domenica, ottobre 16, 2011
SCONTRI TRA COPTI E MUSULMANI
In Egitto gli scontri tra cristiani copti e musulmani sono all’ordine del giorno e i morti – quasi tutti sul versante copto – sono ormai centinaia; ma vediamo cosa sono questi cristiani che vengono definiti copti?
La Chiesa copta è una chiesa cristiana fondata dalla predicazione del discepolo di Gesù, Marco, che scrisse il suo vangelo nel primo secolo e portò il cristianesimo in Egitto nel periodo in cui a Roma regnava Nerone.
Il titolo di Papa spetta al Patriarca di Alessandria e nel XIX secolo si è portata in comunione con la Chiesa romana; adesso ha il nome di Chiesa cattolica copta.
La liturgia è molto simile a quella europea e si differenzia soltanto in alcuni particolari che sono presi dal patriarcato di Alessandria, mentre in quella romana provengono dal patriarcato di Costantinopoli.
Tutti i giornali presentano la vicenda come una lotta tra due religioni, mentre solo alcuni avvertono che in Egitto siamo alla vigilia di importanti elezioni politiche che disegneranno il “dopo Mubarack”; mi direte: ma che c’entrano le elezioni con le lotte tra copti e musulmani? C’entrano e parecchio; sentite il panorama che si sta preparando in Egitto.
La parte dichiaratamente islamica della popolazione (salatiti e fratelli Musulmani) sanno di avere in pugno la vittoria e temono soltanto l’inserimento dei giovani “cani sciolti”, provenienti dalla rivoluzione di Piazza Tahir e quella dei cristiani copti, che sia pure con una percentuale non altissima, ha molta voce in capitolo tra la gente.
La scelta dei musulmani è molto semplice: se i cristiani continueranno a voler partecipare alle elezioni, saranno sempre più attaccati dai musulmani con azioni sempre più violente, fino a spingerli ad abbandonare il Paese e ad andarsene all’estero.
E l’Europa? Ancora una volta la politica estera del vecchio continente fa veramente ridere: il ministro degli esteri dell’U.E., la britannica Ashton ha emanato delle dichiarazione sugli eventi che sono di una genericità imbarazzante; il Presidente della Assemblea Parlamentare Europea, il turco Cavusoglu, invece, si è mostrato molto più zelante della collega inglese nella difesa dei cristiani; questo a detrimento dei correligionari musulmani: un bel gesto del turco!!
Eppure, dopo la decisione del Consiglio d’Europa del febbraio scorso, in cui venivano elencati tutta una serie di provvedimenti a favore della minoranza copta in Egitto, l’attuazione di queste norme – otto mesi dopo .- è ancora lettera morta; è chiaro che se ci fossero stato precise prese di posizione, anche il Governo Provvisorio del Cairo si sarebbe comportato diversamente nei confronti degli incidenti, ma così come si sta muovendo l’Europa, si dà solo la sensazione che delle parole non c’è da avere paura e che nessun Paese europeo ha intenzione di mettere il becco nelle vicende egiziane.
L’Europa è ancora in tempo: dimostri concretamente – con iniziative mirate – di credere nella libertà religiosa e di pretenderla da qualunque partner commerciale; ponga questa libertà a fondamento dei diritti umani e su questi si basi la democrazia che l’Egitto si accinge a creare.
Con l’avvicinarsi delle elezioni c’è da attendersi la ripresa di questi scontri sanguinosi e quindi c’è da supporre che la comunità cristiana in Egitto continui a fare le spese di questi “incidenti”; ma c’è un altro aspetto da sottolineare: senza un deciso intervento europeo, la credibilità del vecchio continente va a farsi benedire; chiaro il concetto??
La Chiesa copta è una chiesa cristiana fondata dalla predicazione del discepolo di Gesù, Marco, che scrisse il suo vangelo nel primo secolo e portò il cristianesimo in Egitto nel periodo in cui a Roma regnava Nerone.
Il titolo di Papa spetta al Patriarca di Alessandria e nel XIX secolo si è portata in comunione con la Chiesa romana; adesso ha il nome di Chiesa cattolica copta.
La liturgia è molto simile a quella europea e si differenzia soltanto in alcuni particolari che sono presi dal patriarcato di Alessandria, mentre in quella romana provengono dal patriarcato di Costantinopoli.
Tutti i giornali presentano la vicenda come una lotta tra due religioni, mentre solo alcuni avvertono che in Egitto siamo alla vigilia di importanti elezioni politiche che disegneranno il “dopo Mubarack”; mi direte: ma che c’entrano le elezioni con le lotte tra copti e musulmani? C’entrano e parecchio; sentite il panorama che si sta preparando in Egitto.
La parte dichiaratamente islamica della popolazione (salatiti e fratelli Musulmani) sanno di avere in pugno la vittoria e temono soltanto l’inserimento dei giovani “cani sciolti”, provenienti dalla rivoluzione di Piazza Tahir e quella dei cristiani copti, che sia pure con una percentuale non altissima, ha molta voce in capitolo tra la gente.
La scelta dei musulmani è molto semplice: se i cristiani continueranno a voler partecipare alle elezioni, saranno sempre più attaccati dai musulmani con azioni sempre più violente, fino a spingerli ad abbandonare il Paese e ad andarsene all’estero.
E l’Europa? Ancora una volta la politica estera del vecchio continente fa veramente ridere: il ministro degli esteri dell’U.E., la britannica Ashton ha emanato delle dichiarazione sugli eventi che sono di una genericità imbarazzante; il Presidente della Assemblea Parlamentare Europea, il turco Cavusoglu, invece, si è mostrato molto più zelante della collega inglese nella difesa dei cristiani; questo a detrimento dei correligionari musulmani: un bel gesto del turco!!
Eppure, dopo la decisione del Consiglio d’Europa del febbraio scorso, in cui venivano elencati tutta una serie di provvedimenti a favore della minoranza copta in Egitto, l’attuazione di queste norme – otto mesi dopo .- è ancora lettera morta; è chiaro che se ci fossero stato precise prese di posizione, anche il Governo Provvisorio del Cairo si sarebbe comportato diversamente nei confronti degli incidenti, ma così come si sta muovendo l’Europa, si dà solo la sensazione che delle parole non c’è da avere paura e che nessun Paese europeo ha intenzione di mettere il becco nelle vicende egiziane.
L’Europa è ancora in tempo: dimostri concretamente – con iniziative mirate – di credere nella libertà religiosa e di pretenderla da qualunque partner commerciale; ponga questa libertà a fondamento dei diritti umani e su questi si basi la democrazia che l’Egitto si accinge a creare.
Con l’avvicinarsi delle elezioni c’è da attendersi la ripresa di questi scontri sanguinosi e quindi c’è da supporre che la comunità cristiana in Egitto continui a fare le spese di questi “incidenti”; ma c’è un altro aspetto da sottolineare: senza un deciso intervento europeo, la credibilità del vecchio continente va a farsi benedire; chiaro il concetto??