domenica, marzo 20, 2005
Cosa trovo al mio ritorno a casa?
Dopo otto giorni di assenza rientro nella mia sede abituale e il primo pensiero è per i lettori dei miei post; sento che dovrei fare un sia pure breve resoconto di quanto ho visto e sentito e quindi vi dico subito che il mio impatto con ragazzi dai 15 ai 18 anni è stato, sotto alcuni aspetti, veramente traumatico: non credevo che la gioventù di adesso avesse tutte queste potenzialità (conoscenze, intelligenza, possibilità di studiare) e ne facesse un così cattivo uso.
Anzi, dico meglio, anziché cattivo uso direi che li ho trovati come appiattiti su loro stessi, intenti soltanto a studiare (di per se attività encomiabile) ed a cercare di acquisire sempre maggiori conoscenze, come se i loro guadagni futuri (autentico target) dipendessero soltanto da questo.
Non dico che siano degli U.F.O., ma non assomigliano affatto a quelli che ho incontrato circa quindici anni fa, in occasione di una analoga iniziativa; questi ultimi s’incazzavano per niente, lottavano per cavolate o per fesserie, si agitavano per un nonnulla, ma erano presenti sul palcoscenico sociale che poi sarebbe diventato il loro. Ovviamente non hanno realizzato niente dei loro sogni e delle loro aspettative, ma almeno ci anno provato; quelli di adesso mi sembra che non facciano neppure questo. Comunque, a questo proposito, fra il 3 e il 10 aprile replicherò questa iniziativa, ancora in Sicilia, ma con giovani addirittura più piccoli (14-16 anni): quando l’avrò fatta vi farò sapere.
Tanto per restare in tema di giovani, mi ha enormemente turbato la notizia che un ragazzo di 14 anni, autentico genio come vedremo più sotto, si è tolto la vita con una revolverata alla testa, senza lasciare neppure un rigo di spiegazione: il giovane quattordicenne, tra pochi mesi avrebbe completato la tesi di laurea, battendo così ogni primato.
Vediamo meglio questo “genio” di nome Brandenn e residente negli Stati Uniti: a 18 mesi (sì, avete letto bene, proprio mesi) mentre il sottoscritto ed anche la maggior parte di voi, non aveva ancora imparato che pochissime parole, sapeva già leggere perfettamente e conosceva tutti i libri di fiabe che gli avevano regalato i parenti.
A tre anni suonava Chopin al pianoforte e a 10 anni aveva già completato il Liceo e attualmente – appunto 14 anni – si stava per laureare in anestesia.
Pensate che il piccolo Brandenn, all’età di cinque anni è stato sottoposto al celeberrimo test per quantificare il Q.I. (Quoziente di intelligenza): ebbene, se viene raggiunta la quota di 130 si è “molto intelligenti”, a 150 si è classificati “geniali”, mentre lui ha ottenuto il punteggio di 178 (ripeto, all’età di soli cinque anni).
Siamo quindi in presenza di un personaggio assolutamente fuori della norma che avrebbe potuto avere grandi soddisfazioni dalla vita e che invece, a soli 14 anni, si è tolto la vita, in silenzio, senza lasciare niente di scritto, lasciando i genitori nel più profondo dolore.
La madre ritiene, fra le altre cose “che il giorno che si è tolto la vita egli sia stato toccato da qualcosa di indescrivibile che gli ha fatto capire che per lui era giunto il momento di andarsene”.
I suoi organi sono stati trapiantati a svariate persone; questa circostanza ha fatto dire alla madre che “il fatto che con la sua morte abbia salvato tante altre persone ci fa stare meglio. Forse era proprio quello che lui voleva”.
Probabilmente la spiegazione più logica ed allo stesso tempo più semplice è quella che un ragazzo – geniale fin che si vuole – a 14 anni cerca degli amici e dei compagni con cui giocare e con cui condividere ansie di crescita e speranze per il futuro: guardandosi attorno si è accorto di essere tremendamente solo e di non poter dialogare o interagire con nessuno e non ha retto a questa scoperta: tutto molto triste!
Anzi, dico meglio, anziché cattivo uso direi che li ho trovati come appiattiti su loro stessi, intenti soltanto a studiare (di per se attività encomiabile) ed a cercare di acquisire sempre maggiori conoscenze, come se i loro guadagni futuri (autentico target) dipendessero soltanto da questo.
Non dico che siano degli U.F.O., ma non assomigliano affatto a quelli che ho incontrato circa quindici anni fa, in occasione di una analoga iniziativa; questi ultimi s’incazzavano per niente, lottavano per cavolate o per fesserie, si agitavano per un nonnulla, ma erano presenti sul palcoscenico sociale che poi sarebbe diventato il loro. Ovviamente non hanno realizzato niente dei loro sogni e delle loro aspettative, ma almeno ci anno provato; quelli di adesso mi sembra che non facciano neppure questo. Comunque, a questo proposito, fra il 3 e il 10 aprile replicherò questa iniziativa, ancora in Sicilia, ma con giovani addirittura più piccoli (14-16 anni): quando l’avrò fatta vi farò sapere.
Tanto per restare in tema di giovani, mi ha enormemente turbato la notizia che un ragazzo di 14 anni, autentico genio come vedremo più sotto, si è tolto la vita con una revolverata alla testa, senza lasciare neppure un rigo di spiegazione: il giovane quattordicenne, tra pochi mesi avrebbe completato la tesi di laurea, battendo così ogni primato.
Vediamo meglio questo “genio” di nome Brandenn e residente negli Stati Uniti: a 18 mesi (sì, avete letto bene, proprio mesi) mentre il sottoscritto ed anche la maggior parte di voi, non aveva ancora imparato che pochissime parole, sapeva già leggere perfettamente e conosceva tutti i libri di fiabe che gli avevano regalato i parenti.
A tre anni suonava Chopin al pianoforte e a 10 anni aveva già completato il Liceo e attualmente – appunto 14 anni – si stava per laureare in anestesia.
Pensate che il piccolo Brandenn, all’età di cinque anni è stato sottoposto al celeberrimo test per quantificare il Q.I. (Quoziente di intelligenza): ebbene, se viene raggiunta la quota di 130 si è “molto intelligenti”, a 150 si è classificati “geniali”, mentre lui ha ottenuto il punteggio di 178 (ripeto, all’età di soli cinque anni).
Siamo quindi in presenza di un personaggio assolutamente fuori della norma che avrebbe potuto avere grandi soddisfazioni dalla vita e che invece, a soli 14 anni, si è tolto la vita, in silenzio, senza lasciare niente di scritto, lasciando i genitori nel più profondo dolore.
La madre ritiene, fra le altre cose “che il giorno che si è tolto la vita egli sia stato toccato da qualcosa di indescrivibile che gli ha fatto capire che per lui era giunto il momento di andarsene”.
I suoi organi sono stati trapiantati a svariate persone; questa circostanza ha fatto dire alla madre che “il fatto che con la sua morte abbia salvato tante altre persone ci fa stare meglio. Forse era proprio quello che lui voleva”.
Probabilmente la spiegazione più logica ed allo stesso tempo più semplice è quella che un ragazzo – geniale fin che si vuole – a 14 anni cerca degli amici e dei compagni con cui giocare e con cui condividere ansie di crescita e speranze per il futuro: guardandosi attorno si è accorto di essere tremendamente solo e di non poter dialogare o interagire con nessuno e non ha retto a questa scoperta: tutto molto triste!