martedì, novembre 06, 2012
LA BUFERA DELLE PROVINCE
Il Governo sembra avere deciso l’impiego
della “mannaia” sulle Province del nostro Paese, considerate troppe e troppo
costose: dalle attuali 86, si passa a 51 strutture locali, dopo gli
accorpamenti di varie province; ovviamente non da subito, ma dal primo gennaio
2014 e quindi i nostri validissimi faccendieri hanno tutto il tempo per
modificare la situazione a vantaggio di chi “paga di più”.
Cosa cambia? Facciamo un esempio con il
Lazio: dalle attuali 5 Province, si passa a tre: Roma è ovviamente da sola, la
seconda accorpa Viterbo e Rieti, e la terza unisce Latina e Frosinone; questo
il sistema che in tutta Italia funziona allo stesso modo.
Il campanilismo tutto italico viene fuori e
già si sentono proteste a tutto spiano per coloro che vengono accorpati, magari
qualcuno con una città “nemica”; ma credo che tutto questo sia destinato a
scomparire, purché non ci sia qualche cedimento da parte delle autorità
centrali, perché se cedi su uno devi
cedere su tutti.
Quello invece che mi chiedo è: “ma qual è il
guadagno che ne viene all’intera comunità nazionale?”. Penso che alcuni edifici possano essere
dimessi e venduti, ma stante l’attuale situazione di mercato, non sarà facile
collocarli; penso anche a grossi risparmi sulle strutture telematiche che
verrebbero centralizzate; penso anche a minori esborsi per cancelleria e altre
diavolerie che la burocrazia sembra inventare apposta per spendere; penso poi
al problema del personale: se due e in alcuni casi tre Province si uniscono in
una sola entità, ovvio che ci sia un surplus di dipendenti, ma come si
comporterà l’amministrazione Centrale e soprattutto come vedono la cosa i
sindacati? Ovviamente quelli in più non possono essere né licenziati e neppure
“passati per le armi”, ma dovranno essere ricollocati in altre strutture; ma ci
sono queste strutture così carenti? Ho i miei dubbi E proprio il periodo di
tempo che intercorre fino all’entrata in vigore del provvedimento servirà a
trovare una logica sistemazione, ma a questa operazione parteciperanno anche
tanti “manovratori” di ogni genere e tipo!! Insomma, guadagni immediati non ne
vedo.
Mi sono dimenticato di dire che questo
accorpamento riguarda solo le province facenti parte di Regioni “ordinarie”, in
quanto quelle che si riferiscono alle Regioni a Statuto Speciale (5 su 20)
rimangono tali e quali; ed è qui che non sono d’accordo, dato che queste ultime
sono quelle che spendono più di tutti e
poi non mi sembra giusto che a pochi chilometri di distanza si abbia dei
trattamenti monetari e normativi fortemente diversi l’uno dall’altro. Insomma,
spiegatemi dove sta la logica per cui le Province appartenenti a 5 Regioni su
20 e 10/milioni di cittadini su 60 circa, sono “diversamente italiani”; d’accordo
che queste strutture sono incluse nella Costituzione e quindi ogni modifica
deve essere effettuata con legge costituzionale, ma insomma, da oggi al 2014 il
tempo c’è e potrebbe essere utilizzato in questo senso.
I Governatori delle Regioni a statuto
speciale, pur con qualche “paura” che le cose cambiano, si sentono forti
dell’assicurata “autonomia”; qualcuno è andato anche oltre, come Durnwalder,
dell’Alto Adige, che ha addirittura invocato la protezione dell’Austria, fermo
restando che i fondi per mantenere all’Alto Adige uno straordinario welfare e
la possibilità di fare spese particolari, non deve provenire dai “fratelli
austriaci” ma continuare ad arrivare da quei “bischeri” (mi si perdoni il
termine) degli emiliani, toscani, laziali, lombardi e via di questo passo fino
ad arrivare alla punta dello stivale.
Durnwalder ha detto “la nostra non è una
Regione speciale, ma specialissima”; ebbene adesso è l’ora di finirla e tornare
ad essere “normale”, anzi “normalissima”.