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martedì, agosto 12, 2008

RISPETTO PER LA VITA 

Più che passa il tempo e più ho la netta sensazione che il vecchio ma ancora valido “rispetto per la vita” - sia per la propria che per quella degli altri - vada sempre più scomparendo, in una nebbia fatta di incoscienza e di disinteresse per la vita, unico bene che noi possediamo che non sia ripristinabile, cioè una volta perduto, non resta che … farne a meno!!

La storia che vi sto per narrare – presa dalle cronache nostrane – è veramente esplicativa di quanto sopra ho affermato; la vicenda si svolge a Desio, una cittadina alle porte di Monza, dove una anziana – ma ancora assai prestante – signora di 77 anni, dopo essere uscita a fare delle spese in vari negozi, si dirige verso casa, camminando tranquillamente sul marciapiede e tenendo le due borse della spesa una per mano e la borsetta stretta al petto.

All’improvviso una moto con un giovane a bordo si è affiancata alla donna e il guidatore ha afferrato con forza la borsetta della malcapitata, tirando con violenza per fare in modo che lei lasciasse il manico; poiché l’anziana ha evidentemente opposto resistenza, il delinquente è sceso dalla moto e l’ha strattonata con sempre maggiore violenza fino a che la donna è caduta pesantemente sbattendo fortemente la testa sul selciato; a quel punto il malvivente si è impossessato delle due borse nelle quali c’erano varia merce acquistata e della borsetta contenente 800 euro ed i documenti, abbandonando la donna in un lago di sangue.

Soccorsa da alcuni passanti, la donna è stata portata al vicino ospedale ma non ce l’ha fatta ed è spirata poco dopo; i Carabinieri di Desio hanno immediatamente iniziato le indagini e sono riusciti a catturare il delinquente, un giovane di 31 anni, tossicodipendente, uscito di galera per effetto dell’indulto.

Fin qui la vicenda nuda e cruda, adesso vediamo di trarre qualche conclusione: certo che l’assassino, colui che non ha avuto il minimo rispetto per la vita umana troverà degli avvocati difensori che individueranno dieci, cento, mille cavilli per scansare dal loro assistito il massimo della pena, ma è proprio di questa che intendo parlare, anche se sono conscio di farmi soltanto dei nemici e di scrivere cose “politically incorrect”.

Il punto, a mio avviso, è nel titolo di questo post: il rispetto della vita; a questo proposito mi viene fatto di affermare che nei confronti di coloro che non hanno il minimo rispetto della vita altrui, non riesco a trovare neppure un motivo per cui uno Stato che amministra la giustizia in nome del suo popolo, dovrebbe avere rispetto per la “loro” vita; è una richiesta di ripristinare la pena di morte? Non è questo il punto, in quanto la pena da comminare potrebbe essere di vario genere, ma comunque dovrebbe essere di una tale esemplarità da rimanere negli annali della Giustizia, proprio perché non si possono trovare attenuanti né psicologiche e neppure familiari o sociali per chi non ha avuto rispetto della vita altrui ed ha ucciso una povera donna solo per appropriarsi di un po’ di denaro da spendere nella droga.

Ed invece le attenuanti si troveranno in maniera copiosa, si dirà che è stata la società a guastare il giovane (e in parte può essere anche vero) e, al massimo tra una diecina d’anni, sarà fuori, libero e con tutta la vita davanti, quella vita che hanno tolto alla povera donna.

Non ci dimentichiamo che “la pena”, oltre ad essere il giusto castigo per il reo, è anche il modo con cui il “vulnus” provocato dal delitto all’intera società, viene, almeno in parte, sanato: al di fuori di questo c’è la terra di nessuno, dove la civiltà va a farsi benedire.


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