giovedì, ottobre 20, 2011
QUALCHE RIFLESSIONE SUGLI SCONTRI DI ROMA
Gli scontri di Roma, in occasione di una manifestazione organizzata dagli “indignados”, sono stati molto superiori a quanto ci saremmo potuti attendere, ma solo perché nel corteo dei manifestanti si sono infiltrati i famigerati Black-block, tristemente famosi in tutto il mondo per le distruzioni e le canagliate che provocano ad ogni situazione alla quale partecipano (non invitati).
Siamo bel 20111 e le telecamere, addirittura presenti in molti cellulari, hanno dato testimonianza delle stupidate alle quali i romani hanno dovuto assistere senza muovere foglia; auto incendiate, cassonetti della nettezza dati alle fiamme, vetrine distrutte, pompe dalla benzina messe fuori uso, bancomat distrutti; insomma come se fosse passata un’orda di barbari che avesse messo il tutto a ferro e fuoco; e dire che gli organizzatori (gli indignados) avevano promesso che non ci sarebbero stati incidenti ma che la manifestazione avrebbe avuto solo dei contenuti che i giovani presentavano ai governi del Mondo; e infatti, analoghe manifestazioni si sono tenute in 952 città sparse per l’intero Pianeta: tutte sono andate bene, con giovani che sfilavano e presentavano le loro istanze senza violenza; l’unica città nella quale ci sono stati gli infiltrati è stata quella di Roma; scarogna per noi!!
Difficile dare giudizi su quanto accaduto a Roma, in quanto la sua anomalia mondiale ne determina l’eccezionalità; certo che tutti quelli che hanno paragonato gli scontri romani con quanto avveniva nel ’68, prende un solenne abbaglio: lì c’era una regia esterna che dirigeva le operazioni, qui non mi sembra di aver visto niente di strutturato.
Per dare un giudizio sui “contenuti veri” delle manifestazioni, dobbiamo giocoforza riferirci a quelle di altre Nazioni, ad esempio quella tenutasi a New York, allo Zuccotti Park, dove le istanze avanzate sono sicuramente confuse, ingenue, contraddittorie, ma certamente tali da suscitare una discussione.
E allora vediamole queste richieste degli indignados: welfare totale dalla culla alla tomba, scuole e università gratuite, cancellazione dei debiti della povera gente, tasse capestro sui redditi alti e soprattutto sui “capital gain, abolizione delle centrali a carbone, a petrolio e nucleari, in favore della geotermia, del sistema idroelettrico, dell’energia eolica; si passa poi ad una strana richiesta di introduzione del “protezionismo” (forse in contrasto con la globalizzazione) ed anche quella che chiede l’introduzione di “Comitati per l’educazione morale”.
Come si può vedere, quasi tutte queste richieste sono il massimo della demagogia e fuori moda perfino nella vecchia Europa; sono comunque delle idee che al massimo avranno il torto di non poter essere realizzate; a Roma, invece, c’è stata solo guerriglia urbana, roghi, saccheggi e sangue.
Perché ho affermato sopra che “non siamo nel ‘68”? Perché in quella fase storica i dimostranti/rivoluzionari (chiamiamoli come si vuole) avevano qualcuno cui guardare per le scelte politiche: era il grande Mao Tse Tung che, sia pure nelle sue estreme forme liberticide, proponeva delle alternative; adesso l’unico sussulto “rivoluzionario” arriva dagli indignati di Madrid e Parigi che chiedono un capitalismo meno competitivo, meno “finanziario”, sullo stile di quello “autoritario” della Cina di Deng Xiaoping.
Comunque, questi giovani, frustrati da un futuro che non riescono ad intravedere, presi in giro dalle autorità politiche che non vogliono fare nessun sacrificio “personale” e si rifiutano di dialogare seriamente con i nostri giovani; insomma, non sanno a chi rivolgersi, ma sentono che così non possono andare avanti; qualcosa devono fare!!
Siamo bel 20111 e le telecamere, addirittura presenti in molti cellulari, hanno dato testimonianza delle stupidate alle quali i romani hanno dovuto assistere senza muovere foglia; auto incendiate, cassonetti della nettezza dati alle fiamme, vetrine distrutte, pompe dalla benzina messe fuori uso, bancomat distrutti; insomma come se fosse passata un’orda di barbari che avesse messo il tutto a ferro e fuoco; e dire che gli organizzatori (gli indignados) avevano promesso che non ci sarebbero stati incidenti ma che la manifestazione avrebbe avuto solo dei contenuti che i giovani presentavano ai governi del Mondo; e infatti, analoghe manifestazioni si sono tenute in 952 città sparse per l’intero Pianeta: tutte sono andate bene, con giovani che sfilavano e presentavano le loro istanze senza violenza; l’unica città nella quale ci sono stati gli infiltrati è stata quella di Roma; scarogna per noi!!
Difficile dare giudizi su quanto accaduto a Roma, in quanto la sua anomalia mondiale ne determina l’eccezionalità; certo che tutti quelli che hanno paragonato gli scontri romani con quanto avveniva nel ’68, prende un solenne abbaglio: lì c’era una regia esterna che dirigeva le operazioni, qui non mi sembra di aver visto niente di strutturato.
Per dare un giudizio sui “contenuti veri” delle manifestazioni, dobbiamo giocoforza riferirci a quelle di altre Nazioni, ad esempio quella tenutasi a New York, allo Zuccotti Park, dove le istanze avanzate sono sicuramente confuse, ingenue, contraddittorie, ma certamente tali da suscitare una discussione.
E allora vediamole queste richieste degli indignados: welfare totale dalla culla alla tomba, scuole e università gratuite, cancellazione dei debiti della povera gente, tasse capestro sui redditi alti e soprattutto sui “capital gain, abolizione delle centrali a carbone, a petrolio e nucleari, in favore della geotermia, del sistema idroelettrico, dell’energia eolica; si passa poi ad una strana richiesta di introduzione del “protezionismo” (forse in contrasto con la globalizzazione) ed anche quella che chiede l’introduzione di “Comitati per l’educazione morale”.
Come si può vedere, quasi tutte queste richieste sono il massimo della demagogia e fuori moda perfino nella vecchia Europa; sono comunque delle idee che al massimo avranno il torto di non poter essere realizzate; a Roma, invece, c’è stata solo guerriglia urbana, roghi, saccheggi e sangue.
Perché ho affermato sopra che “non siamo nel ‘68”? Perché in quella fase storica i dimostranti/rivoluzionari (chiamiamoli come si vuole) avevano qualcuno cui guardare per le scelte politiche: era il grande Mao Tse Tung che, sia pure nelle sue estreme forme liberticide, proponeva delle alternative; adesso l’unico sussulto “rivoluzionario” arriva dagli indignati di Madrid e Parigi che chiedono un capitalismo meno competitivo, meno “finanziario”, sullo stile di quello “autoritario” della Cina di Deng Xiaoping.
Comunque, questi giovani, frustrati da un futuro che non riescono ad intravedere, presi in giro dalle autorità politiche che non vogliono fare nessun sacrificio “personale” e si rifiutano di dialogare seriamente con i nostri giovani; insomma, non sanno a chi rivolgersi, ma sentono che così non possono andare avanti; qualcosa devono fare!!