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domenica, luglio 04, 2010

COSA SUCCEDE A POMIGLIANO? 

Dopo tutto il can-can che si è vissuto circa un mesetto fa, la situazione dello stabilimento FIAT di Pomigliano è piombata in un silenzio addirittura assordante.
Vediamo allora cosa sta bollendo in pentola: mentre i sindacati favorevoli all’accordo – CISL e UIL – attendono con ansia un incontro con il management dell’azienda al fine di avere la sospirata assicurazione che “l’accordo per il trasferimento della Panda a Pomigliano si farà”, la CGIL, forte di un risultato abbastanza buono nel referendum tra i lavoratori (il no ha sfiorato il 35%) ribadisce il suo “no” ma apre una sorta di spiraglio quando afferma che “se la FIAT vuole davvero ricercare il consenso dei lavoratori,. deve riaprire un vero tavolo negoziale che fino ad ora non c’è stato”.
Ed il leader della Fiom, Maurizio Landini, sembrerebbe rendere lo spiraglio molto stretto se ci fermiamo alle sua dichiarazioni di fronte all’assemblea dei delegati sindacali in cui “ha invitato la FIAT a procedere agli investimenti promessi ed ha dichiarato la disponibilità a trattare solo se l’azienda eliminerà i punti contrari alla legge ed al contratto”; come dire che non si accettano le novità operative insite nella proposta della FIAT per l’assegnazione a Pomigliano della fabbricazione della Panda.
Da più parti si continua a ventilare l’ipotesi del famoso “piano C”, quello cioè che prevedrebbe la creazione di una nuova compagnia alla quale la FIAT cederebbe la fabbrica e tutti i suoi dipendenti che però verrebbero assunti dalla nuova struttura solo se d’accordo con il piano Marchionne: questa operazione mi ricorda tanto la situazione americana di qualche anni addietro, laddove i dipendenti firmano “singoli” contratti di lavoro, assolutamente sganciati da qualunque piattaforma nazionale; è possibile una traslazione di tale normativa anche nel nostro Paese? Mi sembra difficile!!
Marchionne intanto, si gode una serie di successi internazionali: in Brasile la FIAT ha mantenuto la leadership con oltre 60mila auto vendute nel mese di giugno e nello stesso mese ha fatto registrare un +0,4% in Francia, ma soprattutto il +35% della Chrysler in America.
Peccato che analoghi dati positivi non si siano registrato in Italia, dove le immatricolazioni hanno fatto registrare un -19% rispetto al giugno 2009 e, pur in questo contesto negativo, il dato FIAT è ancora più in discesa: -27,48%; la responsabilità di questi cali è indicata nell’assenza dei famosi “incentivi” che il governo non ha ancora rifinanziato (cioè: mancanza di “droga”)
C’è da aggiungere che il dato riguardante le “quote di mercato”, sempre con riferimento a giugno di quest’anno rapportato a quello dell’anno scorso, ha fatto registrare un calo importante del marchio FIAT (22,91 contro il 26,28) e questo non è certo un buon viatico per accompagnare la dirigenza FIAT al famoso tavolo delle trattative.
Per quanto riguarda il “fronte” polacco, al quale verrebbe scippata la produzione della nuova Panda per riportarla in Italia, c’è da riscontrare alcuni mugugni degli operai di quello stabilimento che – lungi dal volere essere etichettati come “schiavi” – chiedono degli aumenti salariali e delle modifiche all’operatività nella catena di montaggio.
Insomma, la competizione in Occidente sta accentuando tutti gli aspetti negativi, degenerativi e drammatici di quello che viene definito “il modello paranoico” della globalizzazione, con la subordinazione dell’uomo ai più esasperati modelli produttivi con la logica perdita di identità, accompagnata da frustrazione, nevrosi e depressione.
Ma sia chiaro un concetto: quello di cui ho parlato qui sopra, non è una “cosa da venire”, ma è già in atto, è una realtà che sta sconquassando tutti i Paesi Occidentali.

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