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giovedì, febbraio 11, 2010

PERCHE’ L’IRAN CE L’HA CON NOI? 

Proprio oggi a Teheran si festeggia il 31esimo anniversario della rivoluzione islamica che detronizzò lo Scia; mentre scrivo queste note, la TV di fronte a me sta trasmettendo immagini “binarie”: da una parte quelle ufficiali nelle quali si vede un popolo che sciama festoso per le vie della città, mentre dall’altra si hanno quelle dei “blogger” che mostrano gli incidenti che stanno avvenendo tra gli oppositori del regime e le forze dell’ordine: sembra che ci sia già un morto, una ragazza.
In questi ultimi giorni, abbiamo avuto un paio di mosse nei confronti del regine degli ayatollah, che sono sfociate in altrettante prese di posizione di Ahmadinejad, in cui si promette fuoco e fiamme nei confronti dell’occidente: nella prima, il ministro della difesa Gates invoca sanzioni pesanti contro l’Iran, a cui fa seguito la decisione di Obama di “congelare” i depositi detenuti in America dai “Pasdaran”; nella seconda la dichiarazione di Berlusconi, in visita in Israele, in cui si auspica sanzioni decisive nei confronti di un Paese che “promette la distruzione di un altro popolo”.
La prima mossa poteva essere prevista dai governanti iraniani, mentre la seconda non era certamente attesa ed è stata presa come “un dito in un occhio”, a cui hanno fatto seguito tutta una serie di manifestazioni – pilotate e sapientemente orchestrate – di fronte all’Ambasciata italiana a Teheran.
Il regime iraniano sembra si sia sentito tradito da un Paese che riteneva più “amico” e che solo ora mostra la faccia dura; ed infatti ecco che vengono organizzate manifestazioni per indicare al popolo che il governo iraniano non si lascia intimidire dalle parole; se qualcuno non più giovanissimo ricorda, è la stessa tattica usata da fascismo e nazismo nei confronti delle nazioni che li attaccavano verbalmente prima di muovere in guerra: anche in quei casi, tutto era organizzato in modo tale che non ci fosse violenza ma si mostrasse i muscoli a coloro che “dovevano vedere”; le ultime manifestazioni “organizzate” sono state quelle di Gheddafi nei nostri confronti, con i dimostranti sempre allontanati dalla Polizia prima che si arrivasse alla violenza vera e propria.
È logico che le risposte “forti” che l’occidente mostra agli iraniani, prevedono una risposta altrettanto forte del regime che quindi è costretto a giocare al rialzo e ad incattivirsi; ma nella sfida che sta per aprirsi, dobbiamo tenere a mente due realtà: la prima è che lo Stato iraniano ha già l’economia al collasso e il popolo – se danneggiato dalle sanzioni – potrebbe riconciliarsi automaticamente con il regime, visto come unica spiaggia a cui approdare e come unico baluardo allo strapotere degli stranieri.
La seconda realtà è che l’iraniano medio non è affatto contrario alla repubblica islamica e neppure al conseguimento di una autonomia nucleare, di cui l’Iran ha tremendamente bisogno, visto che non ha approntato nessuna diversificazione.
Altra cosa, ovviamente, è la bomba che neppure la gente iraniana desidera e che deve essere fermata con qualunque mezzo che non danneggi la popolazione, già provata dalla crisi economica.
Insomma, finché davanti alla nostra Ambasciata troviamo i basiji – cioè il braccio armato del regime – non c’è da preoccuparsi in quanto fanno parte della sceneggiata messa in piedi dal sistema; altro sarebbe se al loro posto ci fosse la gente comune, il cosiddetto uomo della strada: allora vorrebbe dire che il popolo si è stretto attorno al regine ed agli ayatollah, in quanto non ha trovato niente di meglio a cui attaccarsi per proporre le sue istanze di giustizia sociale; chiaro il concetto??

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