lunedì, dicembre 16, 2013
A ZONZO PER LA CITTA'
Colui – che come me – ama girellare per la
città usando mezzi pubblici e poi “i piedi”, si trova di fronte ad alcune
situazioni che lo colpiscono in modo particolare e gli danno “noia” – tanto per
usare un termine sbagliato – fino ad inveire contro questi che ne sono
protagonisti.
La prima cosa che “disturba” il benpensante
cittadino – onesto e che paga le tasse – sono le persone che vivono al di sotto
della media; tra queste, una posizione di rilievo ce l’hanno “i cinesi” che
mentre a livello mondiale se la vedono con i grandi della terra, poi mandano in
giro per il mondo degli autentici schiavi che si ritrovano a condurre
un’esistenza a dir poco miserevole.
A margine delle recente strage di Prato, dove
un incendio in una fabbrica ha fatto una diecina di morti (tutte persone che
oltre a lavorarci ci vivevano); il modo con cui questi poveracci conducono la
loro esistente è il seguente: il boss – italiano quasi sempre oppure cinese
d’alto bordo – paga una cifra ridicola, cioè 40 centesimi per ogni vestito
cucito da questi disperati; i quali peraltro sono convinti di poter raggiungere
un futuro roseo, in quanto lavorando 18 ore al giorno, 7 giorni su sette,
arrivano a guadagnare 700 euro al mese e vivendo in modo miserevole nella
stessa fabbrica che gli mette a disposizione dei “loculi” per dormire,
risparmiano sul vitto.
Però, questi non li vediamo, se non quando
accade qualche fattaccio; quelli invece che vediamo continuamente sono coloro –
di tantissime nazionalità . che chiedono palesemente l’elemosina ai margini
della strada: molti suonano qualche strumento e straziano i grandi compositori
del passato; altri mostrano le loro anomalie fisiche ed hanno “fortuna” perché
sembra che il comune passante si intenerisca più dello storpio che del
musicista.
Ci sono poi coloro che si fanno accompagnare
da piccoli cani e che chiedono l’elemosina per entrambi, con la bestia che
sembra fare più compassione dell’uomo; infine abbiamo la donna, non più giovane
e di forte corporatura, che passa la giornata a 180 gradi sul marciapiede, con
la faccia appoggiata a terra e che la sera riesce a rialzarsi senza la minima
difficoltà: lei non chiede niente, lascia solo un piccolo contenitore che la
gente che passa dovrebbe riempire.
La gente appare “infastidita” da questi
mendicanti che mostrano il lato più brutto dell’esistenza e si rivolgono alle
autorità con la richiesta di “fare qualcosa”; per quanto mi consta, c’è stato
finora un solo Sindaco – di una città dell’Alto Adige – che ha risposto a tale richiesta
della cittadinanza emanando un’apposita ordinanza in cui vieta tassativamente
la mendicità di qualsiasi tipo e, a titolo di scoraggiamento, ha disposto la
confisca delle elemosine; per la verità ci aveva già provato il Sindaco di
Venezia, ma il provvedimento era stato bocciato dal Consiglio di Stato.
Che fare di fronte a questa marea di
questuanti? Dare un poco a tutti o scegliere quello che – a nostro avviso –
sembra più malconcio degli altri? La religione cristiana è chiarissima al
riguardo: praticare la carità è la più alta tra le virtù teologali e quindi,
tutti quelli che si dichiarano cristiani, dovrebbero attenersi a questo
dettame.
Ma come fare? Darla a tutti? Vi racconto come
si comporta un mio amico: quando incontra un mendicante gli da tre o quattro
monetine da 1 o 2 centesimi di euro; non appena Il questuante si accorge della
scarsità del malloppo, lo apostrofa con un “ma che ci faccio con questi?” al
che lui gli risponde seraficamente: “li puoi usare per fare l’elemosina ai
poveri!!”.