sabato, giugno 25, 2005
Stanno tutti sparando sulla Croce Rossa
“Sparare sulla Croce Rossa” è un modo di dire che sta a significare un’azione molto facile, senza rischi come può essere quella di attaccare un veicolo della Croce Rossa che, ovviamente, non risponde al fuoco, si potrebbe aggiungere che in questa azione c’è una buona dose di vigliaccheria.
A chi mi riferisco nel citare la frase sull’attacco alla Croce Rossa? A tutte quelle Assemblee delle varie Confederazioni (Industriali, Commercianti, Artigiani, ecc) che in questo periodo si riuniscono e immancabilmente sparano “ad alzo zero” contro il governo, colpevole di tutte le magre situazioni nelle quali i nostri concittadini sono costretti a muoversi; l’ultima è stata quella della Confcommercio nel corso della quale il suo Presidente, Billé, ha invocato interventi improcrastinabili e di particolare durezza: ma in sintesi, per noi gente della strada, quali sarebbero? Noterete che nessuno lo dice! Forse perché non lo sa?
Intendiamoci, non che il governo non sia colpevole, ma accusarlo adesso è un po’ come dire “piove,governo ladro!”, cioè è talmente facile scagliarsi contro l’inettitudine dei nostri amministratori che mi farebbe quasi supporre un modo surrettizio di togliere le responsabilità di queste categorie dal cattivo funzionamento della nostra economia.
Diciamoci la verità: finché la pacchia è durata, cioè fino a quando ha retto un minimo di consumi interni, è stata una bel vendere la merce che fino al mese prima costava 50 mila lire direttamente a 50 euro, come i signori commercianti hanno fatto in larga misura.
Poi i consumi interni sono crollati ed allora la pacchia è finita, ma fino a quando hanno potuto arrangiarsi l’hanno fatto e a piene mani;e adesso invocano interventi drastici del governo, interventi anche dolorosi – dicono loro – alludendo ovviamente al dolore degli altri, non certo al proprio. Insomma, nessuno che si accolli un minimo di responsabilità in questa crisi e nessuno che si dichiari disposto a fare qualche sacrificio per uscirne.
Il governo dal canto suo brilla per la sua latitanza: non c’è una idea, non c’è una iniziativa che possa indurre la gente a guardare al futuro con una qualche speranza; stiamo già respirando un’aria da campagna elettorale – eppure mancano circa 12 mesi – una di quelle ariette nelle quali si cerca di accontentare gli amici e gli amici degli amici, al di la degli interessi reali del Paese che, intendiamoci bene, non interessano a nessuno.
Possiamo dare per scontato che se andiamo avanti a questi ritmi di “mancata crescita”, chiunque sia il vincitore delle prossime elezioni si ritroverà un tessuto sociale e produttivo così sfilacciato da mettersi le mani nei capelli.
C’è però una differenza non da poco: se vince il centro sinistra come dovrebbe, visti i sondaggi, Prodi può appellarsi ai disastri combinati dagli altri e, per un annetto circa, può campare su questo slogan: “stiamo sistemando i malestri compiuti da quegli altri”, ma se – per ironia della sorte – il centro destra dovesse bissare il successo di quattro anni fa, a quale “bugia” potrebbe attaccarsi per dire ai cittadini che stiamo nuotando in un mare di melma?
Forse può riferirsi all’Europa, a proposito della quale avrete letto dell’intervento di Blair al Palmento nel quale si è scagliato con i favoritismi che Francia e Germania hanno dall’attuale struttura di bilancio che privilegia l’agricoltura dei due paesi; ha ragione da vendere, peccato però che si sia scordato di citare anche lo “sconto” che la Gran Bretagna – attraverso gli urlacci della Tacher – pretese dall’U.E., proprio vista la struttura del bilancio tutta spostata verso l’agricoltura.
Sono tutti bravi a dire male degli altri, molto meno a guardarsi nello specchio!
A chi mi riferisco nel citare la frase sull’attacco alla Croce Rossa? A tutte quelle Assemblee delle varie Confederazioni (Industriali, Commercianti, Artigiani, ecc) che in questo periodo si riuniscono e immancabilmente sparano “ad alzo zero” contro il governo, colpevole di tutte le magre situazioni nelle quali i nostri concittadini sono costretti a muoversi; l’ultima è stata quella della Confcommercio nel corso della quale il suo Presidente, Billé, ha invocato interventi improcrastinabili e di particolare durezza: ma in sintesi, per noi gente della strada, quali sarebbero? Noterete che nessuno lo dice! Forse perché non lo sa?
Intendiamoci, non che il governo non sia colpevole, ma accusarlo adesso è un po’ come dire “piove,governo ladro!”, cioè è talmente facile scagliarsi contro l’inettitudine dei nostri amministratori che mi farebbe quasi supporre un modo surrettizio di togliere le responsabilità di queste categorie dal cattivo funzionamento della nostra economia.
Diciamoci la verità: finché la pacchia è durata, cioè fino a quando ha retto un minimo di consumi interni, è stata una bel vendere la merce che fino al mese prima costava 50 mila lire direttamente a 50 euro, come i signori commercianti hanno fatto in larga misura.
Poi i consumi interni sono crollati ed allora la pacchia è finita, ma fino a quando hanno potuto arrangiarsi l’hanno fatto e a piene mani;e adesso invocano interventi drastici del governo, interventi anche dolorosi – dicono loro – alludendo ovviamente al dolore degli altri, non certo al proprio. Insomma, nessuno che si accolli un minimo di responsabilità in questa crisi e nessuno che si dichiari disposto a fare qualche sacrificio per uscirne.
Il governo dal canto suo brilla per la sua latitanza: non c’è una idea, non c’è una iniziativa che possa indurre la gente a guardare al futuro con una qualche speranza; stiamo già respirando un’aria da campagna elettorale – eppure mancano circa 12 mesi – una di quelle ariette nelle quali si cerca di accontentare gli amici e gli amici degli amici, al di la degli interessi reali del Paese che, intendiamoci bene, non interessano a nessuno.
Possiamo dare per scontato che se andiamo avanti a questi ritmi di “mancata crescita”, chiunque sia il vincitore delle prossime elezioni si ritroverà un tessuto sociale e produttivo così sfilacciato da mettersi le mani nei capelli.
C’è però una differenza non da poco: se vince il centro sinistra come dovrebbe, visti i sondaggi, Prodi può appellarsi ai disastri combinati dagli altri e, per un annetto circa, può campare su questo slogan: “stiamo sistemando i malestri compiuti da quegli altri”, ma se – per ironia della sorte – il centro destra dovesse bissare il successo di quattro anni fa, a quale “bugia” potrebbe attaccarsi per dire ai cittadini che stiamo nuotando in un mare di melma?
Forse può riferirsi all’Europa, a proposito della quale avrete letto dell’intervento di Blair al Palmento nel quale si è scagliato con i favoritismi che Francia e Germania hanno dall’attuale struttura di bilancio che privilegia l’agricoltura dei due paesi; ha ragione da vendere, peccato però che si sia scordato di citare anche lo “sconto” che la Gran Bretagna – attraverso gli urlacci della Tacher – pretese dall’U.E., proprio vista la struttura del bilancio tutta spostata verso l’agricoltura.
Sono tutti bravi a dire male degli altri, molto meno a guardarsi nello specchio!