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domenica, novembre 18, 2007

CRESCITA SOSTENIBILE 

Il termine “crescita sostenibile” è stato coniato dagli ambientalisti per significare uno sviluppo economico che non incida troppo sulle caratteristiche del nostro pianeta, insomma che non continui a fare i danni che ha fatto finora o, almeno, limiti questi danni il più possibile.

In questo mio intervento provo a rovesciare i termini del problema per vedere dove ci conduce questo ragionamento: anzitutto dobbiamo renderci ben conto che il nostro modello di sviluppo è basato su una crescita esponenziale; tale crescita è finora avvenuta sia in senso “orizzontale”, cioè con la scoperta di nuovi mercati, che in senso “verticale” cioè con la creazione di sempre nuovi prodotti.

Adesso, dopo che il mondo occidentale ha inglobato la Russia, la Cina, l’India e quasi tutti i Paesi del Terzo mondo, l’orizzontalità della crescita ha ormai scarsi margini di crescita a, dal canto suo, anche la creazione di nuovi prodotti ha un limite oltre il quale è impossibile andare.

Se mi date per buono questo assunto, dovete convenire con me che il nostro sistema (sia economico che politico) essendo basato sulla continua crescita esponenziale, nel momento in cui questa si ferma, è destinato ad implodere su se stesso e sarà quello che alcuni definiscono “il big bang economico”.

Cosa potrà avvenire dopo questa immane catastrofe non è facile prevederlo (almeno io non ci riesco); forse potremmo ipotizzare che un dopo neppure ci sia o sia un sostanziale regresso , del tipo di quello che avvenne in occasione della caduta dell’Impero romano: l’avvento del feudalesimo europeo con tutto quello che ne è conseguito sia sul piano storico che politico.

Forse potremmo riprendere a ragionare su basi diverse dall’imprescindibile sviluppo e rimettere l’uomo al centro dello sviluppo, facendogli riprendere il posto di preminenza che la tecnologia e, in concreto questo tipo di economia, gli ha tolto.

Però abbiamo un problema: l’attuale sistema economico sta diventando a livello planetario, perché ogni popolo anela ad arrivarci, anche quelli talmente arretrati che sanno bene quanti sacrifici in termini di risorse umane dovranno pagare.

E quindi se il sistema – che è planetario – implode e crea la catastrofe anche questa sarà planetaria e investirà non solo l’uomo, ma tutte le creature del pianeta.

Quindi, ed ecco che si ritorna all’origine di questo mio ragionamento, quando si chiede una “crescita sostenibile”, siamo ormai fuori tempo massimo: noi esseri umani dovremmo cominciare a lavorare fin da subito per una “decrescita” – anch’essa esponenziale come la crescita – inculcando nella gente l’idea che questo modo di vita ci condurrà ineluttabilmente verso una catastrofe; magari non accadrà alla nostra generazione ma alla prossima oppure a quella dopo, certo che qualcuno dovrà scontare le pecche di questo sviluppo disarmonico che non può produrre altro che lacrime.

Ma l’uomo non torna indietro nel suo “way of life”; solo un evento drammatico può rimescolare le carte e indurre il grande mazziere a ridarle in modo diverso: finora, nello scorrere della storia, gli sviluppi dell’umanità sono passati da periodiche guerre catastrofiche che hanno quasi sempre rimodellato il progresso; adesso è oltre mezzo secolo che non succede (per fortuna) un evento bellico nel mondo occidentale e questo ha portato lo sviluppo a espandersi in modo disordinato e senza alcun freno.

Possibile che l’uomo abbia bisogno di queste prove per correggersi??


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