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sabato, ottobre 22, 2011

IL PROBLEMA DELLO "SVILUPPO" 

Il mondo della politica, un po’ frastornato dalla vicenda degli incidenti alla manifestazione romana, torna ad occuparsi del problema dello “sviluppo”, nuovo nome trovato per un vecchio problema: “crescita”, cioè possibilità della gente di riprendere i consumi di qualche tempo fa, al momento interrotti dalla carenza di denaro.
Un passo indietro: il mondo della finanza sembra di nuovo aver disseppellito l’ascia di guerra: le agenzie di rating hanno messo sotto stretto controllo anche la situazione della Francia, la quale rischia di perdere la tripla “A”, con grosso disdoro ma soprattutto con enormi contraccolpi sulle Borse del Continente.
Da notare che il ragionamento delle famose Agenzie – quelle che non avvertirono nessuno del casino che stava scoppiando con il “subprime” delle banche americane – è addirittura Kafkiano, direi quasi somiglia a quanto accade nel film “Comma 22”; sentite l’assunto da cui partono questi soloni della finanza: “la Francia va bene, ma siccome deve partecipare al salvataggio della Grecia, di altri Stati più deboli e delle banche europee quasi tutte con grossi problemi, rischia di ritrovarsi con dei conti “malati”; d’altra parte, se non fa nulle e non partecipa al salvataggio di Grecia e compagni, manderà in tilt l’euro e l’intera Europa e quindi anche lei stessa. Chiaro??
Ma torniamo alla crescita o sviluppo che si voglia chiamare: il nostro Premier ha tirato fuori una delle sue battute da “peracottaro”: “non ci sono soldi, bisognerà che mi inventi qualcosa”; e quindi tutti a ritirare fuori i dossier sulla patrimoniale, sui condoni e via di questo passo. Ma da che mondo è mondo, i soldi vanno tirati fuori da dove ce ne sono a bizzeffe; non mi sembra che ci voglia neppure tanta inventiva, in quanto ci sono alcuni libri – una diecina – che indicano, con nome e cognome, tutti i membri della “casta” che approfittano della loro posizione e si ritrovano a percepire due o tre pensioni, senza neppure arrossire un pochino; da notare che tutte queste persone non sono dei ladroni che rubano dei soldi, ma sono dei ladroni che percepiscono dei soldi in base a leggi specifiche da loro stesse volute ed approvate. Chiaro il concetto??
Per cancellare questi odiosi privilegi attraverso l’annullamento delle leggi che li hanno creati occorre una nuova legge specifuica; ovviamente .- come si raccomanda il Presidente Napolitano – questa legge dovrebbe essere larghissimamente condivisa, cioè tutte le forze politiche dovrebbero convenire sulla sua utilità ed approvarla.
Mi direte tutti che è impossibile, che non arriveremo mai a fare una legge che unanimemente dia credibilità al Parlamento; eppure, in un caso i partiti sono stati tutti d’accordo: è stato nell’estate del 2010, quando il deputato dell’Idv Antonio Borghesi ha presentato un ordine del giorno in cui – visto che i parlamentari possono andare in pensione con 5 anni di legislatura mentre tutti gli altri lavoratori devono versare 40 anni di contributi – chiede la parificazione dei due regimi previdenziali. Volete sapere il risultato della votazione: presenti 525, votanti 520, astenuti 5, hanno votato no 498, favorevoli 17. In sostanza, tutti i gruppi parlamentari hanno “largamente condiviso” che la norma che regolava le pensioni dei parlamentari andava bene così come è adesso; il messaggio è chiarissimo: il privilegio non si tocca, giù le mani dalle pensioni!!
Come fare a convincere il premier e tutto il resto della compagnia che se non danno un segnale corposo di “sacrifici” fatti da chi li può fare, la gente non riuscirà ad alzare la testa e contribuire alla rinascita di questo disgraziato Paese; dobbiamo mandare i black bloc in Parlamento per convincerli?? Spero che non sia necessario!!

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