giovedì, novembre 16, 2006
ZIBALDONE (scolastico) n.11/2006
In questo zibaldone ho aggiunto l’aggettivo “scolastico”, perché, pur riferendosi a due argomenti distinti e separati tra loro, hanno il comune denominatore dell’ambiente scolastico che in qualche modo li lega insieme.
Il PRIMO si riferisce alla vicenda della insegnante sorpresa con cinque alunni, in atteggiamento – come si diceva una volta – “inequivocabile”, nell’aula abbandonata dagli altri ragazzii che si trovavano nella Palestra a fare ginnastica.
Prima contraddizione, o meglio, circostanza sulla quale non si trova l’unanimità: a trovare la signorina – la possiamo chiamare anche per nome, dato che tutti i quotidiani lo hanno già sparato, a margine di interviste con la Gerardina – insieme ai cinque ragazzi (tra i 12 e i 15 anni) è stata una collega che ha ovviamente fornito tutti i particolari del caso: era nuda, era in questa posizione e si stava spupazzando tre ragazzi, mentre gli altri due erano a guardare.
Gerardina, in proposito, nega assolutamente di essersi svestita ed anzi afferma che quando la collega ha aperto la porta si trovava in piedi, vicino ad un armadietto, vestita da capo ai piedi e addirittura con il giubbotto addosso; nega quindi recisamente, oltre alla nudità, di avere avuto rapporti con i ragazzi e, in particolare, il rapporto orale che avrebbe denunciato la collega.
A chi credere? Non è facile districarsi in questa melma di affermazioni: certo che a prima vista ci chiediamo per quale motivo la collega di Gerardina avrebbe dovuto inventarsi una cosa del genere; però, nello stesso tempo, ci chiediamo per quale motivo Gerardina, nel caso di un improvviso infoiamento, avrebbe dovuto rinchiudersi con cinque ragazzini e non, invece, rimandare il tutto al pomeriggio e utilizzare cinque ometti.
Ho paura che la verità non salterà mai fuori, perché ormai si sta andando verso la mitizzazione della professoressa, ormai definita la prof a luci rosse (“mi ha detto che voleva diventare una pornostar”) e dell’alunno più grande, 15 anni, che agli occhi di tutta la scolaresca è diventato una sorta di eroe e sullo stile di Rodolfo Valentino si fa bello con “l’ho fatta morire quella lì”.
Il SECONDO argomento si riferisce ad un evento ben diverso, ma avvenuto anch’esso all’interno di una scuola: il filmato in cui una schiera di ragazzini colpisce e sbeffeggia uno studente down; il tutto, ripreso con la telecamera di un cellulare, è stato messo in rete ed è – a mio avviso – la massima espressione del dispregio che quei ragazzi hanno nei confronti del loro collega, colpito da tale malattia.
Si cercano i colpevoli, forse si individueranno (sembra sia una scuola di Torino), ma nessuno di loro sconterà un bel niente; sapete qual è stata la soluzione che qualcuno ha proposto? Aboliamo l’uso dei cellulari a scuola!
Sapete, vero, che questo aggeggi sono fortemente voluti dai genitori e che averlo più nuovo e con maggiori capacità d’azione è uno status symbol non per il ragazzo ma per la famiglia??!
E quindi come si può pensare che la mamma ed il papà di questi signorini acconsentano a togliere il telefonino nel momento in cui il ragazzo entra a scuola?Allora se non possiamo togliere il telefonino, sentite quale pena propongo: per l’intero anno scolastico, tutti i sabati e tutte le domeniche i responsabili del fattaccio vengano costretti ad andare in una comunità down a lavare, pulire e smerdare i ragazzini – come loro – che non lo possono fare da soli; vediamo se a questo i genitori sono d’accordo.
Il PRIMO si riferisce alla vicenda della insegnante sorpresa con cinque alunni, in atteggiamento – come si diceva una volta – “inequivocabile”, nell’aula abbandonata dagli altri ragazzii che si trovavano nella Palestra a fare ginnastica.
Prima contraddizione, o meglio, circostanza sulla quale non si trova l’unanimità: a trovare la signorina – la possiamo chiamare anche per nome, dato che tutti i quotidiani lo hanno già sparato, a margine di interviste con la Gerardina – insieme ai cinque ragazzi (tra i 12 e i 15 anni) è stata una collega che ha ovviamente fornito tutti i particolari del caso: era nuda, era in questa posizione e si stava spupazzando tre ragazzi, mentre gli altri due erano a guardare.
Gerardina, in proposito, nega assolutamente di essersi svestita ed anzi afferma che quando la collega ha aperto la porta si trovava in piedi, vicino ad un armadietto, vestita da capo ai piedi e addirittura con il giubbotto addosso; nega quindi recisamente, oltre alla nudità, di avere avuto rapporti con i ragazzi e, in particolare, il rapporto orale che avrebbe denunciato la collega.
A chi credere? Non è facile districarsi in questa melma di affermazioni: certo che a prima vista ci chiediamo per quale motivo la collega di Gerardina avrebbe dovuto inventarsi una cosa del genere; però, nello stesso tempo, ci chiediamo per quale motivo Gerardina, nel caso di un improvviso infoiamento, avrebbe dovuto rinchiudersi con cinque ragazzini e non, invece, rimandare il tutto al pomeriggio e utilizzare cinque ometti.
Ho paura che la verità non salterà mai fuori, perché ormai si sta andando verso la mitizzazione della professoressa, ormai definita la prof a luci rosse (“mi ha detto che voleva diventare una pornostar”) e dell’alunno più grande, 15 anni, che agli occhi di tutta la scolaresca è diventato una sorta di eroe e sullo stile di Rodolfo Valentino si fa bello con “l’ho fatta morire quella lì”.
Il SECONDO argomento si riferisce ad un evento ben diverso, ma avvenuto anch’esso all’interno di una scuola: il filmato in cui una schiera di ragazzini colpisce e sbeffeggia uno studente down; il tutto, ripreso con la telecamera di un cellulare, è stato messo in rete ed è – a mio avviso – la massima espressione del dispregio che quei ragazzi hanno nei confronti del loro collega, colpito da tale malattia.
Si cercano i colpevoli, forse si individueranno (sembra sia una scuola di Torino), ma nessuno di loro sconterà un bel niente; sapete qual è stata la soluzione che qualcuno ha proposto? Aboliamo l’uso dei cellulari a scuola!
Sapete, vero, che questo aggeggi sono fortemente voluti dai genitori e che averlo più nuovo e con maggiori capacità d’azione è uno status symbol non per il ragazzo ma per la famiglia??!
E quindi come si può pensare che la mamma ed il papà di questi signorini acconsentano a togliere il telefonino nel momento in cui il ragazzo entra a scuola?Allora se non possiamo togliere il telefonino, sentite quale pena propongo: per l’intero anno scolastico, tutti i sabati e tutte le domeniche i responsabili del fattaccio vengano costretti ad andare in una comunità down a lavare, pulire e smerdare i ragazzini – come loro – che non lo possono fare da soli; vediamo se a questo i genitori sono d’accordo.