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domenica, agosto 10, 2008

PACE E GUERRA 

Nel giorno che dovrebbe simboleggiare “la pace” – magari impropriamente, ma ormai lo diamo per scontato – cioè all’atto dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino, il Mondo assiste impotente all’accensione di un nuovo focolaio di guerra, questa volta nell’estremo lembo orientale dell’Europa.

Come è mia consuetudine, partiamo dalla vicenda, anche se in questo caso non è facilissimo individuarla: due minuscole “enclave” (territori cioè abitati da gente che non è della stessa etnia dello Stato), l’Ossezia e l’Abkhazia, si ribellano alla Georgia e quest’ultima manda esercito, carri armati (quei pochi che ha) e aerei (pochi anch’essi) per fronteggiare l’insurrezione.

Come in tutte le guerre moderne, i veri attori non sono le forze che si fronteggiano, ma quelle che fomentano le operazioni e si schierano con l’uno o con l’altro: da una parte la Russia di Putin, acerrima nemica della Georgia (anche per ragioni economiche, leggi: gas) che sembra essere quella che sta "accorrendo" in aiuto dei “fratelli” dell’Ossezia e dell’Abkhazia (quante guerre si sono fatte per aiutare i fratelli che magari non chiedevano affatto di essere aiutati), bombardando la terra georgiana; dall’altra parte è da notare che l’occidente – Europa e Stati Uniti – che ancora non riescono a fidarsi della Russia, hanno spinto la Georgia ad essere intransigente con le due etnie in rivolta, il tutto soltanto….per dire cose diverse da quelle che dice Putin.

Per ora le forze in campo sono solo quelle del teatro regionale, in quanto sia l’Europa che l’America si limitano ad ammonire la Russia ad adottare prudenza nelle trattazione della vicenda; ma questa situazione non deve farci dormire sonni tranquilli, in quanto se diamo fuoco ad un lembo del bosco, è notorio che l’incendio fa presto a propagararsi.

Le ultime notizie ci annunciano che l’armata russa è entrata nell’Ossezia del Sud, sempre – come detto sopra – su richiesta dei fratelli di quel Paese: l’escalation che può portare questa mossa è difficilmente ipotizzabile e non è da escludere che i due Paesi passino a vie di fatto, se non altro di carattere ritorsivo sia per l’energia che per il gas.

Si diceva all’inizio che questa situazione nasce in un contesto di “pace” come è quello delle Olimpiadi di Pechino, dove si ritrovano radunati tutti gli attori della tragica vicenda: il comportamento è stereotipato, e comprende dichiarazioni di fuoco dei due contendenti principali – presenti a Pechino ai massimi livelli – e contemporanee strette di mano ad uso dei fotografi e delle telecamere.

E noi? Dico noi intendendo l’Italia, poiché parlare di posizione unitaria europea è solo un sogno: noi teniamo incrociate le dita e facciamo gli scongiuri, in quanto per il prossimo inverno ci riscalderemo – per il 35 per cento – con il gas russo che però ci arriva tramite un gasdotto che passa attraverso la Georgia; ce n’è a sufficienza per non stare affatto tranquilli!!

Un’ultima notazione: la stampa nostrana ci mostra le forze in campo, proprio come se fossimo già in presenza di un conflitto conclamato; ebbene, ai quasi 400 mila soldati russi, se ne contrappone meno di un decimo da parte georgiana e, contro i 23.000 carri armati russi, ne abbiamo poco più di 100 nell’altro campo, e ai 1.809 aerei russi si contrappongono appena 8 velivoli della Georgia: in campo ippico si direbbe che non c’è corsa!!


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