martedì, gennaio 08, 2013
POSSIAMO ESSERE OTTIMISTI?
Io ho un’età in cui l’ottimismo è una cosa
rarissima, ma ciononostante nutro qualche speranza per il nostro futuro del
Mondo. Probabilmente sbaglio!!
Per quanto ci riguarda, partiamo da un fatto
specifico che - sia pure non potendosi
definire “emblematico” – la dice lunga sulla nostra situazione; ho già parlato
del rapporto tra i bambini e Babbo Natale e sulle loro richieste di “regali”
utili e non di giocattoli; ebbene, le letterine inviate al vecchio dalla barba
bianca si rifanno a situazioni di indigenza e di dolore.
Sentitene alcune: “vorrei un po’ di felicità
per tutti i bambini che soffrono nel Mondo”; in questo caso la richiesta è
generica, anche se sentimentalmente rilevante e quindi ci interessa meno di
quella che segue: “vorrei che la mia mamma trovasse un lavoro”; questa lettera
non è generica, ma è scritta sulla pelle di una bambina che sta soffrendo per
l’indigenza che si respira nella sua casa, dove la madre – forse rimasta sola –
è addirittura senza lavoro.
E mentre noi adulti sappiamo bene che Babbo
Natale non può niente per queste situazioni, sappiamo altrettanto bene che in
uno Stato civile e facente parte dei primi dieci “più industrializzati del
Mondo”, queste cose dovrebbero essere risolte dallo Stato, quello stesso
organismo che vediamo impegnato in contumelie contro gli avversari, in
affermazione di grande responsabilità (teorica) e soprattutto impegnato a
discettare su una specie di Tavola dei Comandamenti: l’Agenda Monti, nella
quale non c’è assolutamente scritto che finalmente si comincerà a fare pagare
più tasse ai ricchi e meno alla classe media e meno ancora agli indigenti.
Questa affermazione la troviamo in ciò che è
successo in America, dove Obama è riuscito a raddrizzare la situazione del Debito
Pubblico, aumentando – neppure troppo vertiginosamente (+ 4,6%) – le tasse ai
super ricchi che guadagnano 400 (singolarmente) o 450 mila dollari (per
l’intera famiglia).
Il concetto che emerge dal modo di affrontare
il problema da parte di Obama è molto semplice, forse troppo semplice per i
nostri politici: risanare un debito attingendo laddove le sostanze sono assai
cospicue e dove, quindi, un maggior drenaggio non influirà sulla vita dei
fortunati possessori di tali sostanze.
E contemporaneamente assicurare coloro che
con il proprio lavoro – corrente o passato – vive dignitosamente ma senza
sfarzi, che vengono esentati da questo prelievo forzoso e quindi possono
continuare la loro vita economica allo stesso modo di come l’hanno condotta
fino ad ora.
Così facendo, sia i super ricchi, toccati non in modo decisivo, sia la classe media, assolutamente non
intaccata nel proprio reddito, possono continuare ad aiutare il ciclo virtuoso produzione/commercio/impiego,
ciclo che se non riceve l’apporto di una classe media forte e numerosa, entra
in crisi e il primo a risentirne è sicuramente l’impiego, inteso come
fuoruscita dal mondo del lavoro con conseguente disoccupazione e accesso ai
sussidi che gravano sullo Stato, cioè sul debito pubblico.
Non mi sembra che questa ipotesi sia al di
sopra della comprensione dei nostri politici/economisti; quindi se non ci sono
approdati, significa una cosa sola: “devono” difendere proprio coloro che Obama
ha colpito in esclusiva, perché è proprio dai supero ricchi che discendono le
loro possibilità di fare carriera e di intascare più soldi, soldi, ovviamente,
di noi tutti e non dei ricchi.
Questo è il perché non mi posso dichiarare
ottimista; forse sbaglio?