mercoledì, gennaio 18, 2012
E’ UN SISTEMA PER RIPRENDERCI LA TRIPLA “A”?
I “maghi” del rating hanno declassato l’Italia – insieme a tanti altri Paesi europei, tra cui la sussiegosa Francia – e quindi a noi ci resta solo l’onere di “pedalare” per ritornare in testa; per inciso, la nostra “posizione” - ripeto: secondo i maghi del rating – ci conduce ad appaiare Perù, Colombia e Kazakhistan: come dire che siamo in compagnia di persone “simpaticissime”.
Ma come si fa a riprenderci la posizione di prima? Dicono tutti – e quindi lo dico anch’io – che il nostro problema è l’alto debito pubblico; per farlo diminuire, bisogna fare leva su due componenti: la prima è quella di spendere meno nell’amministrazione della cosa pubblica e la seconda è quella di aumentare le entrate dello Stato; detto così sembra facile ma applicare questi concetti nella realtà non è semplice, poiché si vanno a toccare interessi di categorie finora sempre protette, e quindi…..
Ma siccome le idee che mi vengono sono sempre un po’ controcorrente, vi voglio parlare dell’ultima che ho avuto: mi è venuta nell’apprendere che i Carabinieri di Bologna, dopo aver fermato una prostituta per strada, l’hanno sottoposta ad un questionario che poi è stato consegnato anche alle altre ”colleghe”.
In questa scheda, oltre ai dati normalmente richiesti in occasione di qualunque controllo delle Forze dell’Ordine, compaiono una serie di domande decisamente irrituali; ve ne riporto alcune, che mi appaiono già esemplificative per identificare “dove vogliono andare a parare”: la prima è “da quanto tempo svolge attività di meretrice?”; seguono: “qual è il guadagno medio giornaliero?” e “qual è il compenso medio per ciascuna prestazione?”.
In tempi di lotta dura all’evasione fiscale, mi sembra che queste domande suonino come un accertamento fiscale sul lavoro del “marciapiede”, ma forse mi sbaglio.
Prima di andare avanti, vediamo qualche cifra che illustri meglio il fenomeno: le prostitute operanti in Italia sarebbero almeno 70.000, delle quali almeno 25.000 provenienti da altri Paesi (per 2.000 possiamo addirittura parlare di riduzione in stato di schiavitù). Di queste “signorine”, il 65% lavora in strada, svolgendo poi la materiale prestazione in albergo (29%) e in case private (il resto).
I clienti sarebbero 9/milioni, ciascuno dei quali spenderebbe almeno una cifra “media” di 50 euro; la cifra riveniente è impressionante: 450/milioni di euro, cifra che fino ad ora è completamente esente da tassazione, o meglio, viene tassata soltanto la capacità di spesa del contribuente, cioè l’acquisto da parte della “signorina” di una casa o altro.
Torniamo all’iniziativa dei carabinieri di Bologna; il comandante provinciale afferma che le segnalazioni raccolte saranno inviate all’Agenzia delle Entrate per l’eventuale seguito della pratica.
Ma anche le prostitute, come gli altri lavoratori, hanno un sindacato e cioè il “Comitato per i diritti delle prostitute”, la cui segretaria generale, Pia Covre, si è detta “allarmata dell’iniziativa fatta in aperto contrasto con quanto previsto dalla famosa Legge Merlin che vieta qualunque forma di schedatura ed ha invitato le ragazze a “farsi identificare dalle Forze dell’Ordine ma a rifiutarsi di rispondere a tutte le domande che riguardano il loro privato”.
Ecco un intoppo che sarà difficile da superare; questa sindacalista, novella Camusso, tiene a non far pagare alle proprie iscritte quelle tasse che – probabilmente - sarebbero dovute, ma altrettanto probabilmente appaiono di difficile riscossione, visto il genere di attività delle contribuenti; chiaro il concetto??
Ma come si fa a riprenderci la posizione di prima? Dicono tutti – e quindi lo dico anch’io – che il nostro problema è l’alto debito pubblico; per farlo diminuire, bisogna fare leva su due componenti: la prima è quella di spendere meno nell’amministrazione della cosa pubblica e la seconda è quella di aumentare le entrate dello Stato; detto così sembra facile ma applicare questi concetti nella realtà non è semplice, poiché si vanno a toccare interessi di categorie finora sempre protette, e quindi…..
Ma siccome le idee che mi vengono sono sempre un po’ controcorrente, vi voglio parlare dell’ultima che ho avuto: mi è venuta nell’apprendere che i Carabinieri di Bologna, dopo aver fermato una prostituta per strada, l’hanno sottoposta ad un questionario che poi è stato consegnato anche alle altre ”colleghe”.
In questa scheda, oltre ai dati normalmente richiesti in occasione di qualunque controllo delle Forze dell’Ordine, compaiono una serie di domande decisamente irrituali; ve ne riporto alcune, che mi appaiono già esemplificative per identificare “dove vogliono andare a parare”: la prima è “da quanto tempo svolge attività di meretrice?”; seguono: “qual è il guadagno medio giornaliero?” e “qual è il compenso medio per ciascuna prestazione?”.
In tempi di lotta dura all’evasione fiscale, mi sembra che queste domande suonino come un accertamento fiscale sul lavoro del “marciapiede”, ma forse mi sbaglio.
Prima di andare avanti, vediamo qualche cifra che illustri meglio il fenomeno: le prostitute operanti in Italia sarebbero almeno 70.000, delle quali almeno 25.000 provenienti da altri Paesi (per 2.000 possiamo addirittura parlare di riduzione in stato di schiavitù). Di queste “signorine”, il 65% lavora in strada, svolgendo poi la materiale prestazione in albergo (29%) e in case private (il resto).
I clienti sarebbero 9/milioni, ciascuno dei quali spenderebbe almeno una cifra “media” di 50 euro; la cifra riveniente è impressionante: 450/milioni di euro, cifra che fino ad ora è completamente esente da tassazione, o meglio, viene tassata soltanto la capacità di spesa del contribuente, cioè l’acquisto da parte della “signorina” di una casa o altro.
Torniamo all’iniziativa dei carabinieri di Bologna; il comandante provinciale afferma che le segnalazioni raccolte saranno inviate all’Agenzia delle Entrate per l’eventuale seguito della pratica.
Ma anche le prostitute, come gli altri lavoratori, hanno un sindacato e cioè il “Comitato per i diritti delle prostitute”, la cui segretaria generale, Pia Covre, si è detta “allarmata dell’iniziativa fatta in aperto contrasto con quanto previsto dalla famosa Legge Merlin che vieta qualunque forma di schedatura ed ha invitato le ragazze a “farsi identificare dalle Forze dell’Ordine ma a rifiutarsi di rispondere a tutte le domande che riguardano il loro privato”.
Ecco un intoppo che sarà difficile da superare; questa sindacalista, novella Camusso, tiene a non far pagare alle proprie iscritte quelle tasse che – probabilmente - sarebbero dovute, ma altrettanto probabilmente appaiono di difficile riscossione, visto il genere di attività delle contribuenti; chiaro il concetto??