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martedì, novembre 24, 2009

DUE FATTI E UN RICORDO 

Il primo “fatto” è la figuraccia che quasi tutti i media hanno fatto sulla vicenda “Garofano”, accostando le dimissioni del Capo dei RIS di Parma con una indagine aperta dalla Guardia di Finanza - su esposto dell’avvocato Taormina, feroce avversario del graduato nel processo della Franzoni - circa presunte consulenze a pagamento.
I mass-media, con la trascuratezza e la supponenza che mostrano dall’alto del loro potere, hanno legato i due eventi che, invece sono assolutamente staccati: il primo (le dimissioni) riguarda la recente candidatura all’europarlamento, tentativo non riuscito e che ha causato all’ufficiale un inatteso trasferimento a Roma; è stato fatto ricorso al TAR per contestare la decisione e Garofano ha avuto ragione; il comando dell’arma ha promosso appello al Consiglio di Stato e in questo giudizio l’ufficiale ha avuto torto.
Dopo ciò, Garofano, che ha già superato di due anni il limite per la pensione, ha preferito lasciare, ovviamente con amarezza, la “creatura” da lui formata anni addietro.
Il secondo (l’indagine della GdF) si riferisce ad un esposto dell’avvocato Taormina durante il processo Franzoni, che dette luogo, all’epoca, all’apertura di un fascicolo ma senza che al momento ci sia nessun reato contestato all’ufficiale.
Quindi il legame tra i due eventi è solo nella testa dei giornalisti che così facendo hanno inteso screditare la figura del colonnello; a quale scopo? Non è facile rispondere; probabilmente solo per una malriuscita caccia allo scoop.
Il secondo “fatto” riguarda la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, di togliere dalle aule scolastiche “il crocifisso”, in quanto “viola il diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni”.
Anzitutto si deve precisare che tale Corte non è composta da “politici” del tipo di Breznev o Honecker (ultimi epigoni dell’ateismo comunista) ma da ex magistrati che conoscono il diritto ed i codici, ma forse dovrebbero giudicare usando maggiore buon senso; perché dico questo? Perché il concetto di “croce” è entrato nella fraseologia comune e non è certo togliendo quel piccolo oggetto che lo si può togliere.
Volete qualche esempio: “ciascuno deve portare la propria croce”, oppure “che croce che sei diventato!!”, quando ci si lamenta di qualcuno; e nel caso di uno che è tenuto in scacco, sbeffeggiato, picchiato ed altre piacevolezze del genere, si usa dire che “è un povero cristo in croce”; queste frasi non le dicono solo i credenti ma anche gli altri, con buona pace dei signori giudici. Sono stato chiaro??
E passiamo adesso al “ricordo”: pochi giorni fa, il 20 novembre, sono trascorsi 20 anni dalla morte di un grande scrittore, grandissimo “polemista” ed anche grande uomo appassionato della vita civile: Leonardo Sciascia; non ho la cultura per dire quale posto spetti a Sciascia nella storia della letteratura del ‘900, ma so che molte sue opere hanno ispirato grandi film e questo è già un indice di valore.
A proposito del “polemista”, ricordo che i suoi scritti sul Corriere della Sera – come quelli di Pasolini negli stessi anni – avevano lo scopo di provocare , di svegliare dal torpore e dal conformismo; ed è su questa linea di pensiero che dai suoi scritti straripa la famosa allocuzione “professionisti dell’antimafia”; se penso che molti suoi colleghi e tanti magistrati stigmatizzarono la frase, indicandola come “un rifiuto della lotta alla mafia”, mi viene ancora voglia di vomitare.
La sua era invece una verità molto semplice: “bisogna ragionare con la propria testa e non fare dell’antimafia una moda parolaia e vuota”: quanto è attuale questa impostazione e quanto avremmo ancora bisogno di persone come Lui.

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