicembre 25, 2005

Oggi facciamo gli auguri a.... 

Il primo a cui mi sento di fare i più sinceri e calorosi auguri è indubbiamente il Santo Padre, e questo per un duplice ordine di motivi: il primo è la “ripresa” di una usanza che aveva Giovanni XXIII e che era stata messa in soffitta da Papa Wojtyla e cioè l’uso del camauro, quella cuffia bianca e rossa di velluto ed ermellino, simile – ad una occhiata superficiale – al berretto di Babbo Natale. Il Papa ha sentito freddo nelle prime udienze all’aperto di questo autunno inclemente, e si è immediatamente attrezzato, facendo tirare fuori uno dei cappelli papali, appunto quello che era destinata a riparare la testa dal freddo.

Un altro motivo che mi induce a inviare calorosi auguri al Papa Ratzinger è la sua prima enciclica “Deus caritas est”, ed il suo rinvio a dopo l’Epifania, sembra per sottoporla a ritocchi anche pesanti al fine di renderla “più immediata per una lettura diffusa e popolare da parte della comunità cristiana”; adesso – finalmente, era ora, caro Navarro Valls – fioccano le smentite sul motivo del rinvio dell’uscita, affermando che si tratta unicamente di una scelta tecnica per evitare “l’ingorgo natalizio” dei vari scritti del Pontefice.

Sarà vera la prima versione (quella dei ritocchi) oppure sarà vera la seconda (quella della scelta tecnica)? In entrambi i casi si tratta di qualcosa che indubbiamente non farà piacere al Santo Padre: infatti, nel primo caso la struttura vaticana addetta alla comunicazione non è stata in grado di parare le notizie che poi vengono smentite; nel secondo caso siamo addirittura a rendere conto di una scelta del Papa.

Come vede, Santità, in entrambi i casi c’è stato qualcosa che non ha funzionato a dovere nel canali delle comunicazioni e non sarebbe male che si informasse su chi ha dato la soffiata all’AdnKronos sulla riscrittura dell’enciclica.

Il secondo a cui voglio indirizzare i miei più calorosi auguri è il Presidente dell’ENAV (Ente Nazionale Assistenza al Volo), che ha avuto il coraggio di licenziare in tronco 28 “uomini radar” accusati di aver percepito rimborsi per missioni in Italia e all’estero assolutamente inventate.

Il signor Presidente sa benissimo che dovrà superare tutta una serie di critiche e di attacchi – in particolare da parte dei sindacati – perché la sua struttura è ormai diventata un ambiente nel quale vige il principio che “lo stipendio è un diritto, se vuoi che lavori mi devi pagare a parte”.

A proposito della copertura che i sindacati hanno sempre assicurato a questi signori, forse ricorderete che nel febbraio scorso una sessantina di “uomini radar” erano andati sotto processo perché durante il normale lavoro si recavano in un vicino campetto per giocare al calcio: pensate che in quella sede giudiziaria venne addirittura sostenuto il significato morale e sociale del calcetto.

Quindi, se il Presidente – o chi per lui – ha deciso di cacciare un così alto numero di dipendenti contestando loro un danno, dal 2000 ad oggi, di circa un milione e mezzo di euro l’anno, sarà ben conscio di cacciarsi nella bocca del leone, un leone tra l’altro ancora più cattivo perché affetto da un doloroso mal di denti: sarebbe infatti la prima volta, a mio ricordo, che un dipendente viene licenziato per una banalità quale quella di lucrare sui rimborsi spese su missioni nazionali ed estere.

Caro Presidente, oltre ai miei auguri credo che Lei abbia bisogno di qualcosa di più solido e importante, tipo una benedizione del Bambino Gesù che, appena nato, prenderebbe così parte alla vita dei “lavoratori” (si fa per dire): io glielo chiedo, a nome suo, e sono certo che una mano gliela darà sicuramente, a meno che anche in Cielo non abbiano attecchito i sindacati, nel qual caso….


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