venerdì, agosto 06, 2004
Ci risiamo con il "caro-petrolio"
Come se fossero scadenze preordinate, ogni tot numero di mesi si scatena la paura del “caro-petrolio” e la benzina s’impenna sull’onda di certi numerini che a Londra e a New York indicano – badate bene - il prezzo dei ”futures” del greggio espresso in dollari per barile (attualmente si oscilla tra i 40 e i 44). Ma tutto questo che significa?
Anzitutto il termine “futures” indica che si tratta di contratti che andranno a concretizzarsi dopo un certo tempo (in genere 90 giorni) e che quindi con gli aumenti attuali del prezzo della benzina non c’entrano niente se non a livello previsionale.
Andiamo avanti e vediamo quali sono le ragioni che i mass-media portano per tali aumenti: primo la crisi “Yukos”, intendendo il gigante petrolifero russo che ha grossi problemi con lo stato; in pratica sembra di assistere ad una lotta tra Putin e il magnate russo Khodorkovski: per ora tutti i round sono stati vinti dal capo del Cremino che è riuscito a mettere addirittura il nemico in manette con l’accusa di frode fiscale e, ultima mossa, a bloccare tutti i conti correnti dell’azienda. Vedremo come va a finire, comunque si tratta di un 2% sul totale!
Seconda motivazione: l’incremento del fabbisogno cinese che alle sue biciclette sta sostituendo delle automobili, le quali ovviamente – a differenza delle prime – usano benzina; se pensiamo che stiamo parlando di un miliardo e mezzo di autoveicoli che dovranno entrare in uso quanto prima c’è da spaventarsi. Anche qui non ci resta che stare a vedere come va a finire!
Terza motivazione: gli attentati dei terroristi all’oleodotto irakeno che, un giorno si ed uno no, blocca il flusso dell’esportazione di petrolio che è faticosamente ripresa da qualche mese a seguito dell’abolizione dell’embargo.
A corollario di tutto ciò, un celebre geologo inglese annuncia che dal 2007 il petrolio comincerà a scarseggiare, dato che non si tratta di una materia prima “eterna” bensì di una risorsa che non si riforma e quindi destinata – prima o poi – ad esaurirsi.
Mi sembrerebbe che sarebbe opportuna una informazione di qualità da parte delle varie nazioni, con riferimento ai singoli popoli; in questa informazione dovrebbero essere dettagliate tutte le problematiche che a breve interesseranno il famoso oro nero; ma dovrebbe esserci anche la situazione attuale degli studi che – voglio sperare – tutti i paesi stanno portando avanti per affrancarsi dalla schiavitù petrolifera.
In concreto, sarebbe interessante conoscere quali progetti sono in fase avanzata di sperimentazione per raggiungere le cosiddette energie alternative nei singoli comparti: i trasporti (auto, treni, autobus, aerei, ecc.), il fabbisogno delle industrie (energie di vario genere che servono per la produzione), il riscaldamento (dei singoli individui e delle aziende), il condizionamento, che ormai ha preso piede in modo impressionante.
A tutte queste situazioni mi aspetterei che un consesso di nazioni (l’O.N.U. ? oppure la comunità europea, che così farebbe qualcosa di utile?) fornisse ai circa sei miliardi di persone che abitano questo mondo un ventaglio di aspettative.
Chiedo troppo?
Anzitutto il termine “futures” indica che si tratta di contratti che andranno a concretizzarsi dopo un certo tempo (in genere 90 giorni) e che quindi con gli aumenti attuali del prezzo della benzina non c’entrano niente se non a livello previsionale.
Andiamo avanti e vediamo quali sono le ragioni che i mass-media portano per tali aumenti: primo la crisi “Yukos”, intendendo il gigante petrolifero russo che ha grossi problemi con lo stato; in pratica sembra di assistere ad una lotta tra Putin e il magnate russo Khodorkovski: per ora tutti i round sono stati vinti dal capo del Cremino che è riuscito a mettere addirittura il nemico in manette con l’accusa di frode fiscale e, ultima mossa, a bloccare tutti i conti correnti dell’azienda. Vedremo come va a finire, comunque si tratta di un 2% sul totale!
Seconda motivazione: l’incremento del fabbisogno cinese che alle sue biciclette sta sostituendo delle automobili, le quali ovviamente – a differenza delle prime – usano benzina; se pensiamo che stiamo parlando di un miliardo e mezzo di autoveicoli che dovranno entrare in uso quanto prima c’è da spaventarsi. Anche qui non ci resta che stare a vedere come va a finire!
Terza motivazione: gli attentati dei terroristi all’oleodotto irakeno che, un giorno si ed uno no, blocca il flusso dell’esportazione di petrolio che è faticosamente ripresa da qualche mese a seguito dell’abolizione dell’embargo.
A corollario di tutto ciò, un celebre geologo inglese annuncia che dal 2007 il petrolio comincerà a scarseggiare, dato che non si tratta di una materia prima “eterna” bensì di una risorsa che non si riforma e quindi destinata – prima o poi – ad esaurirsi.
Mi sembrerebbe che sarebbe opportuna una informazione di qualità da parte delle varie nazioni, con riferimento ai singoli popoli; in questa informazione dovrebbero essere dettagliate tutte le problematiche che a breve interesseranno il famoso oro nero; ma dovrebbe esserci anche la situazione attuale degli studi che – voglio sperare – tutti i paesi stanno portando avanti per affrancarsi dalla schiavitù petrolifera.
In concreto, sarebbe interessante conoscere quali progetti sono in fase avanzata di sperimentazione per raggiungere le cosiddette energie alternative nei singoli comparti: i trasporti (auto, treni, autobus, aerei, ecc.), il fabbisogno delle industrie (energie di vario genere che servono per la produzione), il riscaldamento (dei singoli individui e delle aziende), il condizionamento, che ormai ha preso piede in modo impressionante.
A tutte queste situazioni mi aspetterei che un consesso di nazioni (l’O.N.U. ? oppure la comunità europea, che così farebbe qualcosa di utile?) fornisse ai circa sei miliardi di persone che abitano questo mondo un ventaglio di aspettative.
Chiedo troppo?