venerdì, marzo 12, 2004
I bastardi del terrore
Vedendo le tragiche immagini di Madrid, con quei corpi straziati e quei poveri oggetti abbandonati per terra (borse, scarpe, vesti, ecc) il cuore si stringe in una sensazione di impotenza, di furia cieca e di paura indeterminata (ho sentito alla radio che in Italia alcune persone non sono riuscite a dormire stanotte).
Le piste seguite dagli investigatori sono due: i baschi dell’ETA e il “solito” Osama Bin Laden; i primi perché ormai di casa nel campo del terrorismo madrileno, il secondo in virtù di una rivendicazione fatta ad un giornale londinese e per il ritrovamento nei pressi dei luoghi teatro degli attentati di un camioncino con esplosivo e un libretto di versetti islamici.
Per il terrorismo basco, nessun commento da uno come me che se ne intende poco della situazione sul campo; l’unica cosa da dire è che i terroristi colpiscono in Spagna e si rifugiano in Francia, dove sono protetti dagli stessi “compagnucci” che hanno protetto il nostro Cesare Battisti.
Per il vecchio Osama, a parte un enorme colpo di fortuna nel catturarlo (ammesso che sia sufficiente per far cessare il terrore), si ritorna a quanto già da me scritto su queste stesse pagine nel novembre scorso: l’occidente, se si considera etnicamente vincitore nei confronti degli arabi che stanno cercando la rivincita, deve prendere tutti gli “scuri” e rimandarli coattivamente a casa propria o comunque fuori dalle palle.
Così facendo, a parte ogni altra considerazione di sicurezza, si verrebbe ad attenuare quel senso di paura incontrollabile che prende la brava gente, quella che ci va sempre di mezzo, quella che non sa niente di strategie del terrore, quella che non gli interessa la situazione petrolifera mondiale, ma al massimo il prezzo della benzina per la propria utilitaria comprata a rate. Perché ricordiamoci bene che nei treni presi di mira a Madrid non c’è Aznar o Berlusconi ne tanto meno Bush, ma ci sono soltanto persone che stavano andando a lavorare per tirare avanti il meglio possibile, gente normale che neppure sa chi è Osama.
Nella farneticante rivendicazione di ieri al quotidiano di lingua araba che si stampa a Londra, i prodi terroristi, dopo essersi vantati del “bel gesto” di Nassirya, puntano il dito anche sull’Italia rea di aver collaborato all’invasione dell’IraK (come se glie ne fregasse qualcosa a Osama di Saddam).
Potrebbe anche darsi che i due gruppi terroristi si fossero fusi per l’occasione, realizzando un link micidiale di bastardi pronti a tutto alla faccia di tutti.
Questa sensazione di pericolo incombente è quanto di più deleterio per tutti noi: sembra di vivere in attesa dell’evento traumatico che riteniamo imminente e qui il nostro senso paranoico fa il resto.
Certo non è un bel vivere! Riflettete gente, riflettete!
Le piste seguite dagli investigatori sono due: i baschi dell’ETA e il “solito” Osama Bin Laden; i primi perché ormai di casa nel campo del terrorismo madrileno, il secondo in virtù di una rivendicazione fatta ad un giornale londinese e per il ritrovamento nei pressi dei luoghi teatro degli attentati di un camioncino con esplosivo e un libretto di versetti islamici.
Per il terrorismo basco, nessun commento da uno come me che se ne intende poco della situazione sul campo; l’unica cosa da dire è che i terroristi colpiscono in Spagna e si rifugiano in Francia, dove sono protetti dagli stessi “compagnucci” che hanno protetto il nostro Cesare Battisti.
Per il vecchio Osama, a parte un enorme colpo di fortuna nel catturarlo (ammesso che sia sufficiente per far cessare il terrore), si ritorna a quanto già da me scritto su queste stesse pagine nel novembre scorso: l’occidente, se si considera etnicamente vincitore nei confronti degli arabi che stanno cercando la rivincita, deve prendere tutti gli “scuri” e rimandarli coattivamente a casa propria o comunque fuori dalle palle.
Così facendo, a parte ogni altra considerazione di sicurezza, si verrebbe ad attenuare quel senso di paura incontrollabile che prende la brava gente, quella che ci va sempre di mezzo, quella che non sa niente di strategie del terrore, quella che non gli interessa la situazione petrolifera mondiale, ma al massimo il prezzo della benzina per la propria utilitaria comprata a rate. Perché ricordiamoci bene che nei treni presi di mira a Madrid non c’è Aznar o Berlusconi ne tanto meno Bush, ma ci sono soltanto persone che stavano andando a lavorare per tirare avanti il meglio possibile, gente normale che neppure sa chi è Osama.
Nella farneticante rivendicazione di ieri al quotidiano di lingua araba che si stampa a Londra, i prodi terroristi, dopo essersi vantati del “bel gesto” di Nassirya, puntano il dito anche sull’Italia rea di aver collaborato all’invasione dell’IraK (come se glie ne fregasse qualcosa a Osama di Saddam).
Potrebbe anche darsi che i due gruppi terroristi si fossero fusi per l’occasione, realizzando un link micidiale di bastardi pronti a tutto alla faccia di tutti.
Questa sensazione di pericolo incombente è quanto di più deleterio per tutti noi: sembra di vivere in attesa dell’evento traumatico che riteniamo imminente e qui il nostro senso paranoico fa il resto.
Certo non è un bel vivere! Riflettete gente, riflettete!