martedì, dicembre 27, 2005
Ancora sul problema carceri
Era facile prevederlo, ma adesso è ufficiale: la convocazione straordinaria del Parlamento per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri è stata un flop tra i più vergognosi che si sia mai registrato nel nostro paese: pensate, il massimo del “pieno” alla Camera si è avuto quando si sono contato 136 deputati; poiché i firmatari della richiesta di questa riunione straordinaria erano 207, si deduce che – fatti i debiti conti e tenendo presente un certo numero di persone che c’erano e non avevano firmato – si calcola che al massimo un 40% dei firmatari era presente in aula.
Come era altrettanto facile prevedere, le polemiche sono fioccate in particolare rivolte al Presidente dei Deputati, Casini, accusato dai “pochi” presenti di avere scientemente sabotato la riunione calendarizzandola così presto al mattino (sembra che per gli onorevoli le 9.30 sia un’ora infelice!!).
Ovviamente Casini ha risposto definendo “vergognoso” l’atteggiamento degli assenti e commentando il loro comportamento come un volgare disinteresse per una questione che invece rivestiva la massima importanza.
Ci sarebbe da aggiungere che se la cosa interessa si può agevolmente raggiungere Roma da qualsiasi parte dell’Italia con – al massimo – due ore di aereo e cinque o sei di treni; e poi si può anche rientrare il giorno precedente, sempre se la cosa interessa, perché altrimenti….
E ora che si fa? Come si risponde ai carcerati che sono stati illusi in maniera massiccia dai loro stessi paladini (Pannella in testa, ma non è il solo colpevole)?
Direi che la soluzione prospettata dal Ministro di Giustizia e cioè la rapida messa in cantiere di altri due o tre edifici carcerari, può essere considerata interessante ma a medio termine, mentre per il breve termine non risolve assolutamente niente.
Credo che l’unica cosa da fare sia quella di ripiegare sull’indulto (o meglio sull’indultino, come venne definito nel 2003 data di inizio di questa discussione).
Cosa è l’indulto, in due parole, lo sappiamo: è un provvedimento di clemenza che non estingue la pena ma la sospende e la stessa ritorna ad essere valida nel momento in cui l’interessato commette un nuovo reato entro una certa data stabilita dal provvedimento.
Dai conti fatti, siamo in presenza di una eccedenza pari a circa 20.000 detenuti; con questo provvedimento si risolverebbe all’incirca il 50% del problema (quasi 9.500 potrebbero uscire): naturalmente non è la soluzione ottimale, ma in presenza di queste divisioni e di questo sostanziale disinteresse tra le forze politiche, temo che non si possa fare di più.
Un’ultima cosa riguarda un pensiero un po’ più alto per la problematica che ci sta occupando: fino a prova contraria coloro che stanno in carcere se lo meritano; in caso contrario è inutile affrontare la discussione, dobbiamo prendercela con chi ce li ha messi ingiustamente e quindi non è un problema di edifici ma di strutture giudiziarie da sistemare.
La gente comune percepisce che in galera ci stanno solo i “poveracci”, mentre gli altri, i furbi, sanno come gabellare la giustizia; che sia vero o meno, questo è il pensiero comune e, pur non condividendolo, dobbiamo rispettarlo.
Comunque se è vero che all’interno della Camera dei Deputati esiste una maggioranza trasversale favorevole ad un “provvedimento di clemenza” (amnistia o indulto), questo potrebbe essere votato in tempi brevi; sembra che la Commissione Giustizia sia già al lavoro. Speriamo che ci si arrivi in tempi brevi!