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giovedì, dicembre 29, 2011

CORSI E RICORSI STORICI 

Una donna sale su un autobus di linea e siede in un posto che le è vietato e di conseguenza crea scandalo. Sembra un ritorno al vecchio evento del 1955, quando la sarta Rosa Parks sedette su un autobus di Montgomery (Alabama) e rifiuto pervicacemente di cedere il posto per il solo fatto che i neri come lei dovevano viaggiare in piedi; fu arrestata, ma lo scandalo che ne seguì, mise in moto una valanga che spazzò via le ultime leggi razziali ancora vigenti negli Stati Uniti.
Ebbene, 56 anni dopo, a Gerusalemme – città santa per le tre religioni monoteiste – un’altra donna, Tanya Rosemblit, crea nuovamente “scandalo”; salita sull’autobus n..451, si siede nella parte anteriore del veicolo e ci rimane, nonostante le ingiurie di due religiosi ortodossi ebrei; cosa era successo? La linea percorsa dall’autobus 451, insieme ad altre 50, è stata definita – da una ambigua sentenza dell’Alta Corte Israeliana – come strettamente “kosher” e quindi “di pertinenza dell’ortodossia ebraica”; ebbene, per un gruppo di zeloti (partigiani accaniti dell'indipendenza politica del regno ebraico, nonché difensori dell'ortodossia e dell'integralismo ebraici), la purezza dell’autobus si ottiene soltanto se le donne siedono dietro e gli uomini davanti.
Anzitutto dobbiamo chiederci il perché le donne siano considerate un “pericolo” dai fondamentalisti religiosi di ogni credo; non voglio credere che la loro vicinanza possa far cadere in tentazione l’uomo anche solo con lo sguardo; se fosse così mi sembra una dichiarazione di “solenne inferiorità” dell’uomo nei confronti della donna e quindi voglio sperare che ci sia qualche altra ragione.
C’è poi da aggiungere che nel caso di Tanya il problema non è politico, visto che Israele può vantare con l’indimenticabile Golda Meir, una delle prime donne premier della storia del nostro Mondo; e infatti il governo israeliano è inorridito nell’apprendere di questa discriminazione, assolutamente non supportata dalla legge ma imposta nella pratica sociale da frange di fanatici ortodossi.
E allora, come si può arrivare ad eseguire una discriminazione palese pur di aderire ad una tradizione religiosa? E come tutto ciò possa avvenire nel cuore della moderna e democratica Israele, in aperta violazione dei diritti umani sanciti dalla legge?
Forse per vederci un po’ più chiaro in questa anacronistica vicenda, dobbiamo fare un breve discorso sulle religioni ed in particolare su quelle monoteiste: le tre religioni giudicano il proprio credo come superiore a tutti gli altri, poiché credono in un unico Dio. Eppure, se avessero un minimo di auto-censura, scoprirebbero che è proprio dal monoteismo che sono originati i peggiori vizi e i più sanguinosi drammi che hanno attraversato e attraversano la storia dell’uomo: l’intolleranza, l’integralismo, il fanatismo, il totalitarismo e il razzismo.
Di queste tre religioni, l’ebraismo – a differenza delle altre due – non ha mai avuto l’ambizione di fare proseliti, non per una ragione di tolleranza e di rispetto degli altri, ma perché si considera “il popolo eletto da Dio” e quindi non ha alcuna intenzione di spartire tale privilegio con gli altri.
Ma con questa storia dell’eletto, l’ebraismo va a sfociare in un razzismo strisciante (“se io sono l’eletto tu appartieni a una categoria inferiore”) di cui poi, per un tragico contrappasso rimane vittima.
Ma torniamo alla nostra Tanya: le auguro di diventare famosa quanto la sarta Rosa e di “insegnare agli israeliano che non è con il razzismo che si curano i tanti problemi che attanagliano i popoli di oggi (di qualsiasi religione essi siano).

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