giovedì, agosto 05, 2004
E in Irak c'è qualcosa di nuovo?
Diciamo subito che non è cambiato molto. Si è formato il nuovo governo irakeno, in esso sono rappresentate le varie etnie e le varie religioni presenti nel paese, ma tutto questo non ha fermato i terroristi e gli integralisti religiosi.
Le tattiche di questi gruppuscoli (c’è Al Qeda alle spalle?) si sviluppano in due settori: il primo consiste nel lancio di autobombe imbottite di tritolo e guidate da kamikaze verso gruppi di irakeni in attesa di essere assunti nelle nuove formazioni di polizia e nel nuovo esercito.
Con questi attentati si vuole affermare che niente può tornare alla normalità senza che gli integralisti ci mettano bocca; insomma guai a chi partecipa alla ricostruzione del paese in questo tormentato dopo Saddam.
Il secondo sistema usato dai terroristi consiste nel rapire cittadini di nazioni che hanno truppe dislocate in Irak e che si trovano in Irak per lavoro (autisti di camion i più rapiti), quindi assolutamente al di fuori del contingente di truppe, e rivolgersi al governo del paese del malcapitato, chiedendo l’allontanamento immediato delle truppe dall’Irak per riavere vivo il rapito.
In genere se ne rapiscono due e – dopo averne ucciso uno – si lancia l’ultimatum con un video sempre uguale che viene trasmesso dalla TV Al Arabjia. Per il momento ha funzionato con le Filippine che se ne sono andati prontamente e i terroristi hanno rilasciato l’ostaggio.
In questo contesto di estrema violenza si registrano degli attentati anche verso i cristiani (cattolici e protestanti) e in particolare verso le Chiese, prese di mira durante le ore rivolte al culto.
Finora si erano limitati a farsi la guerra tra i vari gruppi di islamici (sunniti, sciiti, ed altro), mentre adesso sembra comparire un nuovo bersaglio sotto forma delle altre religioni (per loro sono tutti “infedeli”).
E’ indubbio che l’azione militare in Irak ha avuto come effetto di scoperchiare un pentolone che soltanto Saddam, con le violenze, i genocidi, le gassazioni, eccetera, riusciva a tenere sotto controllo.
Ma dall’ammettere questo a “glorificare” il prode Saddam per l’azione di controllo delle varie etnie e religioni ce ne corre. Eppure è quanto mi è capitato di leggere in un articolo a firma di un noto giornalista “sinistrese” che parrebbe quasi invocare il ritorno del rais al potere. Siamo tutti (o quasi) d’accordo che l’invasione irakena è stata costellata da numerosi errori soprattutto strategici, ma il problema di fondo – cioè la figura del sanguinario dittatore – resta immutato e non ammette discussioni. Resta aperto invece il problema di come fare a finirla!
Dello stesso giornalista avevo letto giorni addietro un altro pezzo che per la verità si occupava d’altro ovvero del “suo” reddito che per il 2003 ammontava a 250.000 Euro e sul quale era costretto a pagare le tasse (circa il 50%) ed era tutto incavolato perché non poteva evadere come invece era permesso a tanti altri.
Lui forse non ci ha badato, ma io ha fatto due conti e con i restanti 125/mila euro (pari in vecchie lirette a 250/milioni) mi sembra che se ne faccia di cose; anzi voglio battere il record della demagogia, ma non mi voglio privare di fare un certo conteggio: in pratica il nostro “sinistro” giornalista guadagna quanto dieci percettori di ottimi stipendi (cioè 25/milioni l’anno e quindi un po’ di più di 2/milioni al mese); non c’è da lamentarsi!
Mi direte: ma che c’entra con Saddam? Niente, è solo un accostamento di firma del pezzo e mi serve per ribadire che, come diceva mio nonno, l’ideale è essere di sinistra e guadagnare tanti soldi, o viceversa!
Le tattiche di questi gruppuscoli (c’è Al Qeda alle spalle?) si sviluppano in due settori: il primo consiste nel lancio di autobombe imbottite di tritolo e guidate da kamikaze verso gruppi di irakeni in attesa di essere assunti nelle nuove formazioni di polizia e nel nuovo esercito.
Con questi attentati si vuole affermare che niente può tornare alla normalità senza che gli integralisti ci mettano bocca; insomma guai a chi partecipa alla ricostruzione del paese in questo tormentato dopo Saddam.
Il secondo sistema usato dai terroristi consiste nel rapire cittadini di nazioni che hanno truppe dislocate in Irak e che si trovano in Irak per lavoro (autisti di camion i più rapiti), quindi assolutamente al di fuori del contingente di truppe, e rivolgersi al governo del paese del malcapitato, chiedendo l’allontanamento immediato delle truppe dall’Irak per riavere vivo il rapito.
In genere se ne rapiscono due e – dopo averne ucciso uno – si lancia l’ultimatum con un video sempre uguale che viene trasmesso dalla TV Al Arabjia. Per il momento ha funzionato con le Filippine che se ne sono andati prontamente e i terroristi hanno rilasciato l’ostaggio.
In questo contesto di estrema violenza si registrano degli attentati anche verso i cristiani (cattolici e protestanti) e in particolare verso le Chiese, prese di mira durante le ore rivolte al culto.
Finora si erano limitati a farsi la guerra tra i vari gruppi di islamici (sunniti, sciiti, ed altro), mentre adesso sembra comparire un nuovo bersaglio sotto forma delle altre religioni (per loro sono tutti “infedeli”).
E’ indubbio che l’azione militare in Irak ha avuto come effetto di scoperchiare un pentolone che soltanto Saddam, con le violenze, i genocidi, le gassazioni, eccetera, riusciva a tenere sotto controllo.
Ma dall’ammettere questo a “glorificare” il prode Saddam per l’azione di controllo delle varie etnie e religioni ce ne corre. Eppure è quanto mi è capitato di leggere in un articolo a firma di un noto giornalista “sinistrese” che parrebbe quasi invocare il ritorno del rais al potere. Siamo tutti (o quasi) d’accordo che l’invasione irakena è stata costellata da numerosi errori soprattutto strategici, ma il problema di fondo – cioè la figura del sanguinario dittatore – resta immutato e non ammette discussioni. Resta aperto invece il problema di come fare a finirla!
Dello stesso giornalista avevo letto giorni addietro un altro pezzo che per la verità si occupava d’altro ovvero del “suo” reddito che per il 2003 ammontava a 250.000 Euro e sul quale era costretto a pagare le tasse (circa il 50%) ed era tutto incavolato perché non poteva evadere come invece era permesso a tanti altri.
Lui forse non ci ha badato, ma io ha fatto due conti e con i restanti 125/mila euro (pari in vecchie lirette a 250/milioni) mi sembra che se ne faccia di cose; anzi voglio battere il record della demagogia, ma non mi voglio privare di fare un certo conteggio: in pratica il nostro “sinistro” giornalista guadagna quanto dieci percettori di ottimi stipendi (cioè 25/milioni l’anno e quindi un po’ di più di 2/milioni al mese); non c’è da lamentarsi!
Mi direte: ma che c’entra con Saddam? Niente, è solo un accostamento di firma del pezzo e mi serve per ribadire che, come diceva mio nonno, l’ideale è essere di sinistra e guadagnare tanti soldi, o viceversa!