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mercoledì, novembre 09, 2011

ZIBALDONE N.11 

Vorrei sottoporre ai miei amici lettori quattro notizie di stampa e tratteggiare le relative vicende che mi sono apparse assai singolari, proprio come quelle che mi piace trattare.
LA PRIMA si riferisce ad una notizie che riporta come gli alluvionati della zona tra la Liguria e la Toscana hanno accolto le “autorità” che, a bordo delle immancabili auto blu, hanno visitato i paesi e le città piene di fango e di acqua.
La gente, ai bordi delle strade, intenta a mettere in salvo quello che era possibile salvare alle acque, ha accolto i potenti di turno con fischi e incitamenti di “andate a lavorare” (frase un tempo riservata solo ai calciatori bighelloni).
In qualche caso c’è stato un lancio di fango attraverso l’uso di un badile e, molte volte il bersaglio è stato raggiunto in pieno; ho solo un appunto da muovere a queste persone: anziché gettare il fango in faccia ai politici, usando un badile, cercate di lanciare lo stesso badile e di fare centro nella faccia dell’onorevole; vedrete che ci sarà più gusto!
LA SECONDA è uscita nei giorni delle festività dei “morti” ed ha come luogo di riferimento la città di Livorno: Don Paolo Razzauti, parroco del Duomo e Vicario del Vescovo, ha scritto una “lettere ai fedeli” e l’ha messa su Facebook; in questa lettera il prete si rivolge ai propri fedeli invitandoli – in occasione della ricorrenza del 2 novembre – a “ricordare” i defunti, ma senza lo sperpero dei fiori sulle tombe; “ai morti non servono e sono soltanto una nostra gratificazione”.
Ed ha aggiunto: “sapete quanti bimbi si possono sfamare e quante famiglie potrebbero essere aiutate nel loro disagio, con tutti i soldi che vengono spesi per i fiori da cimitero?”. È demagogia e basta quell’invito del prete? Forse, ma i fedeli sembra che lo abbiano molto gradito e in tanti hanno seguito l’invito; nettamente contrari – come era logico supporre – i fiorai che aspettano questa festività per sistemare il loro bilancio.
LA TERZA notizia si riferisce ad una bambina afgana (10 anni di età), Nazifa, che è stata “affidata” tempo fa ad un Vigile di Ravenna; improvvisamente alla bambina cadono sulla testa due massi pesanti: il primo è una grave malattia (linfoma di Hodgkin) che le è stata diagnosticata, mentre la seconda è una richiesta della famiglia originaria che ha presentato una richiesta ufficiale di rimpatrio con una motivazione che definirei singolare: “deve sposarsi”; vi ricordo l’età della ragazzina (10 anni).
Mentre il “padre” italiano sta sottoponendo la bambina ad apposite terapie, cerca contemporaneamente di impedire il rimpatrio di Nazifa, motivando il rifiuto sia per ragioni mediche e sia per la troppo giovane età per le nozze.
Speriamo che ce la faccia a salvare la pelle della bambina e ad impedire l’assurdo matrimonio di una bambina di 10 anni, me non c’è nessuna sicurezza in proposito.
LA QUARTA vicenda ci riporta a Livorno, ma in un luogo ben diverso dal Duomo; per questa notizia ci rechiamo alle Carceri delle “Sughere”, celebre in tutta la città, ma anche nel resto d’Italia, per l’eccezionale sovraffollamento della struttura.
In questo carcere c’è stato un suicidio, che sarebbe passato quasi inosservato se non si fosse scoperto che il morto è Agatino Filia, un uomo di 56 anni, in prigione per omicidio e alcuni furti, che aveva passato quasi l’intera vita “vedendo il sole a scacchi”; ebbene, a tre giorni dalla libertà si è ucciso con il più classico dei modi: ha annodato un lenzuolo e lo ha legato all’inferriata, infilando poi il capo nel cappio.
Due commenti; il primo è il motivo del suicidio: probabilmente, anzi direi certamente, il povero Agatino temeva il futuro lontano dall’unica casa che ha conosciuto negli ultimi 30 anni; il secondo è che il sovraffollamento non c’entra niente con questa storia.

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