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domenica, maggio 08, 2005

Zibaldone n.7/2005 

Poiché gli argomenti che hanno colpito il mio interesse sono due – e molto dissimili tra loro – ritorno alla formula dello zibaldone e passo ad esaminarli singolarmente, aggiungendovi una sorta di “epilogo”.
Il PRIMO riguarda uno strano “fenomeno” che si sta verificando in questi giorni: il ritorno forzoso con la memoria a fatti e, soprattutto, misfatti accaduti circa trenta anni fa, cioè attorno al ’75: i fatti in questione sono orribili delitti a sfondo maniacale con tanto spargimento di sangue e con gli autori catturati e assicurati alle patrie galere dove hanno o stanno scontando un certo numero di anni. Mi riferisco – oltre alla vicenda di Angelo Izzo accaduta in quegli anni e della quale ho già avuto modo di scrivere - a quella riguardante l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, per il quale venne arrestato, all’epoca, Pino Pelosi – detto “Pino la rana” nell’ambiente degli omosessuali – il quale, data la minore età al momento dell’omicidio, dopo aver confessato venne condannato a nove anni di carcere dei quali scontati solo sette; in questi giorni il Pelosi esce dall’anonimato nel quale era piombato e rivela che, in realtà non fu lui ad uccidere Pasolini bensì tre uomini, poco meno che cinquantenni, che, usciti dall’oscurità dell’Idroscalo romano dove si erano appartati lui e Pier Paolo, cominciarono a picchiare selvaggiamente il regista e poeta con lo scopo di “dargli una lezione”; la brutalità che animava il terzetto rese la “lezione” qualcosa di più e infatti fu massacrato di botte e di calci; il Pelosi continua dicendo che per tutti questi anni – trenta – ha sempre coperto i tre individui perché minacciato di morte unitamente ai genitori; adesso che i genitori sono morti può rivelare la verità, tanto più che anche i tre omicidi saranno, se non morti, molto in là con l’età.
Che dire a proposito di quanto adesso confessato da Pino la rana? La cosa lascia perplesso, proprio per il tanto tempo trascorso e le modalità delle nuove rivelazioni (per esempio non ha detto i nomi); ricordo che all’epoca vennero ventilate altre ipotesi, ma tutto tramontò per le indagini che accertarono come la morte di Pasolini fosse stata causata dall’auto dello stesso Pasolini – guidata dal Pelosi – che gli era passata addosso più volte maciullandolo orrendamente. E poi c’era la confessione!
A sentire le voci della Procura romana, i magistrati avrebbero forti dubbi sulle rivelazioni attuali del Pelosi e sarebbero restii a riaprire l’indagine. Staremo a vedere!
La SECONDA si riferisce a quanto affermato ieri – l’ho sentito con i miei orecchi in televisione – dal Cavaliere in visita a Catania dove si terranno delle elezioni comunali e dove soprattutto la Casa delle Libertà tenta di riconquistare un po’ del prestigio perduto nelle recenti amministrative: alle domande dei giornalisti che seguivano il corteo presidenziale circa il “recuperare il potere d’ acquisto delle famiglie” ventilato nel nuovo programma, ha ammesso che nei confronti dei prezzi che sono lievitati per colpa dell’euro, il governo non può nulla e deve essere lo stesso cittadino a “non comprare o non usufruire del servizio” se siamo in presenza di aumenti abnormi.
Verità sacrosanta, verità incontrovertibile – sotto il profilo tecnico – ma da non dire in questo modo, come a sollecitare la gente a fare giustizia sommaria degli speculatori e, soprattutto a volersene lavare le mani.
Soprattutto, ricordiamoci che in pubblicità non si deve mai dire una certa cosa sotto l’aspetto “negativo” ma sempre sottolineando il lato “positivo”: queste cose il Berlusca immagino che le sappia bene e quindi…
Mi sembra però che ormai siamo alla frutta, non sa più da che parte rigirarsi, non ha idee e non ha voglia di ascoltare chi potrebbe avercele. E quindi non vedo via di scampo.
L’EPILOGO a questo zibaldone, si riferisce alla brutalità dei fatti citati al punto PRIMO: per non essere da meno, è di oggi la notizia che uno psicolabile sessantenne di un paesino in provincia di Ragusa è stato preso a sprangate e ucciso “per noia e un po’ per gioco” da un branco di ragazzotti che, dopo aver confessato, hanno chiesto se potevano “tornare al lavoro”, intendendo così di non rendersi conto di quanto commesso…anzi di trovarlo quasi normale.

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