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giovedì, gennaio 23, 2014

RENZI COMINCIA A RISCHIARE 



Con  l’elezione alla segreteria politica del PD, il giovane Matteo Renzi è automaticamente passato dalla stagione del “dire” a quella del “fare”, con tutti i rischi che questo comporta. E se fallisce in qualcuna delle cose che si è impegnato a “fare”, il suo appeal diminuisce e i suoi tanti avversari politici gli piombano alle spalle per sbranarlo senza pietà: purtroppo così è la politica, per lo meno dalle nostre parti.
Il primo problema è senza dubbio quello della legge elettorale, sul quale Renzi ci ha messo la faccia arrivando a ricercare un “pericoloso” accordo anche con il “nemico di tutti”Silvio Berlusconi. Questo perché il bravo Matteo è conscio che un mancato accordo non potrebbe imputarlo al “solito” Letta, ma si tradurrebbe in una figuraccia.
Del resto, la Corte Costituzionale, nel trasmettere le motivazioni  della bocciatura del “porcellum”, ha di fatto rimesso in vita il sistema proporzionale e – sia pure per ragioni diverse – l’idea di votare con questo sistema piace a Grillo, a Casini e alla parte centrista del PD, nonché alla Lega Nord di Salvini e sotto sotto anche a Berlusconi.
I margini per condurre una trattativa con i partiti si sono assottigliati e perciò Renzi si è visto costretto a ripartire dalla maggioranza, pur sapendo benissimo che un accordo concluso soltanto all’interno degli angusti confini dell’attuale maggioranza cosiddetta delle larghe intese, lo esporrebbe al fuoco di fila dei tanti franchi tiratori che si eserciterebbero al tir a segno nelle aule parlamentari.
E quindi, dopo aver assicurato a mezzo stampa che un nuovo sistema avrebbe visto la luce entro un mese, si corre il rischio che il 27 gennaio – giorno fissato per la verifica – la Camera dei Deputati si riunisca per votare una legge che ancora non esiste, con le conseguenze che è facile immaginare.
Un altro rischio, forse minore perché gestibile all’interno del suo partito,  Renzi lo corre sulla cosiddetta “questione morale”; infatti, dopo aver elogiato il passo indietro del ministro Josefa Idem chiedendo di fare altrettanto alla De Girolamo, ha scoperto che un membro della sua segreteria, a lui particolarmente fedele, Davide Faraone, è inquisito per peculato nella vicenda che riguarda l’utilizzo dei fondi attribuiti ai gruppi regionali siciliani. L’interessato invoca la presunzione d’innocenza, atteggiamento che Renzi finora non ha rispettato con gli altri.
I “nemici”potrebbero invocare il “dioppiopesismo” del segretario, chiedendogli di dimettersi subito qualora non riesca a dimostrarsi, almeno mediaticamente, estraneo all’accusa. In ogni caso resterebbe un’ombra da cui scaturisce un concetto che in politica assume valore: la consapevolezza che la questione morale non è monopolio di nessuno e che nessuno può ergersi al di sopra degli altri.
Comunque sia, su quest’ultimo aspetto, se diamo per buono che un uomo politico, al minimo schizzo di fango che gli piomba addosso dovrebbe dimettersi e cambiare mestiere, il Parlamento e quasi tutti i Consigli regionali, provinciali e comunali, resterebbero sgombri dai loro eletti.
D’altro canto resta valido il concetto che un uomo pubblico non solo deve essere onesto, ma anche apparire tale e quindi non dovrebbe essere neppure sfiorato dal benché minimo sospetto sulla propria integrità; e se non si fa così, si dà la stura a situazioni in cui si dice che “il mio è meno colpevole del tuo” oppure  “il tuo è meno innocente del mio”.
E questo ci porta lontano, molto lontano da quello che succede oggi, addirittura a quello che “succedeva ieri” e che tutti hanno rinnegato!!

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