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lunedì, agosto 01, 2005

L'Italia dei "cugini" 

Prendo in prestito un famoso detto del Carducci – “l’Italia è un immensa famiglia composta da tanti cugini” – e utilizzato anche da pensatori più moderni per affermare un concetto che balza evidente: prima di porre in essere una qualsiasi cosa, dobbiamo fare una ricerca personale sulle “persone” che si conoscono e che ci possono aiutare, in qualche modo, a compiere quello che ci interessa.
Questo anche se quello che dobbiamo fare è perfettamente lecito, figuriamoci se invece sconfina –anche se di poco – nella illegalità.
Fateci caso: se dobbiamo fare le analisi del sangue alla nostra USL di competenza, cominciamo a pensare se conosciamo qualcuno in tale struttura che possa facilitarci l’operazione, anche se – inconsciamente o meno – sappiamo benissimo che il tempo occorrente per il prelievo – con l’intervento dell’amico o senza – è quasi lo stesso; ma con l’amico (che da ora in poi chiamerò “il cugino”) ci sentiamo in qualche modo facilitati.
Il concetto di cugino – che poi è una terminologia per indicare la propaggine estrema della “famiglia” (di stampo mafioso) viene ampiamente utilizzato nel momento che mi occorre qualcosa che è ai margini della legalità, tipo un intervento in campo burocratico tendente a scavalcare alcune situazioni consolidate.
Peggio ancora ci comportiamo se quello che ci occorre è palesemente illegale – e lo sappiamo benissimo – tant’è che ci rivolgiamo al “cugino” per cercare di ottenere quello che non ci è stato possibile raggiungere secondo la normale procedura.
Tutto questo lungo preambolo che partendo da un “padre della Patria” come Carducci arriva fino a concezioni di tipo quasi mafioso, mi è servito per mettere in rilievo due vicende attuali che hanno visto protagonisti alcuni esponenti dell’alta finanza italiana.
Nella prima abbiamo Fiorani – Amministratore Delegato della Banca Popolare Italiana - ed il Governatore della Banca d’Italia, Fazio: questi due signori sono stati intercettati nei vari telefonini di tutta la famiglia, mentre si scambiano opinioni e suggerimenti circa un tentativo di scalata della Banca di Fioroni nei confronti dell’Ambroveneto, in opposizione ad analoga operazione in corso da parte di un Istituto di Credito olandese; sembrerebbe che il governatore Fazio privilegiasse una “soluzione italiana” e in tale ottica andavano le chiacchierate con Fioroni.
Analoga operazione – anch’essa intercettata dai magistrati ai vari telefonini – ha riguardato Consorte, Presidente di Unipol e l’alto Magistrato milanese Catelani: il primo è intenzionato a scalare la BNL (queste scalate sembrano tanto di moda!) e di questa operazione chiedeva consigli e suggerimenti al Presidente del Tribunale di Milano: ma che c’azzecca, avrebbe detto il bravo Tonino Di Pietro?
Allora torniamo un attimo indietro e ricostruiamo l’iter delle due operazioni con gli interventi dei “cugini”: i due “bisognosi d’aiuto”, Fiorani e Consorte, s’imbarcano in spericolate operazioni finanziarie che – se riusciranno – porteranno al successo i due personaggi; in previsione di questa partecipazione si rivolgono, ovviamente, ad altrettanti “cugini”, persone cioè che conoscono molto bene e con le quali sono in grande intimità, tanto da avere il numero di tutti i cellulari di famiglia, anche quello delle figlie.
Quello che viene chiesto ai “cugini” – almeno allo stato attuale dell’opera – non sembra niente di illegale ma soltanto consigli, suggerimenti, approvazione di strategie che ognuno di loro ha in animo di porre in atto.
Cos’è che dà loro il diritto di interpellare due “Grand Commis” – cioè due altri burocrati dello stato – con tale naturalezza? Evidentemente la grande amicizia che lega le loro famiglie, i loro figli, le mogli, ecc; si può ragionevolmente impedire che questi personaggi intrattengano una loro vita privata al di fuori di quella d’ufficio?
Ho paura che si debba rispondere affermativamente e ribadire la frase celebre “la moglie di Cesare non solo deve essere onesta, ma deve anche apparire onesta!”

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