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martedì, marzo 22, 2005

Vacanze di Pasqua 

Si avvicina Pasqua e per noi giovanissimi (qualche fesseria mi sarà pure concessa!) questo tempo è abbinato alle vacanze pasquali che, sia pure più ristrette di quelle natalizie, sono una manna del cielo in quanto – di norma – avvengono all’inizio della primavera e – come ben sappiamo – per noi giovani la primavera ha tutta una serie di significati….
Smettiamola di scherzare e torniamo seri: pensavo che questo concetto di vacanze fosse riservato a studenti e professori, mentre gli altri onesti lavoratori parlassero di “ferie” usufruite in alternanza con un altro collega che rimane al lavoro. Invece ho scoperto che anche negli ospedali italiani si fa uso della parola vacanze; sentite questa: un mio carissimo amico che ha la moglie ricoverata in un ospedale dermatologico, si è sentito dire all’inizio di questa settimana che mercoledì 23, cioè domani, la clinica chiude perché tutto il personale medico e infermieristico va in vacanza, e riapre il martedì successivo, dopo pasquetta.
E i malati? Si arrangino; nella stragrande maggioranza sono stati rimandati a casa – anch’essi in vacanza? - mentre coloro che non sono in grado di essere gestiti dalla famiglia, vengono trasferiti in altri ospedali, specializzati in tutt’altre cose, ma tanto chi se ne frega.
Dobbiamo anteporre che la clinica dermatologica ha un flusso di malati che nella maggior parte dei casi sono affetti da malattie della pelle, cose tipo psoriasi ed altre amenità del genere; capitano però anche quei casi che - non saranno la maggioranza, ma insomma! – necessitano di assistenza medica e infermieristica 24 ore su 24 in quanto il paziente è costretto a letto, magari cateterizzato e con flebo da rinnovare a determinate scadenze; senza dire poi di quello che è l’assistenza per i bisogni corporali e per le pulizie.
Tutto questo è completamente disatteso dalle strutture sanitarie, le quali demandano il tutto alle famiglie o ad altre aziende sanitarie; sembrerebbe che i malati – anziché essere considerati il fulcro della loro attività – ne siano soltanto una delle componenti e neppure la più importante.
Io ricordo che negli anni passati ho avuto alcune volte sentore di reparti ospedalieri che venivano ridotti sotto il profilo del personale addetto, a circa il 50% della normalità, specie in periodi di ferie estive e simili, ma intere strutture che chiudono per vacanze, facendo così il verso alle scuole, non avevo mai sentito dire: si vede che al peggio non c’è mai fine, come recita un saggio proverbio.
Pensate poi se analogo comportamento fosse tenuto da banche, uffici postali, traghetti, personale di aeroporto, altri lavoratori insomma, tutta gente che le sue vacanza se le fa in tutta tranquillità, ma sulla scorta di un piano ferie redatto dagli uffici competenti che prevede comunque il mantenimento di una operatività, sia pure un po’ messa a dura prova dalle ferie che alcuni di loro stanno godendo.
E tutto questo avviene la settimana precedente le elezioni regionali, nelle quali probabilmente è candidato anche il signore che ha autorizzato questa situazione di non senso; a meno che i sindacati – vera e propria struttura regina nel campo ospedaliero – non abbiano “imposto” questo comportamento al quale le autorità sanitarie regionali sono state costrette a fare buon viso.
Analizzare quello che ho affermato in quest’ultimo capoverso ci condurrebbe lontano e ci farebbe attraversare una palude maleodorante; meglio allora augurarsi che questo mio amico riesca a trovare una buona soluzione per questo angoscioso problema che sta vivendo insieme alla moglie.

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