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mercoledì, giugno 22, 2005

Due forme di violenza 

In questi ultimi giorni le cronache nostrane sono state caratterizzate da alcuni fatti di violenza le cui radici sono apparentemente misteriose, ma che – gratta, gratta – si scopre subito quale può essere la verità; questi atti di violenza si possono racchiudere in due grosse categorie: vediamole singolarmente.
La prima categoria di violenza è quella che viene perpetrata a danno di coppiette appartate, generalmente da piccoli gruppi di persone (da qui il termine stupro di gruppo) che al momento si rivelano in maggioranza extra comunitari, in particolare magrebini.
Il primo caso è quello verificatosi a Bologna dove due giovani hanno aggredito una coppia di fidanzati (lei 15 anni, lui 17) picchiando selvaggiamente l’uomo e violentando a turno la ragazzina.
Gli aggressori (e stupratori) sono stati catturati dopo pochi giornio dall’evento e pare che abbiano già confessato il loro reato.
Cosa dire in proposito? Anzitutto – ponendoci dalla parte di Abele – che i due ragazzi aggrediti sia pure in modo diverso, difficilmente riusciranno a scordare l’accaduto; in particolare lei, è presumibile che terrà d’ora in poi rapporti con l’altro sesso in forma e modalità diverse da quello che fa attualmente.
Passando poi alla parte di Caino, dobbiamo metterci anche noi un po’ nei panni di questi ragazzetti, venuti in Italia per fare parte della società opulenta che gli viene descritta dalla televisione e che invece si ritrovano ai margini, senza uno straccio di permesso di lavoro, ospitati in asili provvisori, pieni di maschi puzzolenti e di turbamenti.
Le rare volte che mettono il naso fuori s’imbattono in fior di ragazzine, sempre più discinte, sempre più formose; non voglio assolutamente dire che questi stupri sono determinati dall’attuale moda dell’ombelico scoperto – avvenivano anche in altre epoche – certo però che una forma così sfacciatamente espositiva delle proprie nudità può generare dei turbamenti in ragazzi che già sono turbati per loro conto.
Vorrei precisare subito che è lungi da me l’idea di mettere le gonne lunghe alle giovani fanciulle, ma dobbiamo pure riflettere sulla forma di comunicazione che provoca una minigonna o un ombelico scoperto, specie in quelle popolazioni la cui religione impone delle restrizioni anche sotto il profilo del vestiario..
L’altra forma di violenza è quella che sta sconvolgendo Napoli, città di per sé civilissima, con una popolazione tra le più intelligenti d’Italia: siamo già al secondo episodio in pochi giorni di aggressioni di gruppo (150 o 200 persone in maggioranza donne) a forze dell’ordine che stanno per effettuare un arresto o che debbono eseguire una perquisizione in uno dei famosi vicoli in cui la camorra impera sovrana.
In questi casi la gente dalle finestre prima lancia offese ai poliziotti (o carabinieri) e poi comincia a lanciare corpi contundenti verso le macchine e verso gli stessi agenti: ieri 12 poliziotti hanno dovuto farsi medicare in Ospedale.
Se la gente che vive una vita grama arraffando qualcosa per tirare avanti, preferisce la criminalità organizzata alle forze dell’ordine c’è da chiedersi il motivo; forse perché con i primi qualcosa si mangia, mentre con i secondi si tira la cinghia e nessuno è riuscito ad insegnare loro qualcosa circa la bellezza della legalità.
Non dobbiamo dimenticare che è nato a Napoli il famoso detto “con la Francia o l’Allemagna purché se magna!”, a dimostrazione che questo popolo bello e disgraziato, geniale e disperato, deve sempre fare il conto sul modo di mettere insieme il pranzo con la cena e, apparentemente, essi ritengono più facile schierarsi con i ladri anziché con le guardie (cioè lo Stato) che, evidentemente, non ha mai prodotto “benessere”.
Prima di trinciare giudizi su siffatti atteggiamenti pensiamoci bene e cerchiamo di conoscere la vera storia.

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