mercoledì, novembre 20, 2013
IRLANDA: UN ESEMPIO ANCHE PER NOI??
In questa Europa che continua a mantenersi in
deflazione vista la concezione “weimariana” dei tedeschi, c’è anche una nazione
che può vantare una success story: si tratta dell’Irlanda che sta uscendo dalla
fase dell’amministrazione controllata e può vantare il primo risanamento di uno
dei tre piccoli malati (gli altri sono Grecia e Portogallo) che dovrebbe essere
di incoraggiamento per i due grandi malati (Italia e Spagna).
Ma dobbiamo subito chiederci se la ricetta
irlandese sia esportabile e possiamo subito dire che in effetti potrebbe essere
valida anche per noi.
In tre anni l’Irlanda ha fatto una radicale
cura dimagrante tagliando dalla spesa pubblica quasi 30/miliardi di euro (è
come se l’Italia ne avesse tagliati 300 considerando che il Pil irlandese è un
decimo di quello italiano).
Ha compresso al 12,5% la “corporate tax” (una
sorta di tassa sugli utili delle società) mentre in Italia è quasi il triplo;
il risultato è stato quello di rilanciare l’attività produttiva e attrarre
nuovi investimenti stranieri, proprio quello che andiamo cercando invano da
anni.
Non è un caso che Dublino ospiti le sedi
centrali di colossi come Google, Twitter, Intel, PayPal, eccetera, tutte
aziende del comparto della new economy; L’export è aumentato e la
disoccupazione è scesa dal 15,1% al 13,2%, il deficit statale è passato dal
30,6% del Pil al 7,4% e sarà sotto il 3% nel 2015; e infine anche il mercato
immobiliare si è ripreso.
Gli ispettori della Bce e del FMI, dopo aver
visto questi dati, si sono complimentati con gli irlandese per i traguardi
raggiunti ed hanno annunciato che il 15 dicembre – tra meno di 30 giorni –
l’Irlanda si affrancherà ufficialmente dalla tutela internazionale; e se
permettete è un passo molto importante!!
Questa tutela si era materializzata in
crediti per 67,5/miliardi di euro ed è da questo “debito” che nascono le visite
e le “attenzioni” degli ispettori: il commento di questi ultimi è stato “aiuti
spesi bene”, il governo ha dimostrato decisione, intelligenza e coraggio, ha
imposti sacrifici ma ha rilanciato la crescita.
Non altrettanto è avvenuto in Grecia e
Portogallo, destinatari anch’essi di soccorsi finanziari internazionali; è
l’Italia? L’Italia non ha chiesto aiuti e questa è una grande differenza con
gli altri paesi “bisognosi”, differenza che va tutta a suo vantaggio.
Ma identica dovrebbe essere la politica dei
tagli alle spese e identici gli sgravi fiscali all’attività produttiva e invece
non riusciamo a tagliare se non marginalmente le spese superflue e non abbiamo
ancora capito che solo gli sgravi fiscali per l’attività produttiva potranno
rilanciare i consumi e dare il via alla tanto sospirata “crescita”.
Insomma, questa è la lezione che ci perviene
dalla piccola Irlanda e che dobbiamo augurarci che scagli lontano il pericolo
di una incombente deflazione, previsione che potrebbe rivelarsi “devastante”
perché la deflazione – vale a dire il crollo dei prezzi – è peggio di
un’inflazione che, peraltro non esiste.
Su questo argomento il Giappone insegna: per
questo la NoJ, la
banca centrale giapponese, ha copiato la Federal Riserve
Bank americana per poter disporre della leva riguardante la liquidità, e c’è
pienamente riuscita, allineando il proprio comportamento a quello americano e
cioè immettendo o togliendo liquidità a secondo della necessità del mercato.
Quello che non è riuscito a fare Draghi, che
con la Bce si
ritrova le mani legate!!