sabato, marzo 13, 2004
The days after
I giorni che seguono un evento così drammatico come quello di Madrid, sono caratterizzati da alcuni aspetti peculiari della psicologia dell’individuo singolo e della massa.
Facciamo un esempio: gli islamici di Bin Laden – unici rivendicatori dell’attentato – insistono su quello che seguirà l’evento: ora tocca agli U.SA.A. ed all’Italia (suo lacché in Irak) a pagare con la vita dei suoi concittadini; le esatte frasi sono: “seguirà il vento della morte nera negli USA” e “il fumo dello squadrone della morte in Italia”.
Permettete che ci giri le palle!
Ma non basta, perché la paura – che poi è quello che vogliono ingenerare – nei confronti di un nemico invisibile, induce alla paranoia più subdola; ed allora comincia l’ansia, a livello individuale, e la paura di massa a livello di comunità.
Tutto questo che è quasi peggio di una bomba, durerà fintanto che i mezzi di comunicazione di massa continueranno a fare cassa di risonanza nei confronti delle farneticazioni dei terroristi, i quali non hanno neppure bisogno di organizzare attentati, poiché le loro torbide finalità l’hanno già raggiunte.
Poi quando il battage tende a smorzarsi, ne faranno un altro e tutto ricomincerà da capo!
E’ ovvio che per quanto mi riguarda, ma sono certo che è tipico di quasi tutti noi “spiriti semplici”, ogniqualvolta incrocio uno “scuro” lui è per me un terrorista; ovvio che non è vero e magari è un onesto lavoratore che è venuto in Italia a “darci una mano per la nostra economia”, però è così.
Se poi gli “scuri” che incrocio sono più d’uno la paura aumenta in maniera esponenziale; e magari, come sopra, sono degli innocui giovanotti che vanno in giro allegramente per cercare di divertirsi.
Come possiamo liberare la nostra “mente bacata” da tale forma di paranoia?
E’ difficile a dirsi, specie perché non è ipotizzabile di mettere la sordina a giornali e televisioni che fanno il loro mestiere e, aggiungerei, il loro dovere. E poi non sarebbe giusto!
Qualcosa però dobbiamo inventarci “per sopravvivere”: a me non viene in mente nient’altro che quanto ho già avuto modo di esporre dettagliatamente in articoli su queste pagine web risalenti al novembre scorso e di ribadire ogni volta che accadono tragedie del genere.
Si tratta come è noto di una presa d’atto che questa forma di promiscuità non è più sostenibile e quindi, pur con grande rincrescimento per gli “innocenti che non c’entrano niente” (come i pendolari dei treni spagnoli?!) dobbiamo procedere ad una netta divisione: gli “scuri” se ne tornano a casina loro e noi, pur con la morte nel cuore, faremo a meno del loro contributo per la nostra economia e quindi avremo una violenta impennata dei prezzi, con tutte le conseguenze prevedibili, ma almeno non verremo assaliti da crisi di panico alla vista di uno che è appena tornato dal mare ed è quindi un po’ più scuro del normale.
Se poi invece vogliamo continuare a masturbarci la mente con i discorsi del tipo “la colpa è degli U.S.A., gli arabi lottano contro di loro, costringiamo l’America a cambiare politica”, facciamo pure, ma sappiamo che è pura utopia credere che una cacata di mosca come l’Italia sia in grado di far cambiare politica all’America.
Facciamo un esempio: gli islamici di Bin Laden – unici rivendicatori dell’attentato – insistono su quello che seguirà l’evento: ora tocca agli U.SA.A. ed all’Italia (suo lacché in Irak) a pagare con la vita dei suoi concittadini; le esatte frasi sono: “seguirà il vento della morte nera negli USA” e “il fumo dello squadrone della morte in Italia”.
Permettete che ci giri le palle!
Ma non basta, perché la paura – che poi è quello che vogliono ingenerare – nei confronti di un nemico invisibile, induce alla paranoia più subdola; ed allora comincia l’ansia, a livello individuale, e la paura di massa a livello di comunità.
Tutto questo che è quasi peggio di una bomba, durerà fintanto che i mezzi di comunicazione di massa continueranno a fare cassa di risonanza nei confronti delle farneticazioni dei terroristi, i quali non hanno neppure bisogno di organizzare attentati, poiché le loro torbide finalità l’hanno già raggiunte.
Poi quando il battage tende a smorzarsi, ne faranno un altro e tutto ricomincerà da capo!
E’ ovvio che per quanto mi riguarda, ma sono certo che è tipico di quasi tutti noi “spiriti semplici”, ogniqualvolta incrocio uno “scuro” lui è per me un terrorista; ovvio che non è vero e magari è un onesto lavoratore che è venuto in Italia a “darci una mano per la nostra economia”, però è così.
Se poi gli “scuri” che incrocio sono più d’uno la paura aumenta in maniera esponenziale; e magari, come sopra, sono degli innocui giovanotti che vanno in giro allegramente per cercare di divertirsi.
Come possiamo liberare la nostra “mente bacata” da tale forma di paranoia?
E’ difficile a dirsi, specie perché non è ipotizzabile di mettere la sordina a giornali e televisioni che fanno il loro mestiere e, aggiungerei, il loro dovere. E poi non sarebbe giusto!
Qualcosa però dobbiamo inventarci “per sopravvivere”: a me non viene in mente nient’altro che quanto ho già avuto modo di esporre dettagliatamente in articoli su queste pagine web risalenti al novembre scorso e di ribadire ogni volta che accadono tragedie del genere.
Si tratta come è noto di una presa d’atto che questa forma di promiscuità non è più sostenibile e quindi, pur con grande rincrescimento per gli “innocenti che non c’entrano niente” (come i pendolari dei treni spagnoli?!) dobbiamo procedere ad una netta divisione: gli “scuri” se ne tornano a casina loro e noi, pur con la morte nel cuore, faremo a meno del loro contributo per la nostra economia e quindi avremo una violenta impennata dei prezzi, con tutte le conseguenze prevedibili, ma almeno non verremo assaliti da crisi di panico alla vista di uno che è appena tornato dal mare ed è quindi un po’ più scuro del normale.
Se poi invece vogliamo continuare a masturbarci la mente con i discorsi del tipo “la colpa è degli U.S.A., gli arabi lottano contro di loro, costringiamo l’America a cambiare politica”, facciamo pure, ma sappiamo che è pura utopia credere che una cacata di mosca come l’Italia sia in grado di far cambiare politica all’America.