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lunedì, gennaio 16, 2012

PROVIAMO AD APPOGGIARCI ALLA CINA 

Tutti i maggiori Paesi dell’U.E. ci guardano in cagnesco (secondo me perché siamo troppo “splendidi nel nostro tenore di vita) ed allora mi voglio provare a dirigere il nostro sguardo verso le sponde cinesi.
Del resto la Cina è impegnata in uno “shopping” continuo in ogni parte del Mondo; volete qualche esempio? Da tutte le parti, ma privilegiando l’Africa, i cinesi comprano minieri e terreni, questi ultimi per coltivare materie prime alimentari; anche il comparto delle auto è nell’occhio dei cinesi: la Geely ha rilevato la Volvo e sta per acquisire la fallita SAAB; e per concludere questi esempi, ricorderò il comparto dell’energia, nel quale i cinesi hanno acquisito il 21% della Energias Portugal, il 45% della russa Nobel Oil e il 30% della divisione “esplorazione” di Edf, olrtre alla maggioranza assoluta dell’azienda che gestisce il porto del Pireo.
Ed anche da noi i cinesi hanno acquistato uno dei nostri “gioielli del lusso” (per la verità abbastanza “traballante”): l’azienda che produce i famosi yacht Ferretti ha ceduto il 75% del pacchetto azionario alla Shandon Heavy Industry; quest’ultima ha dichiarato di avere stanziato 196/milioni di euro per il rilancio della fabbrica.
È chiaro che questi interventi sui nostri mercati di aziende cinesi vengono da noi ricevuti “turandoci il naso” su quello che è il comportamento del governo cinese nei confronti dei diritti civili.
L’ultima “invenzione” è quella di “legalizzare le scomparse”; il significato del provvedimento è quello di trasformare in legge il “confino” dei sospetti – procedura già ampiamente usata – con l’aggiunta della “residenza sorvegliata”, una variante orientale degli arresti domiciliari; questo complesso di norme permetterebbe alla Polizia di detenere per sei mesi i sospetti in località di sua scelta, “senza avvertire la famiglia”.
Per la verità questa proceduta è già in atto da mesi, ma adesso avrebbero la norma dalla loro parte e potrebbero così applicarla nei confronti degli attivisti per i diritti umani e dei dissidenti.
Per la verità, questi atteggiamenti sono contraddittori con gli obblighi che la Cina ha assunto firmando la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, atto eseguito materialmente nel 1998, ma non ancora ratificato dall’Assemblea Nazionale del Popolo, equivalente ai Parlamenti occidentali.
C’è poi da aggiungere una “voce” di provenienza americana: il Financial Times afferma con certezza che il 4% del debito pubblico italiano sarebbe in mano ai cinesi; non ci sono state né conferme e neppure smentite, ma la sola notizia ha contribuito a far risollevare i nostri titoli.
Del resto, lo stesso premier cinese Wen Jiabao ha dichiarato che “la Cina continuerà ad espandere i suoi investimenti in Europa perché ha fiducia nella ripresa economica della zona dell’euro”; non c’è che dire, si tratta di una sorta di “affidavit” sulle capacità di ripresa del nostro Paese e delle altre Nazioni Europee.
Se ci pensiamo un attimo, vediamo che si sta ribaltando un concetto che ha guidato la nostra politica economica per anni, quello cioè di favorire le esportazioni verso i Paesi in via di sviluppo; ebbene, adesso è la Cina che teme il rallentamento delle economie dei paesi dell’eurozona in quanto tale situazione potrebbe incidere sulle esportazioni cinesi nei nostro Paesi. E queste esportazioni sono – in massima parte – deleterie per la nostra economia e per i nostri mercati e vanno a danneggiare pesantemente la nostra industria manifatturiera; comunque, per ora è meglio “abbozzare”!

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